Il futuro della rete

Democrazia Futura. Guterres e il nuovo ordine mondiale di Internet

di Giacomo Mazzone, Direttore responsabile Democrazia futura, esperto di Internet Governance |

La sfida del Segretario Generale delle Nazioni Unite ai fautori del "controllo sulla Rete", primi tra tutti la Russia e la Cina. L'analisi del Direttore responsabile di Democrazia futura, Giacomo Mazzone

Giacomo Mazzone

II Direttore responsabile di Democrazia futura Giacomo Mazzone, esperto di Internet Governance, presenta un prezioso aggiornamento sul tentativo di Antonio Guterres di promuovere un “nuovo ordine mondiale di Internet[1]” soffermandosi come recita l’occhiello su “La sfida del Segretario Generale  delle Nazioni Unite ai fautori del controllo sulla Rete”, in primis Cina e Russia, proponendo al contrario con il Global Digital Compact un “Catalogo dei principi condivisi su cui costruire un futuro digitale aperto, libero e sicuro”. 

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Proprio all’inizio dell’avventura di Democrazia Futura, nell’ottobre 2020 (cioè ormai quasi un secolo fa, in epoca pre-COVID e molto prima della guerra d’Ucraina), si era cercato di dar conto ai lettori italiani di quanto si stava muovendo nel Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, a proposito di Internet e della sua governance.

Ai pochi-ma-buoni lettori di Democrazia Futura era stato dato conto del fatto che il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres aveva deciso di fare dello sviluppo di una serie di iniziative sul futuro di Internet uno dei suoi principali obiettivi nella campagna per la rielezione. Cosi è effettivamente avvenuto, allorché il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso il 7 giugno 2021 di confermarlo[2] per un secondo mandato, sulla base di un programma con dieci priorità, prime fra tutte la fine dell’emergenza COVID, la pace e l’emergenza climatica[3]. All’ottavo posto dell’elenco, figurava il punto “Rising to the challenge of digital transformation”, in cui il Segretario Generale spiegava che la trasformazione digitale sta investendo ogni aspetto della vita umana e non solo la tecnologia, col rischio di creare nuove profonde divisioni (“digital divides”) non solo fra paesi ricchi e poveri, ma anche all’interno dei paesi ricchi, e di come questo processo comporti fra l’altro enormi rischi in termini di cybersicurezza e di squilibri sociali. Il Segretario Generale indicava nel suo documento di candidatura tre piste di lavoro promettenti sul tema digitale[4]: i lavori dell’Open-ended Working Group on developments in the field of information and telecommunications in the context of international security[5], quelli dell’Internet Governance Forum e la Digital Roadmap, lanciata in grande pompa a giugno 2020[6].

Antonio Guterres sa che il percorso è impervio (come era descritto nell’articolo di Democrazia Futura dell’ottobre-dicembre 2020) e che molti saranno gli ostacoli da affrontare, ma aveva in mente un’arma segreta. E cioè la nomina di un suo fidatissimo nel ruolo di United Nations Secretary General’s Special Tech Envoy. Una figura equivalente a quella introdotta da Barack Obama alla Casa Bianca: un esperto di tecnologie di completa fiducia, in grado di dettare la linea a tutta l’amministrazione statunitense sulle questioni tecnologiche.

Più modestamente di Obama  immagina di mettere un suo uomo fidato al centro di una ragnatela dove convergano tutti i processi lanciati dalle Nazioni Unite in materia digitale: dal gruppo sulla sicurezza, all’Internet Governance Forum globale, dal lavoro dell’International Telecommunication Union (ITU-UIT) ai gruppi di lavoro dell’UNESCO e dell’UNCTAD sull’etica dell’intelligenza artificiale o sul commercio digitale.

L’aspirazione nemmeno tanto nascosta è di creare consenso fra gli stati membri delle Nazioni Unite per poi trasformare alcune delle posizioni su cui si è raggiunto il consenso,  in Trattati internazionali aperti alla firma degli Stati. In pole position fra questi trattati, ve ne è uno sulla cybersicurezza, uno sul bando delle cyberwar, uno sull’etica dell’Intelligenza artificale, uno per riconoscere l’accesso a internet come un diritto primario dei cittadini e cosi via.

