Stefano Rolando [1] scrive qui di seguito per Democrazia futura un ricordo a caldo di Luigi Covatta scomparso questo week end improvvisamente a Roma e di cui giovedì 15 aprile avevamo pubblicato probabilmente quello che sarà uno dei suoi ultimi articoli dedicato al Rendiconto di Claudio Petruccioli in cui pronunciandosi in merito alla parabola della sinistra rievocando la fine del PCI qualificava come “illusoria” quella che chiamava l’Exit Strategy di Achille Occhetto
Il dolore fraterno riguarda i fratelli di sangue e quelli di elezione.
In entrambi i casi la ferita è costituita dall’impoverimento della famiglia. La notizia domenica 18 aprile di primo mattino (che generosamente Nicla mette su Facebook, come annunciata dallo stesso Luigi Covatta, nel senso di essere scritta nella sua pagina) rinvia immediatamente al Covid-19 anche se nulla di ciò era segnalato, persino nelle recenti telefonate. Infatti non è stato Covid-19. E allora rinvia a quell’incessante, maledetto, ineludibile fumo, che alla fine gli abbiamo tutti concesso almeno per compensarlo dal letargo della politica che è stata la sua vita. Neanche questo, se ho capito bene.
Un sodalizio durato quarant’anni. La politica come lunga corsa di una generazione e di un soggetto politico da rimettere in carreggiata
Ma forse non avevamo colto per il verso giusto le notizie della sua salute di quest’estate, che con sollievo poi parevano fugate. E probabilmente, invece, contenevano la radice di ciò che oggi gli ha tolto la vita. Per quaranta anni non ci siamo punzecchiati né sulle appartenenze, né sulle correnti del vecchio Partito Socialista Italiano (PSI), né sulle squadre di calcio, né tantomeno sulla involuzione di sistema in cui ci siamo trovati. Anzi adottai volentieri la sua aspra idea della “compagnia dei saltimbanchi che ha occupato le istituzioni negli ultimi anni” (suo editoriale su Mondoperaio esattamente di un anno fa, ad avvio della pandemia).
Ci siamo invece punzecchiati sul Parini (lui) e il Carducci (io), i nostri licei milanesi, pur con cinque anni di differenza. Lui forte della co-scolarità di Walter Tobagi, io in grado di squadernare non dico meglio ma certo di più: Bettino Craxi, Claudio Martelli, Ugo Intini, eccetera.
Per Gigi la politica è stata una lunga corsa. Che lo ha portato dalla segreteria nazionale dell’Intesa, il raggruppamento degli universitari cattolici, al Movimento Politico dei Lavoratori (MPL) di Livio Labor, poi alla corrente lombardiana del PSI e ancora per quindici anni alla Camera e al Senato e più volte, a cominciare dal Secondo Governo Craxi quando è sottosegretario all’Istruzione e poi ai Beni Culturali, fino a momenti significativi di vita politica e parlamentare (in sodalizio con Claudio Martelli [2] nell’organizzazione della Conferenza Programmatica di Rimini del 1982, cosiddetta “dei meriti e bisogni” di Rimini e alla vicepresidenza della Commissione parlamentare per le riforme istituzionali presieduta da Massimo D’Alema.
Nel 2005 con il suo più bel libro (Menscevichi. I riformisti nella storia dell’Italia repubblicana, edito da Marsilio [3]), aveva attualizzato il Duello a sinistra [4] di Giuliano Amato e Luciano Cafagna, testo del 1982, tanto che lo stesso Cafagna, nella prefazione, scriveva “un testo avvincente con dentro tutta una generazione”. Rimetteva insomma in carreggiata il diritto appunto di una generazione e soprattutto di un soggetto politico, forte di un pensiero evoluto, di ritrovare il suo posto nel dibattito pubblico.
