Con l’autorizzazione dell’autore e del quotidiano israeliano liberale Haaretz, Democrazia futura propone oggi una riflessione di Shlomo Sand, uno fra i maggiori esponenti della nuova storia israeliana contemporanea, professore emerito all’università di Tel Aviv. L’autore e saggista di origine polacca denuncia “La politica del bastone sempre più grosso” praticata oggi da Putin che fa seguito all’aggressione perpetrata dagli Stati Uniti in Irak, iscrivendosi nella tradizione della “diplomazia delle cannoniere”, detta anche del “bastone grosso” praticata dal 1901 al 1909 dal Presidente statunitense Theodore Roosevelt.
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Un giorno Vladimir Putin si svegliò dopo un incubo e gli parve di non essere il presidente della Federazione Russa ma di essere diventato George W. Bush, il presidente degli Stati Uniti. E proprio come Bush temeva che l’Iraq, noto per essere proprio al confine con il Texas, disponesse di armi di distruzione di massa che potrebbero essere puntate su Washington e quindi l’ha attaccato con un impeto di rabbia, così Putin ne ha concluso che l’Ucraina stava cercando di entrare a far parte della NATO e quindi acquisire missili balistici puntati su Mosca. E dunque aveva il diritto ad invaderla.
Il 20 marzo 2003 diversi paesi della NATO hanno lanciato un’offensiva frontale contro l’Iraq. Baghdad è stata pesantemente bombardata e gran parte della città è stata completamente distrutta. Si stima che circa mezzo milione di iracheni, la maggior parte dei quali civili, siano stati uccisi nei lunghi combattimenti che ne seguirono. Taluni, esagerando, affermano che quasi un milione di persone siano state uccise. Al contrario, il bilancio delle vittime nella guerra in Ucraina è ancora sconosciuto. La campagna è in pieno svolgimento e purtroppo non è ancora finita.
George W. Bush trovò un compagno d’armi nella persona “sinistra” di Tony Blair, l’allora Primo Ministro britannico. Anche Putin ha un “caro amico” sotto le sembianze di Alexander Lukashenko, un ex “comunista” e attuale presidente della Bielorussia. Ma qui finisce ogni somiglianza fra i due.
Sebbene fino ad oggi non siano state trovate armi di distruzione di massa in Iraq, è noto che Bush e Blair stavano difendendo il mondo libero da uno spregevole dittatore [Saddam Hussein ndt], mentre Putin e Lukashenko, stanno attaccando uno Stato modello rigorosamente democratico guidato da un talentuoso attore comico [ovvero il presidente ucraino Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, ndt].
Nel 2003 la maggior parte dei media americani ha sostenuto il leader del mondo libero.
Ora tutti i media americani, come del resto tutti i media occidentali, si sono mobilitati all’unanimità per vedere in Putin una specie di Hitler dei giorni nostri. E proprio come Adolf Hitler mirava ai territori dei Sudeti che erano stati colonizzati dai tedeschi, così Putin ha messo due corde al collo a due parti all’estremo est del territorio dell’Ucraina che erano state colonizzate dai russi [le due repubbliche indipendentiste di Doneck e Lungansk nel Donbass ndt]. (ovviamente non dovremmo confondere questi due pezzi di terra con la Giudea e la Samaria, il cielo non lo voglia; dove la popolazione sta semplicemente implorando di essere occupata da Israele).
La sanguinosa guerra in Iraq, soprannominata dagli americani Iraqui Freedom , ovvero “Operazione di Libertà per l’Iraq” e la guerra in Ucraina, che non ha ancora un soprannome di leva per la propaganda, non sono le uniche guerre che hanno avuto davvero corso nel 21° secolo. Sono state precedute dalla guerra in Afghanistan del 2001, che è stata incoronata dagli Stati Uniti come Enduring Freedom, ovvero “operazione di libertà in corso” e che è durata con pause occasionali fino al 2021. C’è stata anche la guerra fra Georgia e Russia del 2008.
Dato che il nostro nuovo secolo si è appena aperto, le conquiste di Atena, la Dea della Guerra Intelligente, o Anat come veniva chiamata alle nostre latitudini in Medio Oriente, sono solo agli inizi. Nonostante la terribile minaccia di estinzione universale che incombe su tutta l’umanità che potrebbe essere distrutta dalle armi nucleari, le grandi potenze stanno ancora giocando ai loro pericolosi giochi di potere militare come se nulla fosse.
A questo punto è del tutto lecito porci due interrogativi.
Gli iracheni erano gli unici responsabili da incolpare per il terribile disastro che li aveva colpiti?
Solo i russi sono davvero gli unici responsabili di questo nuovo conflitto?
Il Patto di Varsavia filo-sovietico è stato stabilito nel 1955 in risposta all’istituzione della NATO nel 1949. E proprio come gli Stati Uniti che a quel tempo continuavano a governare ancora, secondo la loro Dottrina Monroe, su tutta l’America Latina e sopprimevano chi vi si opponesse – ricorrendo per l’appunto alla politica del Big Stick, ossia del Grosso Bastone [praticata da Theodore Roosevelt fra il 1901 e il 1909, ndt]- , così il Patto di Varsavia decise l’invasione con le proprie truppe dell’Ungheria entrando con i carri armati a Budapest nel 1956 per rovesciare la rivolta liberale anticomunista e di ripetere questo atto violento dodici anni dopo nel 1968 a Praga, capitale della Cecoslovacchia.