Così[7], il 22 gennaio 2021, in piena campagna per ottenere il rinnovo del suo mandato, nomina il Tech Envoy con un ampio mandato. Come ci si aspettava, la scelta cade su un fedelissimo , già suo braccio destro a Ginevra nel precedente incarico di Segretario Generale dell’UNHCR: Fabrizio Hochschild Drummond.

Un “mastino” cui Antonio Guterres ha affidato in passato le missioni piu difficili e che si stava già preparando negli spogliatoi a discutere con le piattaforme internet e con i governi dei principali paesi. Gli assegna subito un ambizioso obiettivo da raggiungere: organizzare un grande Summit delle Nazioni Unite per il Futuro da tenersi a New York nell’autunno 2023 a New York. Un programma “coperto” ma intuibile, che pesta i piedi a molti, a cominciare dalla Russia, che sulla cyberguerra ha costruito una parte della sua dottrina militare, senza contare tutti i paesi autoritari allergici all’inclusione dell’accesso a Internet fra i diritti umani.

Guterres compie l’errore di sottovalutare  i segnali lanciati dagli oppositori delle riforme previste al capitolo 8 del suo programma, e così i suoi oppositori passano dai mugugni e dalla politica della sedia vuota, alle bombe puzzolenti.

Esattamente il giorno dopo l’annuncio della nomina del Tech Envoy, vengono rese pubbliche e inviate anonimamente alla stampa alcune denunce contro il neo-nominato per accuse di molestie presentate da alcune ex-dipendenti[8]. Guterres tenta di calmare le acque, ma invano, e cosi dopo qualche giorno passato a cercare di difendere il suo uomo, infine lo solleva dall’incarico e poco dopo affida ad interim la missione di Tech Envoy ad una funzionaria italiana di lungo corso: Anna Maria Spatolisano. Bravissima si, ma in tutt’altre materie, e soprattutto inquadrata nel Dipartimento delle Nazioni Unite per l’Economia e gli Affari Sociali (UN-DESA), da un decennio ormai sotto direzione cinese. Come a dire che l’ufficio del Tech Envoy è finito sotto tutela proprio di uno di quei paesi che piu sono perplessi sulla messa in pratica del programma di Antonio Guterres sul digitale.

Nel frattempo, agli attacchi sottotraccia si aggiungono anche le reazioni aperte.

Alla riunione speciale dell’Assemblea delle Nazioni Unite del 27 aprile 2021, tenutasi in piena epidemia di COVID, si discute intorno ai principali punti del programma di Antonio Guterres sulla trasformazione digitale.

Un evento da cui il segretario generale portoghese spera di raccogliere grandi consensi sull’idea di riconoscere l’accesso a Internet come diritto fondamentale dei cittadini, proprio sull’onda emotiva del COVID.[9]

Come si racconta nell’articolo di Democrazia Futura che narra quel giorno, il plebiscito atteso da Guterres e lungamente preparato in diverse capitali occidentali, non c’è e soprattutto c’è chi brilla per la sua assenza o per la sua presa di distanza, cortese ma ferma.

A prefigurare un asse che qualche mese dopo si dispiegherà in tutta la sua ampiezza durante la crisi ucraina, ci sono la Russia – che decide apertamente di snobbare l’avvenimento, inviando un testo registrato di un tenore di quarta fila – ma anche la Cina che ricorda come alcune delle materie di cui Guterres vorrebbe occuparsi, non rientrino nel mandato delle Nazioni Unite

Ciononostante il Segretario Generale riesce a far passare una Risoluzione approvata dall’Assemblea Generale in cui si dice:

“Furthermore, building on the recommendations of the road map for digital cooperation (see A/74/821), the United Nations, Governments, the private sector and civil society could come together as a multi-stakeholder digital technology track in preparation for a Summit of the Future to agree on a Global Digital Compact. This would outline shared principles for an open, free and secure digital future for all.

“Complex digital issues that could be addressed may include: reaffirming the fundamental commitment to connecting the unconnected; avoiding fragmentation of the Internet; providing people with options as to how their data is used; application of human rights online; and promoting a trustworthy Internet by introducing accountability criteria for discrimination and misleading content.

