Cinema

Democrazia Futura. Jean-Luc Godard (1930-2022), la scelta di andarsene

di Italo Moscati, scrittore, sceneggiatore, regista, critico televisivo critico teatrale e critico cinematografico italiano |

Visto da vicino il ricordo di Italo Moscati per Democrazia Futura del capostipite della Nouvelle Vague.

Italo Moscati

A poco più di un mese dalla scomparsa avvenuta tramite suicidio assistito Italo Moscati ha scritto per Democrazia futura “Un ricordo del capostipite della Nouvelle Vague” sottolineando come “I morti occupano il cinema da anni e continuano. Jean-Luc Godard, il regista-mito, ha scelto di andarsene, non si sa bene dove, non è il solo. I nostri italiani se ne sono andati anche loro, non troppo in là, continuano a comparire, ad esempio Mario Monicelli e Carlo Lizzani, che si sono buttati dalla finestra, con il salto nel vuoto… L’effetto della lunga storia dei lanci che sono inesorabili contempla il loro lungo viaggio in crescita …”.

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I morti occupano il cinema da anni e continuano. Jean-Luc Godard, il regista-mito, ha scelto di andarsene, non si sa bene dove, non è il solo. I nostri italiani se ne sono andati anche loro, non troppo in là, continuano a comparire, ad esempio Mario Monicelli e Carlo Lizzani, che si sono buttati dalla finestra, con il salto nel vuoto… L’effetto della lunga storia dei lanci che sono inesorabili contempla il viaggio in crescita…

Jean-Luc Godard

Ma restiamo a Godard.  L’ho conosciuto a Roma. Era venuto per un film documentario “Lotte in Italia[1], e dovevamo collaborare per la televisione e il cinema libero, erano gli anni Settanta.

Gli piaceva l’Italia che lo aveva caro, e lo teneva caro, e gli attribuì il Leone d’oro alla carriera nel 1982 e nuovamente il Leone d’Oro  al miglior film l’anno successivo, nel 1983 per Prénom Carmen.

Era famoso per la sua genialità e le parole felpate, erre moscia, sigaretta incollata, occhi per le ragazze. E le ragazze lo circondavano e più di loro i giovani cineasti stanchi dei vecchi italiani e si sporgevano per il francese sibilante di un grande regista.

Era grato dei soldi italiani e delle vedute di tutti i luoghi sul Mediterraneo che avrebbe potuto utilizzare per le sue opere. Si era Impegnato nella sua visione del ciak d’autore con la battuta “questa è la condizione della cinematografica: bisogna vivere piuttosto che durare”.

Era velocissimo e spiritoso. Ricordo che quando lesse il titolo italiano assegnato al suo film documentario Lotte in Italia si mise a ridere. Rise molto della parola “Lotte…” che gli parve perfetto essendo stato il nome attribuito alle prostitute a Roma pronunciato da tedeschi nel centro della città. Aveva riso molto anche girando l’anno prima, nel 1969, il Vento dell’Est[2] con Gian Maria Volonté.

Vinceva senza fatica numerosi premi. In Italia prima del Leone d’oro per Prénom Carmen aveva già ottenuto due Leoni d’argento nel 1962 per Questa è la mia vita[3] nel 1967 per La cinese[4]. Ed ebbe un forte impatto nel nostro ambiente anche più tardi con altri lungometraggi quali Nouvelle Vague del 1990[5] o, più tardi, Eloge de l’amour[6] nel 2001.

Jean-Luc nell’aprile 2021 firma un appello su Liberation dopo l’arresto e l’immediata scarcerazione In libertà vigilata di una decina di ex terroristi italiani ed ex terroristi italiani rifugiati in Francia, ex militanti di gruppi  eversivi[7].

Col tempo – anche lui nato nel 1930 come Jean Louis Trintignant – a Parigi da una ricca famiglia protestante di origine svizzera, decide il 13 settembre 2022 di ricorrere al suicidio assistito nella sua casa di Rolle in Svizzera, i giornali rivelano: “Non era malato, era solo esausto. E’ stata una sua decisione e per lui era importante che si sapesse…”

Il cinema suo[8] è nelle sale come rivelazione


[1] Lotte in Italia è un film del 1970 realizzato dal Gruppo Dziga Vertov (Jean-Luc Godard e Jean-Pierre Gorin).Il film fu commissionato dalla Rai ma in seguito rifiutato. Venne così realizzato con l’ausilio di produttori privati (Cosmoseion, Roma; Anouchka Films, Parigi). Note della redazione

