“La difficile scommessa di Sanchez di fronte al successo delle destre” analizza le conseguenze del voto spagnolo verso la formazione di un nuovo bipolarismo con “Due coalizioni minoritarie difficilmente in grado di formare un governo stabile”. Molto probabilmente si andrà nuovamente Com recita l’occhiello “Verso nuove elezioni anticipate”. Il leader socialista in carica punta molto sulla sua Presidenza dell’Unione per proseguire la cosiddetta remontada ovvero la risalita dei consensi attraverso successi non solo di immagine ma anche risultati concreti e tangibili che potrebbero essere ottenuti in questi mesi dalla Presidenza spagnola e dall’Altro Rappresentante dell’Unione per la politica estera, il socialista spagnolo Josep Borrell.
Una scommessa quanto mai azzardata. Ma la tendenza al voto utile e alla formazione di un nuovo bipolarismo potrebbe nuovamente avvantaggiare il leader socialista mentre l’estrema destra di Vox è pronta di fronte ad un Partito Popolare diviso al suo interno in merito ad un’alleanza con la formazione di Santiago Abascal, temendo un “effetto all’italiana”, ovvero un ridimensionamento della destra moderata come quello subito in Italia da Forza Italia a favore di Fratelli d’Italia, se non a prendersi una rivincita, in ogni caso a vendere molto cara la pelle. La strategia di Vox potrebbe essere infatti quella di facilitare un accordo fra socialisti e nazionalisti catalani per poi denunciarlo e candidarsi a guidare l’opposizione in nome della lotta contro ogni forma di secessione e della salvaguardia dell’integralità territoriale del Regno di Spagna. Unitamente alla difesa della famiglia tradizionale e alla lotta contro i valori espressi dall’universo LGBT“.
Tutto lasciava presagire a quello che al di qua dei Piranesi verrebbe chiamato un raz-de-marée delle destre spagnole e come sta avvenendo negli ultimi anni in tutta Europa una secca sconfitta della sinistra logorata da lunghi anni di gestione della crisi o comunque da una tale percezione da parte dell’elettorato (prima in Francia, poi in Italia, ma parallelamente anche in Grecia, e nelle sue roccaforti nei paesi scandinavi) o data largamente sconfitta nei sondaggi (in Germania).
Nonostante molti osservatori giudichino positivamente l’azione del governo di Pedro Sanchez in particolare l’impegno per ridurre il lavoro precario trasformandolo in contratti a tempo indeterminato, pochi avrebbero scommesso sul risultato uscito dalle urne nella caldissima domenica di fine luglio.
Malgrado la forte affermazione del Partito Popolare Spagna e la tenuta del Partito Socialista, il risultato è stato quello di avere due blocchi contrapposti senza maggioranza assoluta: da un lato le destre a 171 seggi dall’altro sinistre e nazionalisti a 171 seggi.
I popolari crescono a scapito dell’estrema destra di Vox con cui sono però costretti a fare i conti se aspirano a governare con un esecutivo di minoranza.
I socialisti tengono complessivamente grazie al successo in alcune aree come la Catalogna ma i loro alleati delle sinistre unite alleate con Podemos perdono qualche seggio rendendo decisivi i seggi delle formazioni nazionaliste catalane e basche. Che, a loro volta, alzano il tiro rendendo molto difficile una trattativa per consentire al premier socialista uscente di perfezionare nuovamente un accordo di governo in particolare con JuntsxCa, ossia Uniti per la Catalogna
L’effetto di ritorno al bipolarismo dopo l’uscita di scena dei centristi moderati di Ciudadanos, ll forte ridimensionamento dell’estrema destra di Vox e a sinistra di Podemos, sembrerebbe spianare la strada all’ennesimo scioglimento delle Camere e al voto entro la fine del 2023 mentre nel frattempo il governo uscente dovrebbe rimanere in carica non solo per gli affari correnti ma perché in questo momento la Spagna assume il semestre di Presidenza dell’Unione europea
Analizziamo da vicino il voto per la Camera dei Deputati (al Senato le destre sono largamente maggioritarie) osservando come insieme ad un ritorno del bipolarismo cresce il tasso di partecipazione al voto di 4 punti percentuali salendo al 70,4 per cento.
I risultati delle formazioni politiche nazionali entrate in Parlamento alla Camera dei Deputati
- Il Partido Popular di Alberto Núñez Feijóo grazie ai voti provenienti dall’estrema destra conquista il 33,05 per cento dei suffragi ovvero, 12,7 punti percentuali in più rispetto alle elezioni politiche precedenti conquistando 137 seggi in parlamento, ovvero guadagnando 48 seggi.