“More broadly, the Compact could also promote regulation of artificial intelligence to ensure that this is aligned with shared global values.”[10]

Al di là della Risoluzione, il brutto incidente della nomina abortita del Tech Envoy e i distinguo dell’Assemblea di aprile 2021, di fatto finiscono per bloccare per quasi un anno e mezzo l’intero processo.

In questo lasso di tempo i lavori della Road Map del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la digitalizzazione procedono a rilento, la riforma dell’Internet Governance Forum globale procede a piccolissimi passi, nessuna grossa iniziativa viene lanciata e di Summit delle Nazioni Unite per il futuro non si parla più per un bel po’.

Antonio Guterres è però un tipo tenace[11] e, nell’ombra continua a lavorare, anche se cerca di non darlo a troppo a vedere.

Gli obiettivi indicati da Antonio Guterres ne La nostra agenda comune e la nomina di un ex ambasciatore indiano come Inviato per la Tecnologia – Envoy on Technology 

A settembre 2021 pubblica il suo documento programmatico Our common agenda. Report of the General Secretary, dove il piano per il digitale continua ad apparire[12] ed anzi è progredito di una posizione in classifica, passando al 7 posto, dopo lo spostamento del punto COVID al 12 posto. Interessante leggere quali sono gli obiettivi principali in esso elencati:

  1. Connettere tutti i cittadini all’Internet, a partire dalle scuole
  2. Impedire la frammentazione dell’Internet globale[13]
  3. Proteggere i dati
  4. Applicare i diritti umani anche nel mondo digitale
  5. Introdurre criteri di responsabilità per chi propaga disinformazione e discriminazione on-line
  6. Considerare i beni digitali come patrimonio comune.

Come si deduce dalla lettura del documento, nonostante le diverse pressioni subite, non c’è stata nessuna concessione a Russia e Cina.

Guterres aspetta che il contratto di Hochschild arrivi alla sua scadenza naturale e poi lancia il bando per reclutare un nuovo Inviato per la Tecnologia (Tech Envoy). Ma – nel farlo – tiene conto del fatto che il contesto e i tempi sono cambiati e che – anche se la Russia non ha piu la stessa capacità di nuocere dell’anno precedente – cerca di tener contro delle posizioni di Cina, India e di altri paesi emergenti.

Da una parte Russia e Cina – in occasione della crisi ucraina – sono venute allo scoperto nel chiedere un nuovo Ordine Mondiale che superi il multilateralismo basato sul rispetto dei diritti umani.

Un approccio secondo loro obsoleto, approvato alla fine della Seconda Guerra Mondiale, solo grazie all’ondata di indignazione mondiale sollevata dai crimini nazisti, e che oggi non avrebbe piu ragion d’essere.

La battaglia , anche nel campo digitale, che prima si svolgeva sottotraccia ora non ha piu motivo di essere nascosta, ed emerge alla luce del sole.

Con la differenza rispetto a gennaio 2021, che la Russia è ora sulla difensiva e non puo battere i pugni più di tanto mentre i cinesi preferiscono, come al solito, un atteggiamento piu defilato e meno di contrapposizione.

Dall’altra, Antonio Guterres ha imparato la lezione e decide di fare qualche concessione ai paesi più recalcitranti a proseguire su questa strada. Affida cosi il ruolo di Tech Envoy ad un ex ambasciatore presso le Nazioni Unite a Ginevra, Amandeep Singh [14] Quest’ultimo – a differenza di Hochschild – non è un fedelissimo del Segretario Generale, e soprattutto è indiano, e quindi esponente di uno dei membri di quel gruppo di paesi suscettibili di schierarsi dalla parte di Cina e Russia.

Nel prendere questa decisione – che in altri tempi molti avrebbero contestato – Guterres è anche favorito dal suicidio politico dell’Europa in questa particolare vicenda.

L’Europa dell’Unione Europea in particolare che è quella che piu si sta battendo per regolamentare Internet, aspirava a che questa sua primazia le fosse riconosciuta al Palazzo di Vetro, e si è mossa attivamente affinché la posizione del Tech Envoy fosse affidata ad un esponente di questa linea pro-regolamentazione[15].

