Democrazia futura inizia quest’anno un viaggio di riflessione sui Paesi membri dell’Unione europea di medie e piccole dimensioni, troppo spesso ignorati dall’opinione pubblica di Germania, Francia, Italia e Spagna. Iniziamo con un’analisi del Portogallo che, dopo un drastico risanamento nei primi anni Dieci imposto dalla Troika, gode ora di una ritrovata stabilità politica. Ringraziamo l’economista Luis Ferro esperto di diritto audiovisivo e di comunicazione istituzionale, già Consigliere personale del Segretario di Stato responsabile nel settore dei media in Portogallo, per questa preziosa analisi del risultato delle elezioni politiche tenutesi alla fine di gennaio.
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Per una migliore comprensione dei risultati delle elezioni legislative che si sono svolte in Portogallo il 30 gennaio 2022, è opportuno risalire al 2015.
Nelle elezioni legislative di quell’anno, sebbene la coalizione di centrodestra che governava il Portogallo dal 2011, formata dal Partido Social-Democrata (PSD) e dal Centro Democrático e Social (CDS), avesse ricevuto il maggior numero di voti, non riuscì a formare un governo non essendo riuscita a garantirsi i 116 deputati che costituiscono il minimo necessario per una maggioranza assoluta nel parlamento portoghese, l’Assembleia da República (AR), composta da 230 deputati.
Al contrario, i deputati eletti dal Partido Socialista (PS) e dai partiti alla sua sinistra, ovvero il Partido Comunista Português (PCP) e il Bloco de Esquerda, ovvero Blocco di Sinistra (BE), insieme costituivano la maggioranza assoluta. In questo contesto, il PS ha promosso, per la prima volta dal ripristino della democrazia in Portogallo (1974), accordi legislativi separati con il PCP e il BE, che hanno deciso di sostenere un governo di minoranza del PS senza parteciparvi, con l’impegno che venissero ribaltate le misure più dure di risanamento adottate dal precedente governo di centrodestra, soprattutto tra il 2011 e il 2014, in ottemperanza alle richieste della ‘Troika’ (Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Unione Europea). Questo accordo tra i partiti di sinistra ha funzionato con successo per tutta la legislatura 2015-2019 sotto la guida del leader socialista portoghese António Luís Santos da Costa, divenuto segretario del partito nel settembre 2014, per otto anni dal 2007 al 2015 sindaco di Lisbona, cui l’allora Presidente della Repubblica Aníbal António Cavaco Silva, fu pertanto costretto ad affidare l’incarico per guidare le redini del governo. Incarico che lo ha visto da allora ininterrottamente Primo Ministro portoghese nonché Presidente del Consiglio dell’Unione Europea nel primo semestre 2021.
Alle elezioni legislative del 2019 il PS è stato il partito più votato (108 deputati), anche se rimasto sempre privo di maggioranza assoluta. In questa occasione i socialisti portoghesi decidono di formare un governo senza accordi scritti con i partiti alla loro sinistra, come avevano fatto nel 2015, confidando che, caso per caso, avrebbero negoziato con questi ultimi il loro necessario sostegno parlamentare al governo, in particolare in occasione dell’approvazione dei cosiddetti Orçamentos de Estado (OE) ovvero della legge dei Bilanci dello Stato.
Tali bilanci sono stati effettivamente approvati nel 2020 e 2021, grazie all’astensione del PCP e del Blocco di Sinistra (BE) nel voto della OE20 e solo del PCP e di altri piccoli partiti in quello per la OE21.
Tuttavia, le cose si sono complicate durante la discussione sulla legge dei Bilanci per il 2022 (OE22), che, in fin dei conti è stata respinta dal Parlamento a causa di una convergenza oggettiva di alcune forze parlamentari di sinistra con quelle delle destre. L’irrigidimento della posizione del PCP, che ha votato contro quando la sua astensione sarebbe bastata per l’approvazione della legge di Bilancio OE22, potrebbe essere correlato ai pessimi risultati ottenuti dal partito nelle elezioni comunali del settembre 2021. In tale occasione il PCP aveva visto sensibilmente ridursi – soprattutto a beneficio del PS, la sua base di appoggio al livello comunale, che, insieme ai sindacati, è stato uno dei due pilastri principali della sua influenza nella società. Di fronte al rigetto della legge dei bilanci per il 2022 presentata dal governo socialista, il Presidente della Repubblica (PR), Marcelo Rebelo de Sousa, avvalendosi dei suoi poteri costituzionali, ha deciso di sciogliere l’Assembleia da República e di programmare le elezioni legislative per il 30 gennaio 2022, con l’argomento secondo cui la situazione politica in Portogallo era giunta a un punto morto e quindi necessitava di un chiarimento.
