Con Dom Serafini, giornalista abruzzese di lungo corso che vive a New York dove dirige il mensile Video Age International collaborando altresì a America Oggi e a varie testate inauguriamo la rubrica Stampa e Potere riproponendo un articolo di inchiesta scritto per la testata italiana oltre Oceano sull’operato di un grande quotidiano statunitense, il Wall Street Journal di Rupert Murdoch, in occasione delle dimissioni del governatore democratico dello Stato di New York Andrew Cuomo. L’articolo “La missione del Wall Street Journal confermata dalle lettere al direttore. Il caso Cuomo e le direttive “velate” del quotidiano newyorkese di Rupert Murdoch” ci sembra infatti paradigmatico di come fare bene e correttamente un’inchiesta giornalistica riguardante un importante organo di formazione influente della Grande Mela su un episodio di cronaca politica di mezza estate di rilevanza soprattutto interna americana.
“Potresti non essere d’accordo. E questo è il nostro scopo” è lo slogan utilizzato dal New York Times per promuovere uno dei suoi podcast. Lo slogan è accurato, dal momento che il Times è diventato un baluardo dei rappresentanti più radicali della società statunitense.
Ma che dire del Wall Street Journal, l’altro dei quattro principali quotidiani di New York City? Anche il Journal ha una chiara agenda politica, più raffinata di quella del Times e la si decifra seguendo la selezione delle lettere che decidono di pubblicare.
Iniziamo da questa lettera (mai pubblicata) invita alla redazione dal sottoscritto:
“Il governatore [dello Stato di New York il Democratico] Andrew Cuomo si è dimesso il 10 agosto 2021 [con decorrenza a partire dal 23 agosto]. Il Wall Street Journal in un editoriale aveva evidenziato le difficoltà politiche in cui versava da quando la Procura generale di New York aveva formulato le proprie accuse nei suoi confronti il 4 agosto. È possibile che dopo nove giorni nessun lettore abbia inviato lettere pro o contro Cuomo? Non è possibile e io faccio parte di coloro che le hanno scritte, quindi perché non le avete pubblicate? Dopotutto avete dato molto spazio anche a lettere del tipo ‘come far contenti i cani.’ La risposta credo sia che la redazione del Wall Street Journal ha ricevuto molti commenti pro-Cuomo, cosa inaccettabile per il comitato di redazione che si occupa della rubrica. Le poche lettere contro Cuomo non potevano in tutta onestà essere pubblicate, quindi si è deciso di non dare spazio a nessun commento“.
A questa mia lettera ha risposto via e-mail Elliot Kaufman, il capo redattore per le lettere al direttore del Wall Street Journal:
“Le lettere su Cuomo sono state di vario tenore dividendo i nostri lettori. Molti lo hanno criticato specialmente per gli errori madornali commessi nelle case di riposo per curare il Covid. Un vero e proprio fiasco. Una lettera esce questo sabato, altre due lunedì e ne ho un’altra in lista. A volte ci ritroviamo ingolfati e ci vuole una settimana o più per smaltirle“.
Sempre sul Wall Street Journal sabato 14 agosto Andrew Cuomo viene vagamente citato in una lettera su quanto i “Dem siano caduti” in basso. Il lunedì seguente, due brevi lettere erano su di lui: una sulla protezione legale ottenuta con le sue dimissioni e l’altra, quattro righe, su gli amici persi e i nemici acquisiti. Martedì 17 agosto è stata pubblicata un’ulteriore lettera riferita a Cuomo in cui ci si interrogava su “cosa cercare nei nostri leader politici“. Nessuna delle quattro lettere su Cuomo aveva a che fare con le accuse a lui ascritte di molestie sessuali e manipolazione dei dati sulle case di riposo. Le lettere provenivano da Connecticut, Florida e California, nessuna dallo Stato di New York.
Avendo un acume politico limitato, ho contattato due politici esperti (uno pro-Cuomo, l’altro contro) chiedendo loro se fosse possibile rilevare dalla selezione delle lettere pubblicate dal quotidiano newyorkese un nesso e un filo conduttore o un qualche altro messaggio.
Il primo esperto, un esponente politico membro del parlamento di Ontario, in Canada, ritiene che le lettere pubblicate siano tutte negative e intendano proiettare su Cuomo l’immagine di un candidato non proprio ideale, soggetto ad accuse penali e, in fin dei conti, di un opportunista. Il fatto che tutte le lettere pubblicate non provengano dallo Stato di New York ma da fuori, sembrerebbe indicare che ai newyorkesi di Andrew Cuomo e del suo destino politico non importi tanto.
Il secondo analista, che ha avuto un’esperienza diretta con la politica di New York City, ha notato che, mentre le pagine di cronaca del Wall Street Journal avevano una posizione neutrale su Cuomo, i giudizi velatamente negativi espressi nelle lettere pubblicate venivano abilmente camuffati dai toni pacati, e le lettere erano state scelte accuratamente per evitare di dover controbattere con argomenti a favore dell’operato dell’ex governatore (ad esempio il suo impegno profuso per l’ammodernamento delle infrastrutture, senza precedenti nella storia recente degli Stati Uniti).
Entrambe queste osservazioni indicano che, mentre le pagine editoriali del Wall Street Journal sono gestite da giornalisti moderati, quelle riservate ai commenti e alle lettere dei lettori sono controllate da redattori conservatori molto allineati con le tesi di FOX News, emittente appartenente allo stesso gruppo editoriale che possiede il quotidiano newyorkese. La News Corp di Rupert Murdoch. E mentre il capo redattore ha una certa discrezionalità sulla pubblicazione delle lettere dedicate a temi extra-politici, la selezione di quelle ritenute utili come arma politica, avviene sotto la stretta supervisione del comitato conservatore che si occupa dei commenti.