Il rilancio nel 2009 di Mondoperaio, punta di diamante della cultura politica socialista: copertine rosse, grafica severa, modi antichi di guidare un’Arca di Noè delle storie del Novecento
E infatti nel 2009 ebbe la forza e l’intelligenza di dare corso a pensieri che apparivano scomposti e di attivare una filiera di intelligenze magari rimaste politicamente un po’ inoperose, rilanciando (con il sostegno di Gennaro Acquaviva) la punta di diamante della cultura politica socialista, cioè la rivista Mondoperaio fondata da Pietro Nenni nel 1948.
In molti abbiamo risposto a quella chiamata facendo con lui un “lungo viaggio della ragione”. Guidati dalle sue ironie, dalle sue conoscenze dettagliate, dai riferimenti alla trama storica del farsi della politica che appariva evanescente tanto a destra quanto a sinistra.
Quelle copertine rosse, quella grafica severa, quel modo antico di mettere in cover i soli cognomi degli autori, stanno oggi nell’allineamento delle nostre librerie a raccontarci non un viaggio inutile ma una sorta di “arca di Noè” delle storie che hanno reso drammatico e interessante il Novecento. Con capacità di nuove letture, di nuovi punti di vista, di pazienza rispetto ai tempi di rigenerazione.
Ci siamo parlati – come sempre a sciabolate veloci – più volte nei giorni della dolorosa scomparsa di Carlo Tognoli. Mi aveva affidato la scrittura del congedo dal “sindaco per definizione” della nostra Milano[5] (lui senza mai tradire l’ischitanità) e poi perché ne voleva riprendere il ricordo a più voci dopo i primi tre mesi.
Abbiamo spesso anche condiviso (nel senso di accettare entrambi di buon grado i compiti assegnati dal direttore, cioè da lui stesso, che dava a sé e spesso anche a me) il mandato di ricordare chi ci lasciava, lasciando cose rilevanti del proprio impegno. Non abbiamo mai preso in considerazione che questo compito un giorno ci avrebbe riguardato direttamente, se non quando il sito di Mondoperaio ripropose il mio colloquio con Giuliano Amato dedicato a Gianni De Michelis [6]. Perché credo che la morte di Gianni fu vissuta da Gigi come il segno più doloroso che riguardava appunto “una generazione”. E questo ce lo dicemmo.
[1] Ricordo scritto a caldo per Democrazia futura e per il blog stefanorolando.it.
[2] Nel marzo 2009 Covatta pubblicherà una rievocazione di Claudio Martelli, “Heri dicebamus. Per un’alleanza riformista fra il merito e il bisogno”, Mondoperaio, n.3, marzo 2009, pp. 81-89. Sempre con Claudio Martelli Covatta organizzerà a Milano 35 anni dopo nel novembre 2017, una due giorni su “Meriti e bisogni 2.0.” organizzata dal Psi per discutere del programma di governo e poi coalizioni future”. Cfr. Avanti on Line, 17 novembre 2017 https://www.avantionline.it/merito-e-bisogno-di-socialismo/
[3] Luigi Covatta, Menscevichi: i riformisti nella storia dell’Italia repubblicana. Prefazione di Luciano Cafagna, Venezia, Marsilio, 2005, 293 p.
[4] Giuliano Amato, Luciano Cafagna, Duello a sinistra: socialisti e comunisti nei lunghi anni ’70, Bologna, Il Mulino, 1982, 239 p.
[5] Stefano Rolando, “Carlo Tognoli. Il sindaco per definizione”, Mondoperaio, n. 3, marzo 2021, pp. 57-59.
[6] Stefano Rolando, “Gianni De Michelis e la sua storia di uomo di governo: colloquio con Giuliano Amato, Moondo.Info, 11 maggio 2020 https://moondo.info/gianni-de-michelis-e-la-sua-storia-di-uomo-di-governo/. Poi ripreso suo sito del mensile socialista: “Amato su De Michelis” Mondoperaio, 13 maggio 2020. https://www.mondoperaio.net/in-evidenza/amato-su-de-michelis/