- Anche i socialisti di Pedro Sánchez crescono di 3,7 punti percentuali ottenendo il 31,7 per cento dei voti e 121 seggi, guadagnandone 1.
- Al terzo posto rimane l’estrema destra di Vox guidata da Santiago Abascal con il 12,39 per cento dei voti e 33 seggi. Il calo subito è del 2,7 per cento dei voti con un saldo negativo di 19 seggi
- Anche Sumar la coalizione fra le sinistre e Podemos guidata da Yolanda Díaz al quarto posto con il 12,3 per cento e 41 seggi perde complessivamente 3 punti percentuali con un saldo negativo di 7 seggi
Il calo delle formazioni nazionaliste
La tendenza al bipolarismo non penalizza solo formazioni politiche organizzate su scale nazionale come Vox e Sumar ma anche le formazioni nazionaliste e quelle regionaliste presenti nelle Comunità autonome in Catalogna, nei Paesi Baschi, in Galizia o nelle Canarie
- Catalogna. Per quanto riguarda le liste delle formazioni nazionaliste viene quasi dimezzato il gruppo parlamentare della Sinistra Repubblicana di Catalogna di Gabriel Rufián perde ben 6 seggi mantenendone 7, scendendo dal 3,6 per cento all’1,89 per cento con una perdita di 1,7 punti percentuali. Anche Junts (Uniti per la Catalogna), sotto la nuova guida di Míriam Nogueras scende dal 2,6 per cento all’1,6 conquistando 7 seggi, 1 in meno (guadagnando come tale 3 seggi in più ma perdendo i 4 seggi conquistati nelle elezioni precedenti dal Partito Democratico Europeo Catalano . Complessivamente le formazioni nazionaliste catalane ottengono 14 seggi perdendone 7. Ai quali si devono aggiungere i due seggi persi dalla Candidatura di Unità Popolare (CUP-PR)
- Paesi Baschi Le due principali formazioni basche mantengono invece complessivamente gli stessi seggi (11) ma si rovesciano i rapporti di forza: EH Bildu di Mertxe Aizpurua, , la formazione delle sinistre nazionaliste basche strappa un seggio a EAJ-PNV, ovvero il Partito nazionalista Basco di Aitor Esteban
- Perde uno dei suoi due seggi l’Unione del Popolo Navarro (UPN) di Alberto Catalán. Mentre rimangono in Palamento con 1 proprio seggio Coalizione Canaria di Cristina Valido e il Blocco Nazionalista Galiziano di Néstor Rego, al contrario del Partito Regionalista di Cantabria che perde il proprio rappresentante alla Camera dei Deputati.
Due coalizioni minoritarie difficilmente in grado di formare un governo stabile
Nessuna delle due coalizioni virtuali otterrebbe la maggioranza assoluta.
A Sanchez per ottenere la fiducia attraverso un governo di maggioranza relativa non basterebbe più l’eventuale astensione dei nazionalisti catalani di JuntsxCa, ovvero Uniti per la Catalogna. Astensione del tutto improbabile qualora il Partito Popolare raggiungesse un’intesa con Vox e con altre formazioni regionaliste minori
Si va dunque molto probabilmente verso nuove elezioni anticipate.
Il leader socialista in carica punta molto sulla sua Presidenza dell’Unione per proseguire la cosiddettaremontada ovvero la risalita dei consensi attraverso successi non solo di immagine ma anche risultati concreti e tangibili che potrebbero essere ottenuti in questi mesi dalla Presidenza spagnola e dall’Altro Rappresentante dell’Unione per la politica estera, il socialista spagnolo Josep Borrell.
Una scommessa quanto mai azzardata. Ma la tendenza al voto utile e alla formazione di un nuovo bipolarismo potrebbe nuovamente avvantaggiare il leader socialista mentre l’estrema destra di Vox è pronta, di fronte ad un Partito Popolare diviso al suo interno in merito ad un’alleanza con la formazione di Santiago Abascal,temendo un “effetto all’italiana”, ovvero un ridimensionamento della destra moderata come quello subito in Italia da Forza Italia a favore di Fratelli d’Italia, se non a prendersi una rivincita, in ogni caso a vendere molto cara la pelle. La strategia di Vox potrebbe essere infatti quella di facilitare un accordo fra socialisti e nazionalisti catalani per poi denunciarlo e candidarsi a guidare l’opposizione in nome della lotta contro ogni forma di secessione e della salvaguardia dell’integralità territoriale del Regno di Spagna. Unitamente alla difesa della famiglia tradizionale e alla lotta contro i valori espressi dall’universo LGBT.