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Democrazia Futura. Lino Mannocci, artista-critico

Roberto Cresti

Nel Gruppo della Metacosa (Bartolini, Biagi, Ferroni, Luino, Luporini, Tonelli), formatosi alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, Lino Mannocci (nato a Viareggio nel 1945) è stato l’artista più ‘mentale’ e il più disponibile al confronto con i cul-de-sac della pittura novecentesca, passata dalla Metafisica di Giorgio De Chirico al Surrealismo di Max Ernst, Salvador Dalí e René Magritte. La sua figurazione si è sempre avvalsa di doppi o tripli fondi scenografici, che inquadrano figure e paesaggi, conferendo ad essi un carattere lineare essenziale, in cui il colore assume toni crepuscolari e si diffonde asintoticamente nello spazio. Attento cono-scitore dell’incisione e di varie tecniche disegnative, Mannocci, che aveva studiato dal 1968 al 1976 alla Camberwell School of Art e poi alla Slade School of Art di Londra, conseguendovi una preparazione specifica in tali ambiti, s’è dedicato, in parallelo alla produzione artistica, allo studio di grandi maestri del passato (come Claude Lorrain, di cui ha curato il catalogo ragionato dell’opera grafica), con un modus operandi che, in base al confronto selettivo fra opere del presente e del passato, è giunto a assegnare all’arte, anzitutto, la valenza d’una narrazione semiotica di forme.

Se Oscar Wilde aveva teorizzato il “critico come artista”, Mannocci, radicatosi col tempo sempre più nel milieu culturale anglo-americano, ha teorizzato e praticato l’idea dell’“artista come critico”, dando comunque prova costante della sua sensibilità in qualsiasi contesto di lavoro: dalla tela alla lastra, all’allestimento di mostre, alla stampa minutamente curata (quest’ultima ben evidenziata dal libro dedicato al matrimonio di Gino Severini con Jeanne Fort: Scene da un matrimonio futurista, Affinità elettive, Ancona 2019). Nel suo ricco percorso di morfologie intellettuali ‘ben temperate’ si trovano ancora confronti, in particolare nella parte finale (il pittore è scomparso a Londra nel 2021), con la storia dell’arte, condotti però col minimalismo visionario e ironico di dipinti di piccolo formato, in cui si avvertono certe suggestioni preromantiche, derivate da William Blake, e quelle romantiche, quasi evaporanti, delle nuvole senza tempo di John Constable e William Turner.

Biografia, dal sito della Galleria Ceribelli

Nato a Viareggio nel 1945, Lino Mannocci, poco più che ventenne e con una grande passione per l’arte, si trasferisce a Londra dove inizia a studiare alla Camberwell School of Art e alla The Slade School of Art, due Accademie di Belle Arti di fama mondiale e tra le più importanti e prestigiose del Regno Unito.

Durante il periodo di studi, inizia a sviluppare un forte interesse per l’incisione che continua a coltivare anche al termine dell’università, nel 1976, quando torna in Italia e trascorre molto tempo a Montigiano, un paesino situato tra Lucca e Viareggio, dove approfondisce sia gli aspetti pratici, sia quelli tipicamente teorici della nuova tecnica pittorica. 

Alla fine degli anni Settanta aderisce al gruppo della Metacosa, mentre negli anni Ottanta espone per la prima volta in un museo, precisamente all’Hack Museum di Ludwighafen, in Germania e cura il Catalogo Ragionato dell’opera grafica di Claude Lorrain per le edizioni della Yale University.

Numerose sono negli anni Novanta le esposizioni di Mannocci, che vola a San Francisco, New York, Londra, Bergamo e Firenze e collabora con la Curwen Gallery, con Art First di Londra e con la Galleria Ceribelli di Bergamo. È proprio qui che, nei primi anni duemila, cura la mostra e il catalogo Gli amici pittori di Londra, un omaggio alla pittura e all’amicizia. 

Nel 2004 tiene la sua personale Let There Be Smoke al Museo Hendrik Christian Andersen di Roma e negli anni successivi espone le sue opere a Mumbai e Delhi in India, ad Amherst nello stato del Massachusetts, a Cambridge e a Bath in Inghilterra, ma anche a The New York School of Painting di New York.

Negli ultimi decenni, sono stati principalmente due i temi che hanno dominato la produzione pittorica di Lino Mannocci. Il primo lo ritroviamo sulle tele di grande formato dove protagoniste sono le architetture e sculture del Saloncino delle Statue; il secondo, invece, è il tema delle nuvole aleggianti ed eteree, al quale l’artista è molto affine e propone su tele di formato piccolo.

Nel 2015 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Palazzo Pitti di Firenze ha ospitato la sua personaleLino Mannocci – Recent Works e, nello stesso anno, in occasione delle celebrazioni per l’ottocentesimo anniversario della firma della Magna Carta, ha presentato una sua serie di monotipi nella Temple Church di Londra. Muore a Londra nel 2021. Le sue opere sono presenti in vari musei europei e americani

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