La rete

Democrazia Futura. Il principio di indeterminazione nel Web

di Glauco Benigni, sociologo delle Comunicazioni di massa, giornalista e saggista |

Una nuova chiave di lettura della rete digitale per capire la società in via di globalizzazione.

Glauco Benigni

Per gentile concessione dell’autore Glauco Benigni riprendiamo uno stralcio dal suo libro Tsunami Internet. Al di là dell’etica e della genetica, Roma, Harpo editore, 2022, 176 p. Il pezzo è intitolato “Il principio di indeterminazione nel Web[1]. Una nuova chiave di lettura della Rete Digitale per capire la Società in via di Globalizzazione”. “L’applicazione del Principio di Indeterminazione di Heisenberg al mondo di Internet – scrive Glauco Benigni – rende ampia ragione dell’impossibilità, mediante la sola osservazione esterna, di determinare le origini delle fonti e i loro intenti, in quanto noi nel semplice osservare restiamo totalmente estranei al Cybermondo. E inoltre una Fonte-notizia (spesso) esclude l’altra. Quando una notizia viene smentita da un’altra, nella nostra coscienza il loro effetto congiunto tende a zero: è un processo simile all’annichilazione di cui parla lo stesso Heisenberg, ovvero alla soppressione reciproca di due aspetti che si manifestano nello stesso tempo. L’informazione nel web si colloca di fatto in una dimensione “altra”, una enorme nebulosa composta da contenuti generati e realizzati in forma digitale: una dimensione non materica, con leggi proprie, ancora in gran parte sconosciute. In questa dimensione, anche se vi si rinvengono molteplici elementi materici tipici dei Media Classici (cavi, modem, tastiere, videocamere, testi, foto, filmati, eccetera), non possiamo addentrarci con gli strumenti d’indagine e le Leggi della Tradizione e se vogliamo coglierne interamente la natura dobbiamo adottare una nuova visione e una nuova strategia conoscitiva. Vi sono infatti due sostanziali elementi di indeterminazione nel web che si rafforzano e alimentano a vicenda: l’onnipresente dualità “vero/falso” e la potenziale (già citata) non-localizzazione delle Fonti. Il Principio di Indeterminazione in Internet rappresenterebbe dunque una nuova chiave di lettura della Rete Digitale. Esso dovrebbe sancire la sostanziale natura indeterminata delle narrazioni, delle valutazioni e, pertanto, dei giudizi finali. E dovrebbe suggerire finalmente un nuovo tipo di approccio alla Società in via di Globalizzazione”.

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Nel Web, dove si generano effetti grazie a narrazioni realizzate con interminabili sequenze di 0 e 1, trasportabili, ricostruibili e modificabili ad altissime velocità, le precedenti leggi deterministe dei Media Classici, basate su ‘Verità’ che esclude ‘non Verità’, non conducono a una completa conoscenza di ciò che accade nella società globalizzata. La Manifestazione in progress (di una Cronaca che tende in continuazione a sostituirsi alla Storia) appare soggetta al gioco del caso. Il ‘caso’ va inteso come l’interazione di un numero indefinito di ‘fonti’ e ‘azioni’ – incluse quelle anonime e/o segrete – che si intersecano e si annichiliscono senza alcun governo centrale. – C’è da aggiungere anche che: il caso può essere inteso come “la manifestazione di leggi complesse che ancora non conosciamo”.

Nel 1926 Werner Karl Heisenberg in un articolo dal titolo “Ueber den anschaulichen Inhalt der quantentheoretischen Kinematik und Mechanik” traducibile in italiano come “Sul contenuto visualizzabile della cinematica e della meccanica teoriche quantistiche”, enuncia il suo Principio di Indeterminazione in una rivista pubblicata a Lipsia dal 1868, i Mathematischen Annalen[2]. Di quel testo ho sostituito alcune affermazioni con altrettante parole chiave usate nelle moderne Teorie della Comunicazione e ho ottenuto quello che io definisco il Principio di Indeterminazione in Internet.  Sentite:

«Nel Web, dove si generano effetti grazie a narrazioni realizzate con interminabili sequenze di 0 e 1, trasportabili, ricostruibili e modificabili ad altissime velocità, le precedenti leggi deterministe dei Media Classici, basate su “Verità” che esclude “non Verità”, non conducono a una completa conoscenza di ciò che accade nella società globalizzata.
La Manifestazione in progress (di una Cronaca che tende in continuazione a sostituirsi alla Storia) appare soggetta al gioco del caso.
Il “caso” va inteso come l’interazione di un numero indefinito di “fonti” e “azioni” – incluse quelle anonime e/o segrete – che si intersecano e si annichiliscono senza alcun governo centrale.» C’è da aggiungere anche che: il caso può essere inteso come “la manifestazione di leggi complesse che ancora non conosciamo”. 