Risultati delle elezioni legislative portoghesi del 30 gennaio 2022
Le elezioni per il rinnovo del Parlamento del 30 gennaio 2022, in cui l’astensione è stata la più bassa dalle elezioni legislative del 2011, hanno infatti chiarito la situazione politica: da un lato il PS di António Costa, che governava in minoranza dal 2015, ha ottenuto una clamorosa vittoria che gli ha conferito una maggioranza assoluta in parlamento per i prossimi quattro anni.
Peraltro va osservato che anche in seno alle formazioni che si collocano a destra dello spettro politico vi è stato un chiarimento. Le elezioni legislative del gennaio 2022 hanno infatti reso concreto, in termini elettorali, il processo di ristrutturazione partitica della destra portoghese, in corso almeno dalle elezioni legislative del 2019.
Il centrodestra e la destra in Portogallo erano tradizionalmente rappresentati dal PSD e dal CDS, che accoglievano difensori dell’economia di mercato, democristiani, conservatori, liberali e persino nostalgici del regime totalitario precedente alla Rivoluzione dei Garofani del 25 aprile 1974.
Tuttavia, nelle elezioni del 2019, queste ultime due correnti sono diventate autonome sotto il profilo partitico. Per la prima volta sono stati eletti in Parlamento un rappresentante di un partito nazionalista, antidemocratico e xenofobo di nuova formazione, Chega, nonché un rappresentante di un partito ideologicamente basato sul liberalismo, Iniciativa Liberal (IL).
Le elezioni del 2022 hanno rafforzato la rappresentanza parlamentare dei due suddetti partiti: all’estrema destra Chega di André Ventura con poco meno del 7,3 per cento dei voti, è salito a dodici deputati mentre Iniciativa Liberal di João Cotrim de Figueiredo con poco meno del 4,9 per cento ne ha conquistati otto.
Queste due nuove formazioni hanno raccolto entrambe un buon risultato, superando i partiti che si pongono a sinistra del PS, poiché il Partido Comunista Português (PCP) di Jerónimo de Sousa, presentatosi con i verdi all’interno della Coligação Democrática Unitária (CDU) ha eletto solo sei deputati mentre il Bloco de Esquerda (BE) di Catarina Martins e Pedro Filipe Soares solo cinque.
Quanto al Centro Democrático e Social (CDS) del dimissionario Francisco Rodrigues dos Santos, formazione che ha sempre avuto una rappresentanza parlamentare sin dal 1974 (e ce l’ha tuttora a livello del Parlamento europeo), sceso all’1,6 per cento, per la prima volta non è riuscito a eleggere alcun deputato, il che mette a repentaglio l’esistenza stessa del partito o, quanto meno, richiede una sua chiara ridefinizione ideologica come partito conservatore, di ispirazione democristiana ed europeista. Il futuro dirà se ci sarà ancora spazio per una formazione del genere in Portogallo.
Ma la conseguenza più significativa delle elezioni del gennaio 2022 è stata senza dubbio la vittoria del Partido Socialista (PS) che ha conquistato con il 41,5 per cento dei voti ben 117 seggi, ovvero da solo la maggioranza assoluta, risultato del tutto inaspettato e sorprendente alla vigilia del voto quando i sondaggi pre-elettorali indicavano vuoi una vittoria insignificante per i socialisti, vuoi, addirittura, in alcuni casi, una sorta di pareggio tecnico che non escludeva la possibilità che il Partido Social-Democrata (PSD), principale formazione del centrodestra si presentasse come il vincitore delle elezioni. Ancora alla vigilia del voto non erano mancate poi rilevazioni demoscopiche che lasciavano presagire parallelismi con quanto accaduto alle elezioni amministrative tenutesi solo sei mesi prima nel settembre 2021 in cui il PSD, alla guida di una coalizione di centrodestra, aveva inaspettatamente conquistato il comune di Lisbona sottraendolo ai socialisti del PS.