[2]Vento dell’est (Le Vent d’est) è un film del Gruppo Dziga Vertov attribuibile a Jean-Luc Godard, Jean-Pierre Gorin e a Gérard Martin, del 1970. La trama racconta di una ragazza italiana presunta rivoluzionaria che in realtà cade preda dell’ideologia borghese. Nel 1969 Godard, Roger e Wiazemsky partono insieme al leader studentesco Daniel Cohn-Bendit per Roma, dove hanno intenzione di lavorare a un “western politico”, o meglio un “western gauchiste spaghetti”, con Gian Maria Volonté come attore protagonista. Nel progetto di Vento dell’est viene coinvolto anche il regista Marco Ferreri attivista di Lotta Continua. I finanziamenti sono importanti, 220 mila dollari, il budget più alto di cui Godard abbia disposto fino a questo momento.

[3] Questa è la mia vita (Vivre sa vie) è un film del 1962 scritto e diretto da Jean-Luc Godard, interpretato da Anna Karina, all’epoca moglie del regista, vincitore anche del premio speciale della giuria alla 27ª Mostra di Venezia. Il film prende spunto da un’inchiesta giornalistica, Où en est… la prostitution? del giudice Marcel Sacotte, pubblicata nel 1959, che analizza almeno duemila casi di prostituzione a partire dall’anno 1950.

[4] La cinese (La Chinoise) è un film del 1967 diretto da Jean-Luc Godard. Il soggetto è ispirato al romanzo La cospirazione di Paul Nizan, descrive un gruppo di giovani rivoluzionari maoisti parigini alla vigilia del Sessantotto.

[5] Nouvelle Vague è un film del 1990 diretto da Jean-Luc Godard; tutti i dialoghi e anche le battute di voce off sono citazioni poetiche e letterarie tratte da vari autori, per citare solo alcuni: Georges Bataille, Raymond Chandler, Fëdor Dostoevskij, William Faulkner, André Gide, Ernest Hemingway, Karl Marx, Arthur Rimbaud, Jean-Jacques Rousseau, Arthur Schnitzler, Mary Shelley e soprattutto Dante Alighieri. La visione del film è scandita da didascalie in caratteri bianchi su sfondo nero, di solito in latino e talvolta tradotte in francese, che rappresentano una sorta di divisione in brevi capitoli.

[6] Éloge de l’amour è un film francese diretto da Jean-Luc Godard, uscito nel 2001. Le riprese sono di Julien Hirsch e Christophe Pollock. Dobbiamo a Godard la seguente citazione: “I film dovrebbero avere un inizio, una metà e una fine, ma non necessariamente in quest’ordine”. Questo aforisma è illustrato in questo film.

[7] L’appello rivolto a Emmanuel Macron si intitola: “Presidente, rispetti l’impegno della Francia nei confronti degli esiliati italiani”. Nel documento si cita anche la tragedia Orestea di Eschilo.  Fra I firmatari lo scrittore e drammaturgo Jean-Christophe Bailly, l’attore Charles Berling, l’attrice Valéria Bruni-Tedeschi, e il premio Nobel Annie Ernaux e il regista Costa-Gavras,. Nell’appello si sottolinea: “Forse voi non avreste preso la decisione (adottata da Mitterrand, ndr). Ma il contesto era diverso, la ‘strategia della tensione’ era ancora viva, i giuristi francesi erano spesso perplessi per le ‘leggi speciali’ su cui si basavano le procedure italiane. Qualsiasi possa essere l’opinione su questa eredità converrete che non si può risalire il corso del tempo, né cambiare gli avvenimenti del passato”. I firmatari spiegano che tutte le decine di persone uscite dalla clandestinità “hanno rispettato il loro impegno a rinunciare alla violenza”. Libération ospiterà sulle sue colonne un articolo di Luciano Violante che invece difende la memoria delle vittime dei terroristi. Il titolo è: “Anche le vittime delle Brigate Rosse avrebbero voluto ricostruire le loro vite”.

[8] Nel prossimo numero Democrazia futura tornerà sul principale interprete della Nouvelle Vague del cinema francese a cavallo fra la metà degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta con un’analisi di Luca Archibugi.  Sul primo Godard ci preme segnalare la monografia scritta negli anni Settanta dal compianto Alberto Farassino, Godard, Firenze, La Nuova Italia, Il Castoro Cinema, 151 p

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