L’applicazione del Principio di Indeterminazione di Heisenberg al mondo di Internet rende ampia ragione dell’impossibilità, mediante la sola osservazione esterna, di determinare le origini delle fonti e i loro intenti, in quanto noi nel semplice osservare restiamo totalmente estranei al Cybermondo. E inoltre una Fonte-notizia (spesso) esclude l’altra. Quando una notizia viene smentita da un’altra, nella nostra coscienza il loro effetto congiunto tende a zero: è un processo simile all’annichilazione di cui parla lo stesso Heisenberg, ovvero alla soppressione reciproca di due aspetti che si manifestano nello stesso tempo

L’informazione nel web si colloca di fatto in una dimensione “altra”, una enorme nebulosa composta da contenuti generati e realizzati in forma digitale: una dimensione non materica, con leggi proprie, ancora in gran parte sconosciute.

In questa dimensione, anche se vi si rinvengono molteplici elementi materici tipici dei Media Classici (cavi, modem, tastiere, videocamere, testi, foto, filmati, eccetera), non possiamo addentrarci con gli strumenti d’indagine e le Leggi della Tradizione e se vogliamo coglierne interamente la natura dobbiamo adottare una nuova visione e una nuova strategia conoscitiva.

Vi sono infatti due sostanziali elementi di indeterminazione nel web che si rafforzano e alimentano a vicenda: l’onnipresente dualità “vero/falso” e la potenziale (già citata) non-localizzazione delle Fonti.

Il Principio di Indeterminazione in Internet rappresenterebbe dunque una nuova chiave di lettura della Rete Digitale. Esso dovrebbe sancire la sostanziale natura indeterminata delle narrazioni, delle valutazioni e, pertanto, dei giudizi finali. E dovrebbe suggerire finalmente un nuovo tipo di approccio alla Società in via di Globalizzazione.

Un approccio che deve sottrarsi alle Leggi deterministe e manichee della Comunicazione Vera classica e delle altre conoscenze generali orientate in modo coatto dalla tradizione della misurazione newtoniana. BIsogna cominciare a capire bene che le misurazioni certe e riproducibili sono quelle relative a oggetti materici e a fenomeni che si svolgono nel mondo fisico.

Già in altri ambiti quali la Filosofia, l’Antropologia, la Sociologia, la Politica e financo la Economia, il concetto storico di “verità” è stato sostituito con quello di “uniformità tendenziale“. Immaginate quanto, a maggior ragione, questo debba valere nel caso delle “narrazioni giornalistiche”: attività in cui bisogna cominciare a misurare non “la Verità”, ma la “Caratura di verità” che la narrazione è in grado di volta in volta di riprodurre. Eppure non è ancora così.  

La misurazione simultanea

L’impossibilità di conoscere e misurare con precisione simultaneamente due Fonti in contrasto equivale all’impossibilità di formulare Verità, per dirla con Heisenberg: «senza un’incertezza ineliminabile».

Un esempio di misurazione simultanea: tutti gli attori noti e anonimi dei recenti scontri in Ucraina dovrebbero essere riconvocati nello stesso Luogo e nello stesso Tempo dove si sono svolti, ascoltati e osservati mentre ognuno riporta la propria versione senza temere alcun giudizio e alcuna punizione e senza rivendicare alcun primato. Impossibile! Solo in questo caso teorico però l’incertezza ineliminabile del “reportage” tenderebbe a zero.

Ho menzionato i concetti di giudizio e punizione perché rimandano alle pratiche che si svolgono nei Tribunali, dove si cerca di portare a galla la “verità processuale”.

“Si dice che la verità storica è irraggiungibile; le altre sono quelle che si raggiungono lungo tutto lo svolgimento del processo e, di conseguenza, verità a metà o verità instabili”.

 Così scrive Vincenzo Garofoli (Docente di Diritto processuale all’Università di Bari) sul sito della Treccani, manifestando una consapevolezza che condividiamo.  

Ma i Media Classici non sono Tribunali, anche se si sono spesso attribuito questo ruolo e dimenticano di affermare solo “Verità instabili”. 

