Alberto Toscano analizza la difficile situazione politica venutasi a creare in Francia dopo mesi di dibattiti e manifestazioni in piazza contro la riforma delle pensioni e poi, a cavallo tra giugno e luglio, di scontri e proteste che hanno causato numerosi arresti di giovani provenienti soprattutto dalle banlieues dopo la morte del diciassettenne Nahel a Nanterre ucciso da un poliziotto. Per il presidente Macron la celebrazione della festa nazionale diventa l’occasione per riprendere in mano il Paese. Democrazia futura ha raccolto tre sue corrispondenze da Parigi, scritte il 10 luglio, il 15 luglio e il 20 luglio 2023, in un articolo Macron e il 14 luglio per riunire la Francia e rassicurare i francesi”.
Nella prima corrispondenza “Una Bastiglia da prendere per rilanciare il suo secondo mandato all’Eliseo” Toscano scrive: “Comincia la settimana della festa nazionale francese e il presidente Emmanuel Macron ha una Bastiglia da prendere, se vuol rilanciare il suo secondo mandato all’Eliseo. Parlerà in occasione del 14 luglio, cercando di voltar pagina dopo la lunga crisi della riforma pensionistica e la violentissima fiammata di protesta, che ha sconvolto le aree urbane a partire dal 27 giugno. Deve convincere i connazionali che la “République” rispetta e protegge tutti i suoi figli: da chi protesta perché si considera abbandonato dalle istituzioni a chi impreca perché pensa di vivere nell’insicurezza; da chi inveisce contro la polizia a chi chiede più polizia. Dopo anni di gilets gialli, di Covid, di inflazione, di manifestazioni anti-riforma delle pensioni, di violenze e di polemiche, il presidente non può che concepire questo 14 luglio come vera opportunità per rilanciare la coesione nazionale. La sua Bastiglia 2023 si riassume in due parole: unire e rassicurare”.
Nella seconda corrispondenza del 15 luglio “Un 14 juillet giorno di festa per rilanciare la propria immagine interna e internazionale” osserva come “Il presidente Emmanuel Macron è riuscito ad approfittare della settimana della festa nazionale francese per migliorare la propria immagine interna e internazionale. Il (relativamente) tranquillo 14 luglio non basta certo a cancellare il ricordo della “settimana di fuoco” delle “banlieues” (a cavallo tra giugno e luglio), ma è una boccata d’ossigeno. Le due notti del 13 e del 14 luglio 2023 non hanno visto il ripetersi degli incidenti su larga scala. Ci sono stati atti di violenza, ma il loro numero è stato inferiore a quello della festa nazionale del 2022. La grande festa parigina intorno alla Tour Eiffel, con tanto di concerto alla presenza di 70 mila persone, è stata un vero successo, con eco sulle principali reti televisive. In quelle stesse ore serali del 14 luglio il leader indiano Narendra Modi banchettava al Louvre con Macron dopo essere stato (in mattinata) l’ospite d’onore alla tradizionale parata militare lungo i Champs Elysées. Come dire che la Francia cerca di rappacificarsi al proprio interno e di mostrarsi al tempo stesso un grande protagonista delle dinamiche internazionali. L’intreccio tra questi due elementi è molto concreto. La stabilità interna passa per l’economia e in questo momento l’industria francese è molto efficace in quattro campi: agroalimentare, moda, aerospaziale, armamenti. Dimenticando le divergenze con Parigi a proposito dell’Ucraina, Modi ha portato con sé il libretto degli assegni. C’è ormai un accordo di principio per l’acquisto da parte dell’India di 26 caccia francesi Rafale (il gioiello di Dassault) e di tre sottomarini. Un vero business miliardario, che fa seguito alle commesse indiane ad Airbus.
Nella terza e ultima corrispondenza scritta il 20 luglio Toscano analizza il rimpasto nel governo effettuato da Macron definito “Un rimpasto sotto il segno della continuità e dell’efficacia” (con otto partenze rispetto al precedente, otto arrivi e tre cambiamenti di poltrona). “Macron conferma la propria fiducia alla prima ministra Elisabeth Borne, da lui stesso scelta all’indomani della sua conferma all’Eliseo nella primavera 2022. Secondo il presidente la presenza di una donna alla testa del governo ‘ha un significato particolare per la nostra nazione’. Resta la calda atmosfera di un’estate davvero complicata per Emmanuel Macron, a circa un anno da due scadenze di grande rilievo, anche se di natura completamente diversa tra loro: le elezioni europee e i Giochi olimpici di Parigi” – commenta Toscano osservando a proposito del rimpasto come “Le decisioni di fondo sono il licenziamento dei personaggi che erano stati presentati nel 2022 come “espressione della società civile”. Salgono politici di mestiere e tecnocrati. Hanno più spazio i trentenni super-macronisti. I puri e duri rappresentati dal rampantissimo Gabriel Attal, che rimpiazza Pap Ndiaye alla testa del dicastero chiave dell’Educazione nazionale. Non si può certo dire che il test di Ndiaye, proiettato nelle alte sfere del potere come esponente di una Francia pronta ad aprirsi e a trasformarsi, abbia dato grandi risultati”.
