Nella rubrica Album di famiglia un regista e sceneggiatore Lucio Saya racconta il suo “apprendistato alla bottega dei mostri di Carlo Rambaldi e Riccardo Paladini”, ovvero “briciole di vecchio Cinema romano” con la C maiuscola precisa l’autore nell’occhiello. L’avventura romana di Saya inizia nel 1959 in piena “Hollywood sul Tevere” per riprendere l’espressione di Italo Moscati su queste colonne, quando incrocia per caso in un bar “Riccardo Paladini, personaggio notissimo essendo stato per anni l’unico “mezzo busto” della Rai che tutti vedevamo quotidianamente al Tg sul piccolo schermo […]: parlando con qualcuno seppi che sulla Nomentana, adiacenti al quartiere di Montesacro, c’erano gli Stabilimenti della INCOM (Industria Cortometraggi) che fra l’altro produceva il più diffuso dei telegiornali, la “Settimana Incom”. E alla Incom c’era un Reparto Effetti Speciali in cui si realizzavano cartoni animati per Carosello, che per i più piccoli significava “e dopo tutti a nanna”. Usavo matita e pennelli da quando ero piccolo e sentendo parlare di Cartoni Animati, allora mondo misterioso, non persi tempo nel presentarmi a quel Reparto della Incom. La prima cosa che vidi entrando fu il Professore, cioè Paolo Di Girolamo, che si contorceva davanti ad uno specchio provando i movimenti che avrebbe dovuto disegnare per un Cartone. Dopo un breve tirocinio entrai a far parte del gruppo dei disegnatori. Si lavorava a cottimo (e quindi a nero) cosa comune nel Cinema di allora, e c’era Sergio Costa, un disegnatore talmente veloce che toglieva lavoro un po’ a tutti. Indirizzammo una richiesta all’Ufficio del Personale affinché fosse assunto in regola. Eravamo in quattro i più giovani. Uno era Dante Ferretti che spesso veniva solo nel pomeriggio perché frequentava l’Accademia di Belle Arti in via Ripetta. Ora è uno dei più grandi scenografi e, per il Cinema, ha già in bacheca tre Oscar oltre a svariate Nomination. Saya prosegue il racconto della propria vita allo Studio Carlo Rambaldi e Riccardo Paladini dove lavorerà per alcuni anni prima di fondare la propria società. “La voce del cinegiornale “La settimana Incom” era Riccardo Paladini. Lo vedevo spesso passare di corsa. In macchina, a piedi o per le scale Riccardo correva sempre! Un giorno, velocemente, mi dette un biglietto da visita che diceva: Studio Carlo Rambaldi e Riccardo Paladini. Cercavano un Animatore, ossia un disegnatore che idea, crea dei personaggi. La mia interessantissima esperienza alla Incom era durata meno di un anno. Toccava ora ad un’altra, forse anche più stimolante, al quarto piano di via Massi numero tre, Monteverde [ …] Rambaldi era un maestro nel progettare sulla carta e nel dar forma alle sue creature. Sulla sua scrivania !a prima cosa che catturava l’occhio era la testa di un gorilla con la bocca spalancata (King Kong era già un pallino di Carlo) alta non molto più di trenta centimetri, fatta con non so quali resine, ed era talmente realistica da sembrare la testa appena mozzata di un gorilla-bonsai. Alle indispensabili soluzioni meccaniche provvedeva il prezioso Silvano, un ingegnoso tuttofare che aveva iniziato con Carlo dalle parti di Ferrara. Il suo regno era un laboratorio che faceva pensare ad Archimede Pitagorico, quel personaggio Disneyano”.
Il 1959 era ai “titoli di coda” quando un treno mi consegnò alla stazione Termini di Roma.
Andando a prendere un certo Bus, passai da piazza della Repubblica, forse più conosciuta come piazza Esedra. Entrai in un chiosco bar (che c’è tuttora) per un caffè e subito dietro di me entrò Riccardo Paladini, personaggio notissimo essendo stato per anni l’unico “mezzo busto” della Rai che tutti vedevamo quotidianamente al Tg sul piccolo schermo. Non lo sapevo ancora ma per me fu una particolarissima coincidenza.
Poco tempo dopo parlando con qualcuno seppi che sulla Nomentana, adiacenti al quartiere di Montesacro, c’erano gli Stabilimenti della INCOM (Industria Cortometraggi) che fra l’altro produceva il più diffuso dei telegiornali, la “Settimana Incom”. E alla Incom c’era un Reparto Effetti Speciali in cui si realizzavano cartoni animati per Carosello, che per i più piccoli significava “e dopo tutti a nanna”.
Usavo matita e pennelli da quando ero piccolo e sentendo parlare di Cartoni Animati, allora mondo misterioso, non persi tempo nel presentarmi a quel Reparto della Incom. La prima cosa che vidi entrando fu il Professore, cioè Paolo Di Girolamo, che si contorceva davanti ad uno specchio provando i movimenti che avrebbe dovuto disegnare per un Cartone.