Nel web, il fatto che tutti gli attori, noti e anonimi, si manifestino da luoghi e in tempi diversi sullo stesso argomento, fa sì che l’indeterminazione tenda al massimo: al Caos. Non è un caso (o forse lo è?) che il gruppo di hacker di Amburgo nel quale – secondo alcune fonti – è stato allevato Julian Assange si fosse definito “Chaos Computer” già nel 1988.  

Chediamoci ora: esiste una strategia condivisa e organizzata dei molti diversi hackers, finalizzata al raggiungimento di obiettivi comuni e condivisi? Probabilmente no!

Esiste una strategia condivisa da parte dei Governi, fatta da Fonti ufficiali e organizzata con Azioni ufficiali, condotta dalle strutture e sottostrutture di Intelligence, finalizzata a generare una sola sequenza di fatti-narrazioni? Fin quando ci sarà scontro tra le Potenze Egemoni, la risposta è: certamente no!

Quindi sono in corso N. strategie e guerre diverse, tra N. soggetti, che hanno valori, aspettative e tradizioni diverse e che non prevedono vincitori e vinti classici, né buoni e cattivi classici.

Questa condizione di indeterminazione che viene ogni giorno riassunta nel Web, non è dovuta (solo) a una conoscenza incompleta, da parte dell’osservatore-analista, dello stato in cui si trova lo scenario osservato, ma potrebbe considerarsi una caratteristica intrinseca, quindi ultima e ineliminabile del Mondo Digitale.

Il fatto è che il web è nel Mondo ed è “anche” il Mondo. E pertanto estende la sua caratteristica dovunque ci siano oggi un PC, un tablet, una tastiera, un mouse, un videotelefono cellulare e delle reti in grado di stabilire la connessione.    

Nella Storia degli Umani – diranno i più cinici e avveduti – è sempre andata così! Le sequenze fatti-narrazioni intrise di verità instabili con percentuale di vero-falso favorevole all’Osservatore Dominante hanno da sempre dato conto della Storia Ufficiale.

La Storia la scrivono ancora solo i Vincitori?

OK … fino a qualche anno fa valeva l’affermazione “la Storia la scrivono i VIncitori”. Ma perché non c’era il Web planetario!

Le informazioni non circolavano alla velocità con la quale circolano oggi, non c’erano gli smartphone che riprendono la realtà e la sbattono in Rete con pochi click.

Non c’erano gli Mbps, ovvero i Mega bits per second, ovvero i milioni di bit al secondo che entrano ed escono dai nostri strumenti digitali disegnando e ridisegnando in continuazione la politica, la finanza, il commercio, la guerra, la cultura, il tempo libero, il lavoro, eccetera. La Storia la scrivevano i vincitori, è vero, e si poteva credere e far credere di avere in Archivio la Verità. Una verità ossuta, autoritaria, implacabile. Sacra. Newtoniana.

Oggi non è più così!

E il rifiuto ostinato dell’approccio indeterminato alle verità instabili è il segno di un basso livello di evoluzione: Chi si ostina a far credere di possedere la Verità Integralista, manifesta un atteggiamento tipico di identità rigide, inflessibili ma fragili, che hanno bisogno di identificazioni ombrello sotto le quali ripararsi, invece di esercitare un tollerante e partecipante attivismo, magari innervato da una sana com-passione.

Certo! La “caratura della Verità”, le verità instabili, le percentuali di vero-falso disegnano uno scenario dinamico, complicato e faticoso da affrontare.

A ben guardare però è inevitabile. La complessità è inevitabile. Certo: ci sono occasioni in cui è più facile schiantarsi in poltrona a guardare uno dei tanti TG che trabocca di “Verità classiche” piuttosto che fare lo slalom tra le Fonti e le interpretazioni. Ma… è il Digitale, bellezza!       

Nella meccanica quantistica, il Principio di Indeterminazione ha posto fine al determinismo così come lo aveva teorizzato in origine Isaac Newton e rielaborato in tempi più recenti il marchese Pierre-Simon de Laplace. Si noti che oggi anche le leggi fisiche ammettono una molteplicità di soluzioni.

Bisogna dunque tenere a mente che quanto accade nella Storia e nella Geopolitica si deve sempre ricondurre a molteplici attori, a contrastanti origini e attendersi “incertezze ineliminabili” e sviluppi imprevedibili, senza introdurre vincoli tali da ridurre a una sola la causa e a uno l’effetto possibile, ma tentando di valutare, per lo meno, N. Cause e N. Effetti possibili.

Per esempio, bisognerebbe accettare e riconoscere che chiunque può cambiare opinione e direzione in corso d’opera. Che molti mescolano vero e falso per conto di qualcuno o per paura di qualcuno, o semplicemente perché lo ritengono opportuno.