Peccato che, come già accaduto tante volte, all’appuntamento l’Europa si presenta disunita, anzi peggio: in frantumi, con tanti candidati contrapposti fra loro: dall’Estonia, dalla Finlandia, dall’Olanda, una lista infinita di nomi cui poi si aggiunge (senza nemmeno provare a cercare intese preventive con gli altri paesi) anche l’Italia che candida l’ex ministra per l’innovazione tecnologica e transizione digitale (MITD) Paola Pisano, in quota 5Stelle.

Il risultato di tanto affollamento è che Guterres ha buon gioco – con la scusa di non scontentare nessuno – a scartare tutti i nomi dell’Unione europea e a scegliere invece il candidato indiano, che pensa possa sopravvivere piu facilmente agli agguati degli oppositori. Tanto più che Amandeep Singh ha dalla sua l’aver svolto il ruolo di Segretario della Task Force di Guterres per la Cooperazione Digitale (di cui erano co-chairpersons Melinda Gates e Jack Ma), il pensatoio da cui sono scaturite molte delle iniziative che ha in mente Guterres nella sua Road Map verso il Digitale.

Così Singh viene ufficialmente nominato Inviato del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la Tecnologia il 10 giugno 2022 e prende l’incarico durante l’estate con passo felpato e senza far rumore. La sua prima uscita pubblica in Europa è annunciata al Palazzo dell’Onu di Ginevra per il 24 ottobre 2022.

Il catalogo dei principi condivisi su cui costruire un futuro digitale aperto, libero e sicuro

La prima sfida che gli ha affidato il Segretario Generale si chiama Global Digital Compact (GDC). Un catalogo dei principi condivisi su cui costruire un futuro digitale aperto, libero e sicuro.

Una consultazione globale è stata lanciata ancor prima della nomina dell’Inviato per la Tecnologia e dovrà concludersi il 31 dicembre 2022[16].

Le sue conclusioni – che il Tech Envoy dovrà analizzare e organizzare in forma di proposta – costituiranno la base sulla quale costruire il dibattito del Summit del futuro, come sottolineato nella nota di approfondimento sul GDC[17]: “The United Nations will compile and present your views to inform deliberations on the Global Digital Compact, which will take place in 2023 as part of the Summit of the Future”.

Guterres , dal suo canto, non perde tempo e appena insediato Singh, riprende il lavorio a New York per rilanciare il “suo” Summit delle Nazioni Unite per il futuro.

Il rinvio di un anno del Summit delle Nazioni Unite per il futuro a ottobre 2024

Dopo una serie di riunioni fra i principali paesi un compromesso (senza la Russia) viene raggiunto. Il Summit viene spostato ad ottobre 2024, ma al suo posto nel 2023 si svolgerà al Palazzo di Vetro una prima riunione ministeriale in cui si prenderanno le decisioni circa quello che verrà discusso, annunciato ed approvato durante la riunione dell’anno successivo, che avrà per titolo Summit of the Future: multilateral solutions for a better tomorrow[18].

Nel corso dell’evento del 2024 – recita la Risoluzione delle Nazioni Unite – si procederà all’identificazione e all’implementazione di

“targets with concrete policies and actions and reaffirms the strong political commitment to address the challenge of financing, including its international architecture, and creating an enabling environment at all levels for sustainable development in the spirit of global partnership and solidarity”[19].

Certo il tempo a disposizione per questa implementazione sarà limitato: fra ottobre 2024 e la fine del mandato di Antonio Guterres (dicembre 2026), resteranno a disposizione solo due anni, probabilmente troppo pochi per ottenere la firma di qualche trattato veramente significativo per cambiare il corso dell’Internet globale.

Però la volontà di provarci da parte di Guterres resta immutata, a partire dalla ferma convinzione che un mondo digitale avrà sempre piu bisogno di autorità globali in grado di dirimere controversie che vanno al di là delle frontiere degli stati nazionali.

Uno spazio oggi vuoto, ma che ha un grandissimo e diffuso bisogno di essere riempito, e che potrebbe servire a rilegittimare – insieme alla battaglia per il clima – il ruolo delle istituzioni multilaterali.

Una giusta intuizione, come dimostrato pochi mesi fa dalla controversia fra Ucraina e Russia a proposito dei domini di Internet, laddove l’Ucraina ha chiesto la messa al bando del dominio nazionale russo su Internet “DOT.RU” come ritorsione contro l’aggressione militare subita.