Dopo un breve tirocinio entrai a far parte del gruppo dei disegnatori. Si lavorava a cottimo (e quindi a nero) cosa comune nel Cinema di allora, e c’era Sergio Costa, un disegnatore talmente veloce che toglieva lavoro un po’ a tutti. Indirizzammo una richiesta all’Ufficio del Personale affinché fosse assunto in regola.
Eravamo in quattro i più giovani. Uno era Dante Ferretti che spesso veniva solo nel pomeriggio perché frequentava l’Accademia di Belle Arti in via Ripetta. Ora è uno dei più grandi scenografi e, per il Cinema, ha già in bacheca tre Oscar oltre a svariate Nomination.
Un po’ di tempo fa, durante una chiacchierata, gli chiesi se mi permetteva di scrivere la sua biografia. Rispose: “La mia!?! Ma a chi interessa?!…”
Un giorno mi furono dati dei “Fogli Macchina” da consegnare in Ripresa. Vi entrai con una certa emozione e vidi per la prima volta la “Verticale” cioè quell’apparecchiatura che serviva per riprendere a “passo singolo” i disegni dei Cartoni.
La voce del cinegiornale “La settimana Incom” era Riccardo Paladini. Lo vedevo spesso passare di corsa. In macchina, a piedi o per le scale Riccardo correva sempre! Un giorno, velocemente, mi dette un biglietto da visita che diceva: Studio Carlo Rambaldi e Riccardo Paladini. Cercavano un Animatore, ossia un disegnatore che idea, crea dei personaggi. La mia interessantissima esperienza alla Incom era durata meno di un anno. Toccava ora ad un’altra, forse anche più stimolante, al quarto piano di via Massi numero tre, Monteverde.
Entrare nello Studio Rambaldi e Paladini ti faceva risparmiare la ginnastica mattutina. Superata la soglia d’ingresso dovevi saltare o, in qualche modo, scavalcare scarafaggi giganti, dribblare creature e mostriciattoli repellenti, schivare l’appiccicoso abbraccio di una piovra che pendeva dal soffitto ed altre amenità.
Per qualche tempo, sulla terrazza all’esterno, fu parcheggiata la struttura di uno squalo che prendeva forma con l’applicazione stratificata di teli di lana di vetro inzuppati di un lattice composto da Rambaldi. La “bestia”, che poteva effettuare alcuni elementari movimenti, fu impiegata da Folco Quilici in alcune scene del film “Ti-Koyo e il suo pescecane”.
Rambaldi era un maestro nel progettare sulla carta e nel dar forma alle sue creature. Sulla sua scrivania !a prima cosa che catturava l’occhio era la testa di un gorilla con la bocca spalancata (King Kong era già un pallino di Carlo) alta non molto più di trenta centimetri, fatta con non so quali resine, ed era talmente realistica da sembrare la testa appena mozzata di un gorilla-bonsai.
Alle indispensabili soluzioni meccaniche provvedeva il prezioso Silvano, un ingegnoso tuttofare che aveva iniziato con Carlo dalle parti di Ferrara. Il suo regno era un laboratorio che faceva pensare ad Archimede Pitagorico, quel personaggio Disneyano.
Rambaldi aveva una sorta di timidezza. Perciò quando tirava aria di discussione con un cliente per qualche problema, doveva sbrigarsela Paladini.
Chi ha una pur minima cognizione di pellicola capirà l’eccezionale lato comico di una scenetta cui ho assistito.
Un cliente aveva commissionato allo Studio una pubblicità televisiva in cartoni animati che prevedeva la presenza contemporanea sulla scena di tre personaggi. Ora, visionati gli Spot, era venuto per contestare il lavoro.
Paladini dopo aver ascoltato in silenzio le rimostranze, prese uno spezzone di pellicola 35 mm ed uno di 16 mm li accostò l’uno all’altro poi con un sorriso disarmante diede al cliente una semplice, ovvia, inoppugnabile spiegazione:
“Si era concordato di realizzare i filmati su pellicola 35 mm. Poi Lei, per economizzare, ha scelto di ripiegare sulla 16 mm. Ora, come può notare, guardi bene….. il fotogramma 16 mm è circa !a metà di quello 35 mm e quindi tre personaggi non ci sarebbero mai potuti entrare. Avremmo dovuto metterne uno è mezzo ma, come vede siamo riusciti a farne entrare persino due!“
Quando Rambaldi e Paladini presero strade diverse, io seguii quest’ultimo nel suo Studio ai Parioli.
Qui ho assistito un giorno ad una scena divertentissima. Variamente distribuiti in una stanza, ridendo a crepapelle e con le lacrime agli occhi, oltre allo stesso Paladini c’erano Sandro Ciotti, Arnoldo Foà, Corrado (Mantoni) e Silvio Noto. Stavano ricordando papere e strafalcioni in cui erano incorsi durante la loro carriera, soprattutto radiofonica. Ne cito solo una, di Arnoldo Foà, dai Racconti della Notte, fine anni 50.
“Cavallo è cavaliere erano allo stremo delle forze ma ormai erano prossimi alla metà. Il cavaliere die’ di sprone un’ultima volta è poco dopo fermò il cavallo ansimante, smontò di sella e a grandi passi si diresse verso la casa nel bosco. E ivi giunto…… PISCIO’ ALL’UCCHIO“.