Bisogna ammettere che non è un Governo o un Servizio Segreto che decide di fare un’azione, ma “pezzi” di Governi o “pezzi” di Servizi Segreti che operano affinché accada qualcosa; spesso, troppo spesso, senza l’autorizzazione o il consenso trasparente dei loro vertici o magari con un loro tacito inespresso consenso. Il vero potere del resto non ama manifestare con chiarezza i propri desiderata, ma piuttosto privilegia quegli esecutori dei suoi voleri che interpretano in modo impeccabile comandi muti, che non lasciano una traccia maggiore di un’alzata di sopracciglia.

Ipotizzare scenari piuttosto che emettere sentenze e giudizi

La teoria della meccanica quantistica – e dell’informazione quantistica nel web – non predice, né prevede più un’unica soluzione o una sola verità, ma un insieme di soluzioni e/o visioni associate a probabilità. È buona pratica infatti ipotizzare “scenari” piuttosto che emettere sentenze e giudizi.

Come già accennato, gli studiosi-eterni-discepoli si sforzano da decenni di far accettare il concetto di “uniformità tendenziale” al posto del concetto di Verità; ma i Politici, gli Opinionisti, i Titolisti e i loro Editori non amano questo stile che considerano vago, non utile all’organizzazione del consenso e procedono in ranghi serrati nella compilazione delle liste sulla lavagna dei Media Mainstream: buoni – cattivi, vincitori – vinti, terroristi e non, ricordando spesso, come autentici beoti, che i Mercati non amano l’incertezza e ammettendo di fatto che molti Media non sono al servizio della Società Civile, ma dei Mercanti.

Di fatto, nei Media tutti, (in questo caso), come nella meccanica quantistica: quanto più è fintamente precisa la verità divulgata (la misura impossibile), tanto più essa è perversa, invasiva e soprattutto modifica il fenomeno che ha misurato o che ha fatto finta di misurare.

Il prodotto delle incertezze, intese quali visioni probabilistiche, comunque non deve essere superiore al diritto e al dovere di osservare, commentare, formulare scenari e intervenire conseguentemente. La condizione che dovrebbe muovere gli Umani nel XXI secolo è che si continui a misurare e valutare costantemente ogni Causa-Fonte, anche quelle apparentemente minori, e ogni Effetto da esse generato. Purtroppo questa non è la convinzione dominante: quindi il contrasto tra buoni assoluti e cattivi assoluti perdurerà per chissà quanto tempo.

Tornando al Cyberspazio: come già accennato, esso è tanto ricco di fluttuazioni informative quanto di omissis, ed è denso di coppie di affermazioni vero/falso che si creano e si annichiliscono a vicenda, al punto di essere considerate onde informative virtuali note come butterflies news, cioè notizie farfalla che durano un giorno; ma in realtà esse possono perdurare nelle pieghe delle memorie digitali-virtuali costruite con miliardi di miliardi di 0 e 1 (i terabytes) e restano, se reperite, in qualche modo efficaci.

Battutacce tra scienziati ricchi e famosi

Albert Einstein mise in discussione il Principio di Indeterminazione con la frase:

«Non credo che Dio abbia scelto di giocare a dadi con l’Universo». Bohr, che era uno dei sostenitori dell’Indeterminazione, gli rispose: «Einstein, smettila di dire a Dio cosa fare con i suoi dadi».

Stephen Hawking un cosmologo, astrofisico, matematico e divulgatore scientifico britannico, scomparso nel 2018 e considerato fra i più autorevoli e conosciuti fisici teorici, noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri, sulla cosmologia quantistica e sull’origine dell’universo. ha aggiunto:

«Einstein […] sbagliò quando disse: “Dio non gioca a dadi”. La considerazione dei buchi neri – [e la Comunicazione ne è piena] – suggerisce infatti che Dio gioca a dadi, ma che a volte ci confonda gettandoli dove non li si può vedere».


[1]Tratto dal libro Glauco Benigni, Tsunami Internet. Al di là dell’etica e della genetica, Roma, Harpo editore, 2022, 176 p. Una prima versione di questo testo è uscita con lo stesso titolo nel sito Come Don Chisciotte  https://comedonchisciotte.org/il-principio-di-indeterminazione-nel-web/.

[2] Testo ripreso l’anno successivo con lo stesso titolo nella rivista scientifica tedesca Zeitschrift für Physik, 31 maggio 1927.

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