Posizionamenti

Democrazia Futura. Il significato della visita di Stato del presidente Mattarella in Svizzera

di Alberto Leggeri, geografo svizzero |

Riflessione di Alberto Leggeri per stimolare un interessante dibattito su quanto succede in Europa.

Alberto Leggeri

Alberto Leggeri, geografo svizzero presenta con una “riflessione molto personale per stimolare un interessante dibattito su quanto succede in Europa” torna su “Senso e significato della visita di Stato del presidente Mattarella in Svizzera” sottolineando come la guerra in Ucraina abbia aperto ” un dibattito su un tema fino a poco tempo fa quasi un tabù: ci si deve schierare con l’Europa, meglio, con la Nato, o va ribadita e rivitalizzata la tradizionale neutralità? È un tema delicato che si è appena abbozzato a livello politico, ma che col perdurare dei conflitti nel Continente è destinato a diventare centrale”.

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Il 29 novembre 2022 si è tenuta la visita di stato in Svizzera da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per sottolineare gli amichevoli legami che accomunano i due Paesi contigui, il Presidente è stato accolto dal Consiglio Federale in corpore e il Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, nel suo discorso di benvenuto ha ricordato gli intensi scambi che intercorrono fra Italia e Svizzera, rilevando pure l’importanza di queste visite per rafforzare l’italianità, componente importante dell’identità del nostro Paese. Al centro dei colloqui c’erano le relazioni bilaterali, la politica europea, la sicurezza nel Continente e altri temi bilaterali.

Per dar corpo alla riflessione su questa visita, sarebbe utile fare un cenno sulla storia delle relazioni italo-svizzere dal dopoguerra ad oggi, ma trattandosi di un articolo inerente un evento particolare, mi limito a rilevare che fra i due Paesi vige un sostanziale e forte sentimento di amicizia, anche dovuto ad una comunità culturale che unisce l’Italia alla Svizzera e questo fatto non è dovuto solo alla presenza di una parte del territorio svizzero fieramente italofono, ma anche perché proprio in questo periodo si è verificata una forte immigrazione italiana anche nelle parti germanofone e francofone della Svizzera d’oltralpe. La metà degli svizzeri italofoni vivono nella Svizzera Italiana (a Sud delle Alpi), l’altra metà vive oltralpe e mantiene forti legami con la cultura italiana anche tramite i media svizzeri di lingua italiana e quelli italiani proposti in particolare tramite i canali televisivi.  

Sarebbe pure necessario un cenno sulla storia delle relazioni fra la Svizzera e l’Unione europea, per lo meno a partire dalla bocciatura (nel 1992, con un risicato 50,3 per cento di contrari) da parte del popolo svizzero dell’adesione allo “Spazio economico europeo”. Mi limito per ora a rilevare che questi rapporti sono caratterizzati da continui alti e bassi, tentennamenti e tentazioni da parte di vari partiti politici che interpretano in modo non lineare i vari interessi svizzeri verso l’Europa e i vantaggi o gli svantaggi dell’integrazione economica europea.

Una neutralità oggi messa in discusione da chi vuole scherarsi con l’Europa, meglio con la Nato

Infine rilevo che un caposaldo della politica estera svizzera era finora la quasi mitica “neutralità” svizzera, che come vedremo più avanti, oggi è messa in discussione dalle ripercussioni di quanto avviene attorno al Paese e anche oltre. Insomma, non siamo insensibili a quanto accade nel mondo, anzi, avendo un’economia molto “estroversa”, l’apertura sul mondo diventa per noi sempre più marcata e vitale. La Svizzera non fa parte della Nato, mentre l’Italia ne è membro influente e vi svolge un ruolo determinante, specie per quel che concerne l’area mediterranea. Penso che uno dei temi trattati durante la visita, sia stato appunto dedicato anche allo stato dell’Alleanza atlantica e degli equilibri che la caratterizzano in questa fase storica, oltre al nuovo ruolo che la Nato gioca nell’area complessiva del continente europeo. Con la guerra in Ucraina si sono accelerati i cambiamenti in atto nello scacchiere europeo: dapprima si è verificato un crescente allargamento della Nato verso Est (Polonia e altri Paesi un tempo nell’orbita sovietica) e soprattutto in tempi recentissimi essa si è allargata pure verso Nord (con Svezia e Finlandia che da paesi sin qui neutrali, hanno chiesto formalmente l’adesione). Di fronte a queste dinamiche né la Svizzera e neppure l’Italia potevano e possono stare a guardare: la Svizzera è formalmente neutrale sin dal trattato di Parigi del 1815 e pur non partecipando da allora ad alcun conflitto armato fra Stati, essa si definisce con una  “neutralità armata”, dunque possiede un esercito (di milizia), oggi organizzato ed armato secondo i criteri vigenti nella Nato.

L’esercito svizzero fino a pochi anni fa, era pure un forte elemento di aggregazione e di promozione dell’identità nazionale di un popolo caratterizzato da almeno quattro culture linguistiche diverse. Al momento attuale, fattori interni (come la crescente tendenza del popolo svizzero a per lo meno ridimensionare se non ad abolire l’esercito, oppure all’opposto, la volontà di riaffermare la neutralità anche tramite un esercito forte e preparato, insomma contrapposizioni fra sinistra progressista e destra conservatrice) e fattori esterni (come l’evidente rivitalizzazione di una sorta di Guerra Fredda in Europa), hanno aperto un dibattito su un tema fino a poco tempo fa quasi un tabù: ci si deve schierare con l’Europa, meglio, con la Nato, o va ribadita e rivitalizzata la tradizionale neutralità? È un tema delicato che si è appena abbozzato a livello politico, ma che col perdurare dei conflitti nel Continente è destinato a diventare centrale. E sicuramente è un aspetto che interessa molto anche i nostri vicini, in particolare l’Italia. 

