Il conflitto

Democrazia Futura. Il risorgimento Ucraino

di Stefano Rolando, insegna Comunicazione pubblica e politica all’Università IULM. Condirettore di Democrazia futura e membro del Comitato direttivo di Mondoperaio |

Come la guerra di invasione e liberazione ha creato uno Stato, nel vero senso della parola.

Stefano Rolando

Partendo da un editoriale di Sergio Fabbrini uscito su Il Sole 24 Ore, Stefano Rolando disegna un parallelismo fra quanto avvenuto con il nostro Risorgimento e la guerra di liberazione del popolo ucraino[1]  . “Questa guerra di invasione e liberazione ha creato uno Stato, nel vero senso della parola. La sua identità, la sua distinzione, la sua  lingua e cultura, la sua autodeterminazione, alla fine anche la tenuta di una classe dirigente che ha ancora da abbattere vizi e impreparazioni, ma che ha fatto – aggiunge Rolando – la sua dura e drammatica università di maturazione statuale e morale”.

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La guerra ha fatto dell’Ucraina un vero Stato. Il tema degli italiani che hanno derubricato la grave situazione di guerra dalle loro preoccupazioni – come varie demoscopie indicano – hanno qui l’argomento lampante di una analogia con la loro storia di divisioni, invasioni, liberazioni che va sotto il nome di Risorgimento.  Una storia che ha portato molti paesi europei al senso di appartenenza all’Unione Europea. Che è anche oggi il destino dell’Ucraina.

Questo primo anniversario di guerra fa una certa impressione.

Il compimento del primo anno di guerra che Vladimir Putin, presidente della Russia, ha voluto e proclamato invadendo il 24 febbraio del 2021 il territorio dell’Ucraina.

Uno stato libero e indipendente, ma con due svantaggi storici:

  • essere troppo vicino alla Russia (la stessa sfortuna che i messicani del tempo di Pancho Villa esprimevano per il Messico “così lontano da Dio e così vicino agli Stati Uniti”);
  • essere stato parte così intima della storia russa, fino al punto che Kiev ebbe un’epoca da capitale stessa della Russia.

Questa prossimità ci ricorda la storia della formazione del nostro stesso Stato, l’Italia.

Tutto il nostro Risorgimento è ispirato all’idea di cacciare l’invasore, di riprendere in mano i destini di un Paese troppo a lungo frammentato, diviso, occupato da paesi a rotazione: i francesi, gli spagnoli, gli arabi, gli austriaci, eccetera.

Dante aveva vagheggiato l’italianità – linguistica e politica – ma il sogno di far corrispondere l’unità nazionale all’unità geografica, così evidente guardando appunto una carta geografica, secolo dopo secolo ha dovuto attendere la formazione di una cultura dell’indipendenza, la formazione di un pensiero popolare, la creazione di una classe dirigente, la condivisione persino delle maggiori potenze europee.

E, alla fine, soprattutto, la determinazione anche militare degli italiani.

La creazione di uno stato in virtù della guerra di invasione / liberazione

Cambiate tutto ciò che va cambiato nel corso del tempo – tecnologie, globalizzazione, geopolitica, economia, quant’altro – ecco in breve anche la storia dell’Ucraina.

Che – come scrive Sergio Fabbrini nel suo editoriale del 20 febbraio su Il Sole 24 ore[2], come sempre ben calibrato – vede l’anno di guerra compiersi forse con incertezza di esiti militari e riguardo a territori ancora contesi, ma mettendo in rilievo una cosa chiara e precisa: questa guerra di invasione e liberazione ha creato uno Stato, nel vero senso della parola.

La sua identità, la sua distinzione, la sua lingua e cultura, la sua autodeterminazione, alla fine anche la tenuta di una classe dirigente che ha ancora da abbattere vizi e impreparazioni, ma che ha fatto la sua dura e drammatica università di maturazione statuale e morale.

La richiesta di adesione all’Unione europea in condizioni “alla pari” con gli altri membri

Questa è la ragione per cui l’Ucraina si candida a buon diritto come membro dell’Unione europea in una condizione diciamo “alla pari”.

Venendo per questa ragione naturalmente accettata da paesi e popoli che in un modo o nell’altro hanno avuto nei secoli la stessa storia, la stessa forgiatura.

Altra soluzione non c’è. Sarebbe antistorica. Per questo va sorretta la resistenza, anche con le armi.

Come fu il nostro Risorgimento che ebbe aiuti e incoraggiamenti. Li ebbe il Piemonte per concorrere a liberare il lombardo-veneto dagli austriaci anche con l’appoggio francese.