1.Una Bastiglia da prendere per rilanciare il suo secondo mandato all’Eliseo[1]
Comincia la settimana della festa nazionale francese e il presidente Emmanuel Macron ha una Bastiglia da prendere, se vuol rilanciare il suo secondo mandato all’Eliseo. Parlerà in occasione del 14 luglio, cercando di voltar pagina dopo la lunga crisi della riforma pensionistica e la violentissima fiammata di protesta, che ha sconvolto le aree urbane a partire dal 27 giugno.
Deve convincere i connazionali che la “République” rispetta e protegge tutti i suoi figli: da chi protesta perché si considera abbandonato dalle istituzioni a chi impreca perché pensa di vivere nell’insicurezza; da chi inveisce contro la polizia a chi chiede più polizia. Dopo anni di gilets gialli, di Covid, di inflazione, di manifestazioni anti-riforma delle pensioni, di violenze e di polemiche, il presidente non può che concepire questo 14 luglio come vera opportunità per rilanciare la coesione nazionale. La sua Bastiglia 2023 si riassume in due parole: unire e rassicurare.
La violenza viene da lontano
Il bilancio di violenze dei giorni a cavallo tra giugno e luglio 2023, dopo la morte del giovane diciassettenne Nahel a Nanterre, è impressionante. I fermati sono stati 3.693 e 1.122 di loro sono stati deferiti all’autorità giudiziaria. Si tratta soprattutto di giovanissimi, provenienti da quelle stesse “banlieues” in cui era esplosa la rivolta (tre settimane) del dicembre 1995 dopo la morte di due giovani intenti a sfuggire alla polizia.
Fin dagli anni Novanta, gli investimenti pubblici nelle “banlieues” sono aumentati in modo rilevante. Eppure una parte delle devastazioni d’inizio estate ha riguardato proprio quegli edifici (biblioteche, scuole e centri ricreativi) che mostravano la presenza dello Stato nelle periferie urbane.
Lo stesso si può dire degli attacchi ai municipi e ai sindaci, talvolta aggrediti con particolare violenza.
Se la scintilla della rivolta è chiara (la morte di Nahel a seguito del colpo sparato da un agente di polizia), il cocktail esplosivo che l’ha resa tanto devastante è complesso e rifugge le spiegazioni semplicistiche.
La ricerca delle “identità” e delle origini, praticata da famiglie che potrebbero sentirsi unite dalla comune nazionalità francese, anima le polemiche e talvolta le violenze. Una generazione di giovanissimi sbandiera i discorsi “identitari” contrapponendosi ad altri discorsi identitari, fatti in primo luogo dall’estrema destra di Zemmour.
Ci sono poi le ragioni economiche della protesta. Lo sviluppo non è lo stesso in ogni regione e all’interno di ogni area urbana. La rivolta dei gilets gialli prima e quelle delle “banlieues” adesso sono anche un rivelatore dei problemi di chi vive in zone oggettivamente disagiate. Il malcontento cerca bandiere e ne trova d’ogni colore. La rivolta dei gilets gialli ha favorito elettoralmente Marine Le Pen.
A sua volta, Jean-Luc Mélenchon sta cercando di cavalcare la tigre delle “banlieues”, ma la reazione dell’opinione pubblica alle violenze potrebbe portare (una volta di più) acqua al mulino lepenista.
La via (difficile) del cambiamento
Resta il fatto che l’estrema violenza dell’ultima rivolta può difficilmente spiegarsi solo con elementi identitari, economici e sociali.
Ha probabilmente pesato anche l’atmosfera di malcontento e di frustrazione dell’opinione pubblica per il modo in cui il presidente Macron ha fatto passare una riforma importante come quella delle pensioni, il cui testo non è mai stato votato dall’Assemblea nazionale.
Macron e il governo della prima ministra Elisabeth Borne hanno ottenuto risultati di rilievo in campo economico. Ma nell’opinione pubblica è il senso di preoccupazione a prevalere, col risultato che il paese sembra prigioniero di un paradosso: da un lato tutti sembrano aver voglia di “cambiamento” e dall’altro tutti sembrano diffidare delle riforme.