Tuttavia, smentendo tali previsioni, questo scenario non si è ripetuto alle elezioni legislative di fine gennaio 2022, al contrario. Il PSD di Rui Rio è ulteriormente sceso a poco più del 27,8 per cento dei suffragi, conquistando 73 seggi, ovvero 46 in meno dei socialisti.
Quattro sono essenzialmente i motivi per i quali, a nostro avviso, i socialisti hanno conquistato la maggioranza assoluta:
1. Gli elettori di sinistra hanno voluto sanzionare comunisti del PCP e Blocco di sinistra BE per aver respinto la manovra contenente la legge dei bilanci statali OE22 penalizzandoli spostando il loro voto a favore del PS;
2. Inoltre, il modo in cui il governo socialista ha affrontato la pandemia e la situazione dell’economia portoghese che ne è derivata (crescita del PIL del 4,8 per cento nel 2021, inflazione al di sotto della media europea e tasso di disoccupazione ufficiale intorno al 6,6 per cento) sono stati generalmente considerati dagli elettori portoghesi come risultati relativamente accettabili;
3. D’altra parte, la consapevolezza che il Comune di Lisbona era andato perduto a causa dell’eccessiva fiducia sulla riconferma della giunta precedente e della conseguente smobilitazione dell’elettorato socialista, ha al contrario favorito la mobilitazione e l’afflusso di questo stesso elettorato alle elezioni legislative;
4. Infine, una parte degli elettori portoghesi ha preferito votare il Partido Socialista PS per paura che un’eventuale vittoria del suo principale competitor, il Partido Social-Democrata (PSD) avrebbe portato a una coalizione di destra a cui avrebbe partecipato Chega. Durante tutta la campagna elettorale, i tentativi del PSD di smarcarsi da Chega non sono risultati del tutto convincenti, anche a causa del precedente venutosi a creare nelle elezioni regionali del 2020 nella Regione Autonoma delle Azzorre, in occasione delle quali il PSD aveva accettato il sostegno di Chega per formare un governo regionale, a scapito del PS, pur essendo quest’ultimo stato il partito più votato.
Per questi o altri motivi, è certo che il PS ha ora tutte le condizioni politiche per attuare il suo programma di governo nel prossimo quadriennio. Le sfide principali sono la ripresa dell’economia, la lotta alle disuguaglianze, la transizione energetica, lo stimolo alla digitalizzazione dell’apparato produttivo e dell’Amministrazione, l’istruzione e la qualificazione professionale e la lotta alla corruzione, il tutto insieme alla riduzione del deficit di bilancio. In conclusione non posso che auspicare che il nuovo governo socialista di António Costa, proseguendo il cammino di questi sette anni alla guida del Portogallo sappia sfruttare la riconquistata stabilità politica interna per avanzare su tutti questi fronti, in questo momento di grande instabilità e incertezza a livello europeo e mondiale.
Credo che il Portogallo in materia di politica estera e di difesa potrà concorrere con pragmatismo ma anche con ambizione al rilancio del processo di costruzione politica dell’Europa, fornendo un proprio contributo specifico per assicurare:
1. un’agenda progressista, che sostenga i valori europei e lo stato di diritto, guidando la ripresa economica e la transizione verde e digitale;
2. un chiaro sostegno al multilateralismo e al sistema delle Nazioni Unite, in particolare al Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, e al suo programma di riforma perseguito con la sua leadership;
3. la promozione di relazioni bilaterali diversificate, affermando il ruolo del Portogallo nel collegamento tra l’Europa, il Nord Atlantico e il resto del mondo, favorendo in particolare l’avvicinamento ai paesi di lingua portoghese in Africa, America Latina e Asia e intensificando i rapporti con i Paesi vicini con l’Europa meridionale, il Nord Africa e l’Africa subsahariana;
4. la preparazione di un sistema di difesa nazionale all’altezza delle sfide del decennio 2020-2030.