Quando il regime comunista cadde nell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) nel 1991, anche il Patto di Varsavia venne smantellato. L’Ungheria, la Polonia, l’allora Cecoslovacchia, la Bulgaria, la Romania, l’Albania, l’Estonia, la Lettonia e la Lituania hanno tutti aderito all’organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (Nato). Polonia e Romania hanno persino permesso di piazzare missili balistici su siti militari all’interno del loro territorio.
L’imperialismo russo si è dovuto ritirare senza possibilità di altra scelta ed è stato costretto ad accettare il fatto che la NATO si stava spostando in modo significativo verso est e che eserciti ostili fossero ormai di stanza sui suoi confini europei.
Contemporaneamente, tuttavia, la Russia aveva ammonito e chiarito alle forze avanzate della NATO che l’Ucraina doveva rimanere militarmente neutrale. L’eventuale adesione dell’Ucraina all’Alleanza occidentale e il posizionamento di missili all’interno del suo territorio avrebbero costituito per Mosca motivo di guerra. Proprio come John F. Kennedy considerava il posizionamento di missili dell’Unione Sovietici a Cuba nel 1962 come motivo di conflitto militare tra le due superpotenze. Com’è noto il presidente americano non si arrese nemmeno a costo di rischiare un’altra guerra mondiale incombente.
Nel 2008 in un memorandum preparato da William Burns, allora ambasciatore degli Stati Uniti in Russia e attuale direttore della CIA, inviato via mail all’allora Segretario di Stato Condoleezza Rice osservava: “L’ingresso dell’Ucraina nella NATO è la più brillante di tutte le linee rosse per le élite russe (non solo per Putin).” Aggiungendo: “Dopo più di due anni e mezzo di colloqui con i principali attori russi, dai più stupidi tirapugni negli spazi più oscuri e recessi del Cremlino ai più aspri critici liberali di Putin, non ho ancora trovato una sola persona che consideri l’adesione dell’Ucraina alla NATO come qualcosa di diverso da una minaccia diretta per gli interessi russi“.
Sia ben chiaro, L’Ucraina non è ancora entrata a far parte della NATO, ma già durante la guerra in Iraq si era mobilitata inviando 1700 mila propri soldati per combattere al fianco delle truppe americane, polacche, bulgare e rumene (combattenti ucraini furono inviati anche in Afghanistan e vi sono rimasti fino al 2021).
Con un po’ di immaginazione, possiamo facilmente immaginare cosa accadrebbe se domani Putin decidesse di stazionare basi militari e missili in Venezuela, a Cuba, in Nicaragua o in Cile per proteggere questi paesi dall’eccessivo intervento americano, il mondo entrerebbe sicuramente in una spirale vertiginosa che rompendo gli equilibri preesistenti potrebbe finire in una guerra globale.
L’ipocrisia e l’avidità dell’Occidente sotto la guida del presidente degli Stati Uniti Joe Biden e del primo ministro britannico Boris Johnson non hanno limiti. Allo stesso modo, Putin e Lukashenko non hanno inibizioni, non hanno posto né restrizioni alle loro azioni aggressive e la loro politica rimane del tutto priva di qualsiasi sfumatura.
Per anni l’Ucraina ha chiesto di entrare nell’Unione europea, ma appariva troppo povera e troppo grande per potersi godere i frutti dell’appartenenza al mercato comune. L’Occidente preferiva (e preferisce ancora oggi) che si unisse alla NATO, servisse da carne da cannone e acquistasse costose armi moderne. Putin, al contrario, ha imparato che può preservare il suo ultimo punto d’appoggio mediorientale, in Siria, con la piena collaborazione del grosso bastone di Israele (dopotutto, i loro attacchi aerei coordinati hanno lo scopo, come in Ucraina, di impedire a un paese sovrano di armarsi a suo piacimento, con l’obiettivo di assicurarsi che non diventi una minaccia per il suo vicino)..
All’inizio degli anni Settanta, quando tutti i pacifisti combatterono contro la proliferazione delle armi nucleari e le tensioni tra i due blocchi quello occidentale e quello orientale si intensificarono sulla scia della brutale guerra del Vietnam, il filosofo liberale francese Raymond Aron sostenne che, se non fosse stato per queste armi, il mondo avrebbe conosciuto e attraversato molte altre guerre mondiali.
Ora, all’inizio del 21° secolo, la sua argomentazione sembra più vera e corretta che mai.
Ancora una volta, siamo di fronte al pericolo di dover affrontare una nuova guerra per la quale spingono le aspirazioni imperialiste, con le più svariate motivazioni politiche militari ed economiche. Una situazione che ricorda sempre di più quella vissuta alla vigilia della prima guerra mondiale, del cui scoppio furono corresponsabili tutte le maggiori potenze dell’epoca.
(traduzione in italiano di Bruno Somalvico riveduta e corretta in base alla versione inglese del testo)
(1) Uscito sul quotidiano liberale israeliano Haaretz, il 4 marzo 2022. Vedilo nell’edizione originale scritta in ebraico al seguente link https://www.haaretz.co.il/opinions/.premium-1.10650473. L’articolo è dedicato a tutti i russi che hanno recentemente manifestato contro la guerra in Ucraina.