Pier Virgilio Dastoli commenta nella sua veste di Presidente del Movimento Europeo Italia Il Rapporto sulla revisione del Trattato di Lisbona” adottato il 22 novembre dal Parlamento europeo. Dall”Analisi del voto le prospettive future non sembrano incoraggianti per coloro che auspicano un’ampia riforma del trattato. “Se gli attuali deputati europei non sono stati capaci di dare una risposta adeguata, dovremo rivolgerci – questa è l’opinione di Dastoli – alle opinioni pubbliche, alla società civile, alle cittadine e ai cittadini europei per avviare una mobilitazione che spinga i partiti politici europei a svolgere quel ruolo che è stato affidato loro dal Trattato di Lisbona per formare la coscienza europea delle nostre opinioni pubbliche”.
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Nel quadro di una sessione carica di discussioni e di decisioni che hanno suscitato forti divisioni fra le forze politiche soprattutto in materia ambientale (pesticidi e imballaggi), il Parlamento europeo ha adottato[1] il 22 novembre 2023 il rapporto[2] elaborato da cinque relatori della Commissione affari costituzionali in un anno di elaborazione senza trasparenza e senza dibattito pubblico, sottovalutando anche la necessità di coinvolgere in questo lavoro società civile e cittadini che avevano partecipato alla Conferenza sul futuro dell’Europa.
Il risultato del voto, al di là dei contenuti del testo emerso dalle decisioni del Parlamento europeo, indica purtroppo che l’orientamento di una pur limitata maggioranza degli attuali deputati eletti nel Parlamento europeo sembra essere ostile o nutrire almeno molti dubbi su un’ampia riforma del Trattato di Lisbona.
Su 705 parlamentari, un centinaio ha deciso di non partecipare al voto, 44 si sono astenuti, 274 hanno votato contro e 291, cioè il 40 per cento dell’Assemblea, ha votato a favore, calcolando che i deputati dei cinque gruppi che si erano espressi a favore nella Commissione affari costituzionali sono globalmente 440.
Una analisi dei voti individuali ci indica anche gli orientamenti dei gruppi politici nell’Assemblea.
Si dovrebbe riflettere sulle ragioni per cui si è arrivati a questo risultato e sulla strada che debba essere percorsa da qui alle elezioni europee e dopo di esse per far cambiare rotta all’Unione europea in una situazione in cui appare chiaro a tutti che l’Unione europea non è in grado di far fronte alle sfide interne ed esterne e che i Trattati di Lisbona firmati nel 2007 non sono lo strumento adeguato per far fronte a queste sfide.
Se gli attuali deputati europei non sono stati capaci di dare una risposta adeguata, dovremo rivolgerci alle opinioni pubbliche, alla società civile, alle cittadine e ai cittadini europei per avviare una mobilitazione che spinga i partiti politici europei a svolgere quel ruolo che è stato affidato loro dal Trattato di Lisbona per formare la coscienza europea delle nostre opinioni pubbliche.
Il Movimento Europeo intende proseguire su questa strada e lancerà un appello ad un’ampia mobilitazione che abbia come sbocco l’avvio di un processo democratico costituente.
Nelle prossime settimane occorre evitare i rischi di contestazioni procedurali da parte del Consiglio e del Consiglio europeo come è avvenuto per la risoluzione adottata dal Parlamento europeo nel giugno 2022 dopo le conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa per l’apertura di una fase di riforma del sistema europeo, avviare una verifica sul rapporto adottato il 22 novembre, in particolare su alcuni aspetti essenziali per l’efficacia e il carattere democratico dell’Unione europea come le sue finanze e il processo decisionale usciti indeboliti dal voto in aula, prima che si apra un processo di revisione dei Trattati, gettare le basi per la costruzione di un sostegno largamente maggioritario alla prospettiva di un approfondimento del processo di integrazione necessario per consentire all’Unione di affrontare complesse sfide geopolitiche e rendere possibile l’adesione di nuovi Paesi dando un seguito effettivo agli orientamenti e alle raccomandazioni della Conferenza sul futuro dell’Europa.
Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) stabilisce poi all’articolo 231 che “Il Parlamento europeo decide alla maggioranza dei voti espressi salvo disposizioni contrarie dei Trattati” e cioè sia del Trattato sull’Unione europea (TUE) sia quello sul suo funzionamento.
Fra le eccezioni, oltre alla censura alla Commissione europea e alle decisioni di bilancio insieme al diritto di pre-iniziativa legislativa (art.223, 225, 229, 232, 234, 290, 312, 314, 315, 354 TFUE), quella più rilevante riguarda la procedura legislativa ordinaria in cui il Parlamento europeo in seconda lettura deve esprimersi alla maggioranza dei membri che lo compongono (maggioranza assoluta) e non alla maggioranza dei voti espressi (maggioranza semplice) come invece avviene in prima lettura.
L’approvazione da parte del Parlamento europeo di un progetto con l’obiettivo della revisione dei trattati non rientra fra le relazioni di iniziativa “non legislative” previste dall’art. 54 del Regolamento interno del Parlamento europeo ma fra quei poteri che il Trattato attribuisce al Parlamento europeo come la legge elettorale europea o la pre-iniziativa legislativa o la censura alla Commissione europea o la creazione di una commissione di inchiesta per i quali il TFUE prevede delle eccezioni al voto alla maggioranza assoluta.
Per queste ragioni di sostanza, nelle materie di natura costituzionale il Parlamento europeo dovrebbe decidere che al voto dei progetti previsti dallì’art.48.2 TUE debba essere applicato il principio della loro adozione in plenaria alla maggioranza assoluta (almeno 353 voti favorevoli).
Vale la pena di sottolineare che, in base all’art. 48 TUE per le decisioni di cui al primo e al secondo comma, il Consiglio europeo delibera alla unanimità previa approvazione del Parlamento europeo che si pronuncia alla maggioranza assoluta e che, in base a questa previsione, appare logico che anche il progetto del Parlamento europeo per la revisione dei Trattati di Lisbona debba avere la stessa maggioranza richiesta per l’approvazione finale.
In questo spirito, la commissione affari costituzionali dovrebbe verificare la coerenza fra le proposte di emendamenti ai trattati fra di loro e con la risoluzione che precede questi emendamenti, chiedere il parere del servizio giuridico del Parlamento europeo, presentare una interpretazione della norma del Trattato ai sensi dell’art. 236.3 del Regolamento che, in quanto l’interpretazione non richiede la maggiora assoluta come lo sarebbe per una modifica formale dello stesso regolamento, organizzare delle audizioni con le reti della società civile, con i partner sociali e con gli “ambasciatori” dei cittadini europei coinvolti nella Conferenza sul futuro dell’Europa e consultare i parlamenti nazionali dei Paesi membri e dei Paesi candidati sulla base dell’art. 150 del Regolamento interno.
Contestualmente, la commissione affari costituzionali dovrebbe rivedere il rapporto votato il 22 novembre a seguito di queste verifiche e consultazioni e votarlo in una riunione straordinaria il 14 febbraio 2024 e cioè nel giorno del quarantesimo anniversario dell’approvazione da parte del Parlamento europeo del “Progetto di Trattato che istituisce l’Unione europea” (Progetto Spinelli).
Il nuovo rapporto della commissione affari costituzionali dovrebbe essere discusso e messo ai voti nella sessione plenaria dal 26 al 29 febbraio 2024 affinché sia inviato al Consiglio e poi al Consiglio europeo chiedendo che il Consiglio europeo lo collochi al centro della discussione e delle decisioni sulla “agenda strategica 2024-2029” sulla base di un accordo interistituzionale.
Cosicché l’avvio del percorso che dovrà portare alla riforma dell’Unione europea potrà avvenire sulla base del necessario, ampio consenso sostanziale.
[1] Risoluzione del Parlamento europeo del 22 novembre 2023 sui progetti del Parlamento europeo intesi a modificare i trattati (2022/2051(INL)). Cf. https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2023-0427_IT.html
[2] Relazione sulle proposte del Parlamento europeo per quanto riguarda la modiifca dei trattati. Commissione per gli affari costituzionaliRelatori: Guy Verhofstadt, Sven Simon, Gabriele Bischoff, Daniel Freund, Helmut Scholz https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/A-9-2023-0337_IT.html