In questo contesto si inseriscono le difficoltà oggettive del presidente Macron, che nel suo primo mandato (2017-2022) poteva contare sulla maggioranza assoluta dei deputati, mentre adesso ha solo la maggioranza relativa. In un altro Paese i partiti a lui fedeli avrebbero negoziato un accordo di governo con un’altra formazione politica (in questo caso il centrodestra neogollista dei Républicains). L’Eliseo ha invece scommesso sulle prerogative derivanti dalla Costituzione “presidenzialista alla francese”.
Ma questo non basta, se alla fine la società si sente disorientata dai suoi stessi rappresentanti. La rendita di posizione dell’Eliseo sta nel fatto che (a destra come a sinistra) le opposizioni più forti sono oggi le più estreme, per cui difficilmente potranno accedere al potere.
È vero, ma non è rassicurante.
2.Un 14 juillet tranquillo per rilanciare la propria immagine interna e internazionale
Il presidente Emmanuel Macron è riuscito ad approfittare della settimana della festa nazionale francese per migliorare la propria immagine interna e internazionale. Il (relativamente) tranquillo 14 luglio non basta certo a cancellare il ricordo della “settimana di fuoco” delle “banlieues” (a cavallo tra giugno e luglio), ma è una boccata d’ossigeno. Le due notti del 13 e del 14 luglio 2023 non hanno visto il ripetersi degli incidenti su larga scala. Ci sono stati atti di violenza, ma il loro numero è stato inferiore a quello della festa nazionale del 2022. La grande festa parigina intorno alla Tour Eiffel, con tanto di concerto alla presenza di 70 mila persone, è stata un vero successo, con eco sulle principali reti televisive. In quelle stesse ore serali del 14 luglio il leader indiano Narendra Modi banchettava al Louvre con Macron dopo essere stato (in mattinata) l’ospite d’onore alla tradizionale parata militare lungo i Champs Elysées. Come dire che la Francia cerca di rappacificarsi al proprio interno e di mostrarsi al tempo stesso un grande protagonista delle dinamiche internazionali. L’intreccio tra questi due elementi è molto concreto. La stabilità interna passa per l’economia e in questo momento l’industria francese è molto efficace in quattro campi: agroalimentare, moda, aerospaziale, armamenti. Dimenticando le divergenze con Parigi a proposito dell’Ucraina, Modi ha portato con sé il libretto degli assegni. C’è ormai un accordo di principio per l’acquisto da parte dell’India di 26 caccia francesi Rafale (il gioiello di Dassault) e di tre sottomarini. Un vero business miliardario, che fa seguito alle commesse indiane ad Airbus.
Sanare le piaghe delle rivolte. “Unire e rassicurare” imperativo per Emmanuel Macron se vuole rilanciare il suo secondo mandato
Passate senza danno (e persino con qualche beneficio) le notti di metà luglio, Macron deve ancora sanare le piaghe di altre notti – davvero terribili – seguite alla morte del diciassettenne Nahel (ucciso da un poliziotto a Nanterre per aver tentato di fuggire da un posto di blocco). Se vuol rilanciare il suo secondo mandato all’Eliseo, il presidente deve dare l’impressione di voltar pagina dopo la lunga crisi della riforma pensionistica e la violentissima fiammata di protesta. Deve convincere i connazionali che la “République” rispetta e protegge tutti i suoi figli: da chi protesta perché si considera abbandonato dalle istituzioni a chi impreca perché pensa di vivere nell’insicurezza; da chi inveisce contro la polizia a chi chiede più polizia. Dopo anni di gilets gialli, di Covid, di inflazione, di manifestazioni anti-riforma delle pensioni, di violenze e di polemiche, il presidente non può che concepire questo periodo di mezza estate come vera opportunità per rilanciare la coesione nazionale. La sua Bastiglia 2023 si riassume in due parole: unire e rassicurare. […]
La contrapposizione fra due discorsi identitari: gilets gialli (Le Pen) versus banlieues (Mélenchon)
Se la scintilla della rivolta è chiara (la morte di Nahel a seguito del colpo sparato da un agente di polizia), il cocktail esplosivo che l’ha resa tanto devastante è complesso e rifugge le spiegazioni semplicistiche. La ricerca delle “identità” e delle origini, praticata da famiglie che potrebbero sentirsi unite dalla comune nazionalità francese, anima le polemiche e talvolta le violenze. Una generazione di giovanissimi sbandiera i discorsi “identitari” contrapponendosi ad altri discori identitari, fatti in primo luogo dall’estrema destra di Zemmour. Ci sono poi le ragioni economiche della protesta. Lo sviluppo non è lo stesso in ogni regione e all’interno di ogni area urbana. La rivolta dei gilets gialli prima e quelle delle “banlieues” adesso sono anche un rivelatore dei problemi di chi vive in zone oggettivamente disagiate. Il malcontento cerca bandiere e ne trova d’ogni colore. La rivolta dei gilets gialli ha favorito elettoralmente Marine Le Pen. A sua volta, Jean-Luc Mélenchon sta cercando di cavalcare la tigre delle “banlieues”, ma la reazione dell’opinione pubblica alle violenze potrebbe portare (una volta di più) acqua al mulino lepenista.