Ma a chi l’ha chiesto? all’Assemblea generale delle Nazioni Unite? al suo Segretario Generale? No. L’ha chiesto ad ICANN, l’organismo di diritto privato basato negli Stati Uniti d’America, che gestisce l’assegnazione dei nomi di dominio per tutto il mondo[20].

Oppure come la Dichiarazione sul futuro di Internet, proposta dagli Stati Uniti di Joe Biden e sottoscritta da 60 paesi[21], che insiste sul fatto che il futuro di Internet debba essere aperto e rispettoso dei diritti dei cittadini.

Di fatto una dichiarazione di guerra contro la visione di Internet propugnata da Cina, Russia ma anche da molti altri paesi del mondo che considerano come una prerogativa propria di ogni Stato, quella di poter controllare i propri cittadini ed i loro scambi anche attraverso una rete privata come è quella di Internet. Una dichiarazione che finora non è mai ancora stata ufficialmente presentata all’Assemblea delle Nazioni Unite, dove – in tempi di cyberwar in Ucraina affiancata alle manovre militari sul terreno – c’è poco spazio e poca voglia per discutere di principi etici e morali.

La sfida di Antonio Guterres per un Internet aperto: una dichiarazione di guerra ai fautori dell’Internet controllato, in primis Russia e Cina

E’ tutta qui la sfida di Guterres: come riuscire a portare su un terreno comune i fautori di un internet aperto (Stati Uniti d’America, Unione europea e i loro alleati occidentali) e i fautori di un Internet controllato dallo Stato (Cina e Russia in primis).

Tutti sanno che un terreno comune e regole comuni (anche se minime) saranno prima o poi necessari, se si vuole mantenere un Internet globale comune. Ma siamo proprio sicuri che questo presupposto sia ancora vero? In un mondo in cui  il numero dei regimi democratici continua a diminuire (74 paesi contro 93) e la percentuale di popolazione che non vive in democrazia è arrivata al 54,3 per cento del totale, forse la prospettiva di uno splinternet [22]non è poi cosi insopportabile[23].

La parte più dura del lavoro di Guterres per conseguire i risultati sperati per il suo  obiettivo numero otto, anzi sette, forse deve ancora cominciare.


[1] Seguito dell’articolo “Una Road Map per la cooperazione digitale. L’iniziativa del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la Governance dell’Internet globale, Democrazia futura,  numero 0, ottobre-dicembre 2020, pp. 89- 91, anticipato in https://www.key4biz.it/democrazia-futura-liniziativa-del-segretario-generale-delle-nazioni-unite-per-la-governance-dellinternet-globale/330120/ e dell’articolo “Chi ha paura dello ‘splinternet’? Riuscirà il Segretario Generale dell’ONU a mettere d’accordo Europa, Russia, Cina e Americhe?”, Democrazia futura, I (2) aprile-giugno 2021, pp. 391-396, anticipato in  https://www.key4biz.it/democrazia-futura-chi-ha-paura-dello-splinternet/362984/

[2] https://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/Onu-Consiglio-di-Sicurezza-vota-per-secondo-mandato-a-Guterres-da92115d-6fe4-4c00-930f-65705f36b29c.html

[3] Programma Guterres : primo mandato 2016 https://www.un.org/pga/71/sg/ , secondo mandato 2021: https://www.un.org/sg/sites/www.un.org.sg/files/atoms/files/guterres_VisionStatement_2021.pdf

[4] Estratto dal documento succitato pag. 12 “Advances in technology and science have left no aspect of life untouched. The fourth industrial revolution has been deeply transformative, connecting and networking the world in hitherto unimaginable ways, generating innovation and being a driver of progress for sustainable development. But we are also faced with a colossal digital divide that reinforces social and economic divisions; surveillance, control and manipulation possibilities of an unprecedented nature; anarchic and criminal behaviour in cyberspace and ungoverned digital spaces, including the Internet, which have created new vectors of instability and thrown up huge ethical, social and regulatory questions.”

[5] Link alla pagina web dell’Open Ended WG :  https://www.un.org/disarmament/open-ended-working-group/ e link al suo rapporto conclusivo, pubblicato il 12 marzo 2021 : https://front.un-arm.org/wp-content/uploads/2021/03/Final-report-A-AC.290-2021-CRP.2.pdf

[6] Link alla pagina web della Digital Roadmap del SG delle Nazioni Unite: https://www.un.org/en/content/digital-cooperation-roadmap/

[7] Il secondo mandato è ufficialmente iniziato il 18 gennaio 2022.

