Per Democrazia futura da Parigi Alberto Toscano si sofferma sulle prospettive del secondo mandato quinquennale di Emmanuel Macron alla Presidenza della Repubblica francese in un articolo “La democrazia di Giove, una nuova sfida per il secondo mandato all’Eliseo”. Non esclude nel futuro di Macron “la tentazione neo gollista della Grande Europe”, avendo ancora – come precisato nell’occhiello – a differenza dei suoi predecessori , data la giovane età che avrà fra cinque anni – “tutta una vita davanti” e non essendo più prevista la possibilità di esercitare un terzo mandato consecutivo.
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Emmanuel Macron ha cominciato il suo secondo mandato quinquennale all’Eliseo all’età di 44 anni, che per le tradizioni politiche francesi coincide più con le prime che con le ultime esperienze al potere.
Il presidente è stato rieletto bene, dominando sia il primo (col 28 per cento dei voti) sia il secondo turno (58 per cento) delle elezioni di aprile. Adesso guarda il futuro senza avere il complesso che alla fine della loro permanenza all’Eliseo spinse François Mitterrand e Jacques Chirac a porsi il problema del loro ingresso nelle pagine dei libri di storia. Loro sapevano di essere vicini al capolinea.
Macron è logicamente convinto di essere alla conclusione di una tappa. Ha già dimostrato moltissimo, ma sa di avere ancora tante sfide da vincere. Ovviamente non potrà essere candidato per un terzo mandato, visto che la riforma costituzionale del 2008 è categorica nel proibire questa ipotesi. Ma, soprattutto in considerazione dell’età di Emmanuel Macron, vale la pena di sottolineare una circostanza : la Costituzione esclude i tre mandati « successivi », mentre l’attuale inquilino dell’Eliseo potrebbe perfettamente presentarsi alle presidenziali a partire dal 2032.
Certo una sua permanenza attiva, coronata dal successo, nella vita politica nazionale sarebbe un’eccezione in pia regola nella storia della Quinta Repubblica.
Charles De Gaulle si è dimesso nel 1969, abbandonando la vita politica. Georges Pompidou è morto nel 1974 durante il proprio mandato. Valéry Giscard d’Estaing è stato sconfitto nel 1981 quand’era ancora giovane e ha tentato in tutti i modi di tornare al vertice delle istituzioni, ma il suo massimo successo è stata la presidenza della Commissione comunitaria per la prepaarazione della Costituzione europea (poi bocciata nel 2005 per via referendaria dai suoi stessi connazionali). Chirac non si è ripresentato nel 2007 per un terzo mandato consecutivo, non avendo le condizioni fisiche né quelle politiche per farlo. In seguito, dopo l’entrata in vigore della riforma costituzionale sul numero dei mandati, nessun predecessore di Macron è riuscito a fare neanche un secondo quinquennio all’Eliseo : Nicolas Sarkozy è stato sconfitto nel 2012 da François Hollande, che nel 2017 non ha avuto neanche la forza per ripresentarsi, vista la sua assoluta impopolarità.
Macron ha ancora « tutta una vita davanti », ma certe decisioni dovrà comunque prenderle in tempi relativamente brevi. I francesi non gli perdonerebbero un passaggio, tra cinque anni, nel settore delle imprese private. Se lo facesse, perderebbe probabilmente ogni possibilità di tornare in gioco per l’Eliseo negli anni Trenta del Ventunesimo secolo. Potrebbe fare il filosofo, il presidente dell’Assemblea generale dell’ONU o il responsabile di una riflessione sulla salvezza del pianeta. Ma se tornasse ad avere nel consiglio d’amministrazione di una società privata, vorrebbe dire che ha deciso di stare lontano dalla politica attiva.
Per adesso Macron ha davanti a sé un compito relativamente facile e quattro molto difficili.
La probabile riconferma macronista alle elezioni legislative
Quello relativamente facile è avere una maggioranza affidabile nell’Assemblea nazionale che verrà eletta in giugno (in due turni, il 12 e il 19). Le opposizioni di destra e di sinistra sono scivolate verso le estreme, il che riduce di molto le loro possibilità di successo.
La galassia macronista è la sola area politica che può disporre realisticamente di una maggioranza all’Assemblea nazionale. Dominata da Jean-Luc Mélenchon, la sinistra parla di nuovo « governo popolare », ma la sua vera speranza è quella di fare in Parlamento un’opposizione più consistente che nel corso dell’utima legislatura. Proprio per bloccare questo progetto,
Macron ha scelto una prima ministra – la sessantunenne Elisabeth Borne – che viene dal Partito socialista e che è stata braccio destro di Ségolène Royal (mentre ambedue i primi ministri del primo quinquennio macronista venivano da destra).
I compiti davvero difficili sul cammino di Macron riguardano :
- la possibilità di svolgere un ruolo di mediazione rispetto all’Ucraina, dimostrando che la Francia e l’Europa non sono appiattite sulla posizione statunitense;
- l’assunzione di una vera leadership comunitaria anche dopo la fine dell’attuale semestre di presidenza francese dell’Unione europea (con la fine dell’èra Merkel la Germania sembra perdere un po’ del suo status di « ombelico d’Europa ») ;
- il rilancio economico malgrado l’ammontare del debito pubblico, che viaggia ormai su livelli molto superiori al cento per cento del Prototto interno lordo (siamo al 113 per cento e non è detto che sia finita) ;
- il rilancio della riforma pensionistica, che il prossimo Parlamento riprendera da zero, col rischio (anzi, con la quasi certezza) di una nuova ondata di scioperi e scontri sociali.
L’autunno francese potrebbe riscaldarsi, anche indipendentemente dai cambiamenti climatici.