Le preoccupazioni nell’opinione pubblica nonostante i buoni risultati ottenuti dal governo Borne
Resta il fatto che l’estrema violenza dell’ultima rivolta può difficilmente spiegarsi solo con elementi identitari, economici e sociali. Ha probabilmente pesato anche l’atmosfera di malcontento e di frustrazione dell’opinione pubblica per il modo in cui il presidente Macron ha fatto passare una riforma importante come quella delle pensioni, il cui testo non è mai stato votato dall’Assemblea nazionale. Tra i segnali che l’Eliseo si prepara a lanciare al Paese c’è probabilmente un rimpasto del governo guidato dalla prima ministra Elisabeth Borne. Il presidente Macron si è mostrato tranquillo e disteso il 14 luglio, ma non può certo permettersi un’estate spensierata. Madame Borne, che dovrebbe restare al proprio posto, lo aiuterà a fare i compiti estivi.
3.Un rimpasto sotto il segno della continuità e dell’efficacia
ECosì è stato. “Ho scelto la continuità e l’efficacia per far fronte ai tempi che si aprono di fronte a noi”, dice il presidente Emmanuel Macron il 21 luglio aprendo all’Eliseo il primo consiglio dei ministri del governo post-rimpasto (con otto partenze rispetto al precedente, otto arrivi e tre cambiamenti di poltrona).
Macron conferma la propria fiducia alla prima ministra Elisabeth Borne, da lui stesso scelta all’indomani della sua conferma all’Eliseo nella primavera 2022. Secondo il presidente la presenza di una donna alla testa del governo “ha un significato particolare per la nostra nazione”.
Resta la calda atmosfera di un’estate davvero complicata per Emmanuel Macron, a circa un anno da due scadenze di grande rilievo, anche se di natura completamente diversa tra loro: le elezioni europee e i Giochi olimpici di Parigi. Un secolo dopo le sue ultime Olimpiadi estive (1924), la Francia torna a ospitare un evento che la metterà al centro dell’attenzione planetaria e che potrebbe catalizzare proteste d’ogni genere e grandi mobilitazioni sociali.
Il periodo che comincia quest’estate è davvero la chiave per il destino del secondo (e ultimo) mandato di Macron all’Eliseo. Al primo scivolone, Elisabeth Borne potrebbe rischiare il posto.
L’estate è cominciata male. Macron sperava in una tranquilla discesa di cento giorni, dopo le polemiche sulla riforma pensionistica. Ha invece dovuto far fronte alla “settimana di fuoco” delle banlieues e a polemiche di varia natura sull’efficacia dell’azione governativa.
Il rimpasto al governo del 20 luglio 2023. Meno società civile, più politici di mestiere e tecnocrati
Poi ha lanciato un segnale di cambiamento col rimpasto di governo, reso noto il 20 luglio 2023. Le decisioni di fondo sono il licenziamento dei personaggi che erano stati presentati nel 2022 come “espressione della società civile”.
Salgono politici di mestiere e tecnocrati. Hanno più spazio i trentenni super-macronisti. I puri e duri rappresentati dal rampantissimo Gabriel Attal, che rimpiazza Pap Ndiaye alla testa del dicastero chiave dell’Educazione nazionale. Non si può certo dire che il test di Ndiaye, proiettato nelle alte sfere del potere come esponente di una Francia pronta ad aprirsi e a trasformarsi, abbia dato grandi risultati.
Fatto il rimpasto, restano i problemi e gli oroscopi allarmanti per la politica francese (non certo solo francese) nel prossimo autunno. Francia, Germania, Spagna e Italia rischiano di avere di fronte a sé una stagione molto difficile nella politica interna, nell’economia e nelle relazioni internazionali. Nel caso della Francia vale la pena di riflettere sulle ultime vicende che ne hanno scosso la società.
Da un lato Macron, come già ricordato, è riuscito ad approfittare della settimana della festa nazionale per migliorare la propria immagine interna e internazionale. Dall’altro è chiaro che il (relativamente) tranquillo 14 luglio non basta certo a cancellare il ricordo della “settimana di fuoco” delle banlieues (a cavallo tra giugno e luglio).
[1] Scritto per Affari Internazionali, 10 luglio 2023. Cf. https://www.affarinternazionali.it/macron-14-luglio-riunire-francia/.