[8] “Chi ha paura dello splinternet?”, loc. cit. alla nota 1. Cfr. https://www.key4biz.it/democrazia-futura-chi-ha-paura-dello-splinternet/362984/

[9] Si veda in proposito l’articolo del giugno 2021 “Chi ha paura dello splinternet?”, eodem loco. Cfr. https://www.key4biz.it/democrazia-futura-chi-ha-paura-dello-splinternet/362984/.

[10] https://www.un.org/techenvoy/global-digital-compact

[11] Come ribadito nella sua “Our Common Agenda” a proposito della Road Map per la trasformazione digitale, Guterres ricorda che:   “ It is my intention to bring all stakeholders together, including through a strengthened Internet Governance Forum, to ensure robust implementation of the digital roadmap, which I launched in June 2020 in follow-up to the report of the High-Level Panel on Digital Transformation”

[12] Per il testo integrale dell’ “Our common agenda” andare al link: https://www.un.org/en/content/common-agenda-report/assets/pdf/Common_Agenda_Report_English.pdf

[13] Il famoso “splinternet” di cui all’articolo del giugno 2021 citato alla nota 1

[14] https://www.un.org/sg/en/content/sg/personnel-appointments/2022-06-10/mr-amandeep-singh-gill-of-india-envoy-technology%C2%A0  

[16] Ecco l’appello delle Nazioni Unite a contribuire alla riflessione : “Ogni cittadino è invitato a condividere I suoi suggerimenti circa gli obiettivi del futuro Global Digital Compact. Questo il link per contribuire: (https://input.un.org/EFM/se/3995D1A472EC4637). La consultazione è aperta ai contributi sia individuali che di organizzazioni fino al 31 Decembre 2022. Ecco le istruzioni su come redigere i contributi scritti : (https://www.un.org/techenvoy/sites/www.un.org.techenvoy/files/Global-Digital-Compact_how-to-engageguide.pdf)

[17] https://www.un.org/techenvoy/global-digital-compact

[18] La risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite del 7 settembre 2022 proposta dal Presidente dell’Assemblea per approvazione cosi recita: “the Summit will be held on 22 and 23 September 2024, in New York, preceded by a preparatory ministerial meeting to be held on 18 September 2023”. Testo completo della risoluzione: https://digitallibrary.un.org/record/3986211/files/A_76_L.87-EN.pdf?ln=en.

[19] Vedi nota precedente

[20] Vedasi altro articolo da me scritto su queste colonne insieme a Erik Lambert dal titolo “Dalla cortina di ferro alle cortine di silicio: sarà-l’internet-globale la principale vittima del conflitto russo-ucraino?”, Democrazia futura, II (1) gennaio-marzo 2022, pp. 295-306.  Anticipato il 1 aprile 2022 su Key4biz al seguente link:  

[21] Vedasi articolo sulla Dichiarazione pubblicata sul sito di IGF Italia : https://www.igf-italia.org/2022/05/01/la-dichiarazione-sul-futuro-di-internet/, oltre che il testo integrale della dichiarazione, pubblicato sul sito del Presidente USA:  https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2022/04/28/fact-sheet-united-states-and-60-global-partners-launch-declaration-for-the-future-of-the-internet/

[22] Il termine “splinternet” indica la possibile evoluzione da un’unica rete globale ad una serie di reti separate (per regioni, per regimi, per condizioni di accesso) connesse fra di loro, ma con regole di accesso diverse fra di loro. Si veda articolo citato alla nota 1. Cfr. https://www.key4biz.it/democrazia-futura-chi-ha-paura-dello-splinternet/362984/

[23] Secondo i dati forniti dall’ultimo rapporto EUI sullo stato della democrazia 2021 “Democracy Index 2021”:

https://mktoab220141.com/NzUzLVJJUS00MzgAAAGG6yLZMBTYyvoAAmeM11DYCyd90p1SYMfFNEqW46ee8w9epqISSmXXvmxjbsN_01VaIE7xWIw=

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