Li ebbe il Mezzogiorno per concorrere a liberare mezza Italia dai Borboni grazie all’impresa di Garibaldi sostenuta dagli inglesi.

La guerra è miseria e uccide la verità. Certamente. Da Eschilo a oggi questo è lo sguardo degli uomini e delle donne civili.

Ma la resistenza contro l’invasione e per la libertà si riconosce nel mondo come il grande processo di de-colonizzazione che ha formato coscienza di sé e competenze moderne per reggere il ruolo indipendente che è l’assioma su cui si fonda un’unione che è stata impossibile per secoli ma poi, nel Novecento, si è fatta: l’Unione europea.

Gli italiani e la guerra a poche ore di casa

Ora pare che gli italiani abbiamo un po’ accantonato la preoccupazione per questa guerra che si svolge alle porte dell’Europa, dunque davanti a casa loro. Altre preoccupazioni – magari un po’ egoistiche – sono segnalate.

Ma sarebbe inutile mandare i figli a scuola, festeggiare le date della nostra fierezza (il 25 aprile, il 2 giugno, il 4 novembre), se non vedessimo in questo terribile compimento dell’anno di guerra lo specchio di una nostra stessa storia.

In cui c’è modo ovviamente per avere pietà e dispiacere – pari dispiacere – per i 200 mila ragazzi russi mandati a morire in questo progetto folle, avviato e condotto con gli occhi rivolti al passato.

Il discorso alla nazione di Vladimir Putin del 24 febbraio 2022 aveva la stessa retorica del Mein Kampf. Ci assediano, ci accerchiano, ci vogliono morti…

Come Adolf Hitler sognava la riscossa tedesca dopo le dure punizioni alla Germania stabilite a Versailles (italiani e inglesi dissero che erano pericolose, ma Georges Clemenceau rispose che i francesi avevano un morto in ciascuna casa a causa della guerra), così Vladimir Putin  ha sognato per anni il recupero di forza e perimetro dell’impero dopo lo sfascio del comunismo. Non per tornare al comunismo, ma alla vera restaurazione, a cento anni prima, allo zarismo.

Per questo l’annotazione di Sergio Fabbrini ci offre una chiave interpretativa che agli italiani dovrebbe suonare forte, molto forte.

“Bisogna ammettere che la guerra russa – ha scritto – ha creato uno Stato che non c’era, l’Ucraina. Un processo di costruzione statale non dissimile da quello esperito dall’Europa nel passato”.

Strano che al nostro governo “nazionalista” – forse a causa delle liti interne tra alleati sull’argomento – non fosse venuto in mente questo pensiero. Strano che nessuno avesse pronunciato sino ad ora la parola Risorgimento – ho pensato leggendo queste considerazioni giuste[3]..

Un appello mazziniano e garibaldino alla “sinistra che non c’è più

Non sarebbe strano se gli eredi veri della tradizione mazziniana e garibaldina – diciamo pure la sinistra che praticamente non c’è più – anziché farfugliare su Zelen’sky a Sanremo, mentre il re e il Parlamento d’Inghilterra ricevevano il premier ucraino con tutti gli onori così come il Parlamento europeo gli tributava il più lungo applauso della legislatura, provassero a parlare agli italiani con il linguaggio della loro stessa storia.  

Riportare in agenda il tema delle sorti dell’Ucraina è argomento di pari importanza rispetto a quelli su cui ci apprestiamo a discutere da qui alle prossime elezioni europee.

Chi dice le bollette, chi dice il superbonus, chi dice il nuovo debito, chi le vicende di qualche sottosegretario non all’altezza, chi altro, il tanto “altro” che quotidianamente la cronaca propone. Su questa vicenda gravissima ma destinata ad evolvere, dovremmo provare ad avere un pensiero degno delle pagine forti della nostra stessa evoluzione collettiva.


[1] Dapprima pubblicato come podcast il. 21 febbraio 2023 ne Ilmondonuovo.club. Cf. https://www.ilmondonuovo.club/il-risorgimento-ucraino/.

[2] Sergio Fabbrini, “Con la guerra russa è nato lo stato ucraino”, Il Sole 24 ore, 20 febbraio 2023.

Cf. https://www.ilsole24ore.com/art/con-guerra-russa-e-nato-stato-ucraino-AEOo9ZpC?refresh_ce=1

[3] Ritornando a posteriori su questo testo, per il riutilizzo in questo dossier, è giusto prendere atto che il discorso della presidente Meloni a Kiev rivolto direttamente al presidente Zelens’kyj ha avuto un incipit proprio centrato con il parallelo con il nostro Risorgimento.

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