Il nuovo interesse degli Stati Uniti verso l’Europa Nord’orientale ma a scapito del Mediterraneo

Venendo all’Italia, essa ha sin qui svolto, in seno alla Nato l’importante ruolo di “gendarme” nell’area mediterranea, ospitando importanti basi dell’Alleanza e svolgendo compiti diretti di “peace-keeping” nell’aera (dai Balcani al Libano, ecc.). Anche in quest’area si notano importanti cambiamenti: la Turchia, pur facendo parte del Patto atlantico, guarda con crescente interesse alle repubbliche Centro-Asiatiche (forse qualcuno rincorre il miraggio della rinascita del Sultanato dei popoli turcofoni) e flirta con la Russia di Vladimir Putin e pure coi cinesi (la nuova Via della Seta, dovrebbe avere importanti capolinea anche da quelle parti). Gli Stati Uniti d’America dopo la caduta dell’URSS e la crescente potenza economica (e non solo) della Cina, guardano con grande attenzione verso l’area del Pacifico. Questo ha avuto come conseguenza nella politica estera americana la graduale perdita d’importanza dello scacchiere europeo.

Oggi, con la guerra in Ucraina, Putin ha – forse involontariamente –  stimolato un nuovo interesse degli Stati Uniti verso l’Europa, e questo mutamento di atteggiamento ha fatto sì che aumentasse in particolare l’importanza e il ruolo dello scacchiere dell’Europa Nord-orientale, forse a scapito di quello del Mediterraneo.

La visita di Mattarella non è solo avvenuta per manifestare e rafforzare l’amicizia fra Italia e Svizzera, ma -presumo- che nelle segrete stanze della diplomazia si sia discusso anche delle questioni relative al ruolo della Svizzera nel contesto dell’Unione europea, ma anche quello di rafforzare la compattezza e il peso politico/strategico del Sud dell’Europa: Italia, Spagna, in una certa misura la Francia e possibilmente anche col concorso della Svizzera. Con l’entrata di Svezia e Finlandia nella NATO, in Svizzera si è verificato – anche sulla stampa – un certo smarrimento: si è rimasti l’unico Paese di una certa rilevanza, che rivendica e pratica la neutralità, ma come detto, vi è una crescente propensione ad allinearsi alla politica della NATO o per lo meno a porre in agenda anche questo tema.

L’evoluzione del dibattito politico interno sulla posizione della Svizzera nei destini dell’Europa e dell’Occidente

Su questo argomento a livello politico interno, si manifestano segnali contrastanti: la destra nazionalista (in primis l’UDC/SVP – Unione Democratica di Centro, Schweizerische VolksPartei) fa della neutralità una bandiera da difendere ad ogni costo e fa leva su un sentimento “nazionale” che in realtà è piuttosto discutibile: il nostro non è uno Stato nazionale in senso stretto, ma uno Stato “volontario” formato da di varie nazioni (culture diverse) che hanno deciso di vivere assieme in un ordinamento fortemente federale (in tedesco si parla di Willens-Nation) . Le altre formazioni politiche pencolano fra un’apertura all’Europa Unita (specie i socialisti ed un consistente a parte – quella dei grandi interessi economici – dei Liberali) e un’apertura verso la Nato (e gli Stati Uniti d’America), che evidentemente disorienta il popolo che nella nostra realtà di democrazia diretta è chiamato ad esprimersi più volte all’anno su argomenti che in altri Paesi sarebbero di pertinenza parlamentare.

Evidentemente quanto succede attorno al nostro Paese non ci lascia indifferenti anche se “neutri”, per cui vi è una necessità, non sempre espressa con chiarezza e decisione, di allinearsi, di prender posizione e parte ai destini dell’Europa o dell’Occidente in senso lato. Credo che di fronte a queste incertezze, la visita di Mattarella abbia stimolato la riflessione della politica svizzera su questi temi cruciali: si tratta in sostanza di valutare per bene e approfonditamente su dove vogliamo andare e con chi.

Conclusioni

La Svizzera è nel Sud dell’Europa ed è un “ponte” fra l’area mediterranea e il Centro-Europa germanofono e anche più a Nord. Pur essendo maggioranza linguistica, la parte svizzero tedesca in qualche modo “teme” la Germania e non solo perché è stata causa di ben due guerre mondiali, ma perché gli svizzero-tedeschi sono molto fieri del loro “essere svizzeri” e parlano -persino nelle lezioni universitarie- orgogliosamente lo Schwitzerdütsch, una coinè regionale, che è più di un dialetto.

Con un’adesione all’Unione europea, essi temono forse di essere risucchiati e neutralizzati dalla cultura germanica. Da parte sua ritengo che anche l’Italia abbia (o tema di avere) uno o più problemi nell’ambito delle relazioni internazionali europee. Non ha certo problemi di identità, quanto piuttosto di “peso” politico, economico ma anche strategico a cui deve porre rimedio cercando alleanze e sostegno. La Svizzera, seppure con una porzione minoritaria, fa parte a giusto e pieno titolo della cultura italiana nel mondo, quindi è essenziale non solo coltivare rapporti di buon vicinato con l’Italia, ma ci si deve impegnare per promuovere assieme l’identità italiana verso le altre componenti linguistiche e culturali del continente europeo. Penso – e spero – che durante la visita di Mattarella in svizzera si sia parlato anche di questi temi.

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