arte

Democrazia Futura. Giorgio Tonelli o il realismo geometrico

di Roberto Cresti, ricercatore e docente di storia delle arti del Novecento all’Università di Macerata |

Anche per questo quarto fascicolo, la copertina, la quarta di copertina e le pagine interne rimaste bianche sono illustrate attraverso monografie di artisti contemporanei. La selezione delle opere è curata da Roberto Cresti.

Roberto Cresti

Anche per questo quarto fascicolo terzo fascicolo, la copertina, la quarta di copertina e le pagine interne rimaste bianche sono illustrate attraverso monografie di artisti contemporanei. La selezione delle opere curata da Roberto Cresti (46) che riproducono esclusivamente opere artistiche pubblicate – alla stregua del resto dei testi degli autori di questo numero – a titolo puramente amichevole con il loro esplicito consenso – questa volta è ricaduta su Giorgio Tonelli, pittore bresciano nato nel 1941 “erede di questa autentica ‘tradizione novecentesca’, che ha assimilato conducendo a lungo una esistenza nomade nei luoghi che ne furono teatro, ossia le metropoli di Londra, Parigi, New York, per approdare poi a Venezia e, ormai da lungo tempo, a Bologna dove lavora con la Galleria Forni” [..]

Giorgio Tonelli

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La lezione della Nuova Oggettività (Neue Sachlichkeit) di Christian Schad e Rudolf Schlichter – che nasceva dalla Metafisica di Giorgio de Chirico e da una ripresa degli ‘antichi maestri’ come Albrecht Dürer o Matthias Grünewald  – si è diffusa dalla Germania degli anni Venti in gran parte dell’arte figurativa novecentesca, risultando in sintonia essenziale con gli sviluppi estetici (tecnico-costruttivi) della civiltà occidentale (anche il cinema di Fritz Lang ne risente in Metropolis, che è del 1927). Ne sono state varianti contemporanee il Precisionismo (Precisionism) americano di Charles Demuth e Charles Sheeler, alcuni aspetti dell’opera di Edward Hopper e di Lyonel Feininger (artista destinato a muovere fra gli Stati Uniti e l’Europa e che fu anche nel Bauhaus), e il suo esprit de géométrie è riapparso nella cultura figurativa del secondo dopoguerra con la nascita, nel mitico ’56, della Pop art in Inghilterra.

Giorgio Tonelli (Brescia, 1941) è senz’altro un erede di questa autentica ‘tradizione novecentesca’, che ha assimilato conducendo a lungo una esistenza nomade nei luoghi che ne furono teatro, ossia le metropoli di Londra, Parigi, New York, per approdare poi a Venezia e, ormai da lungo tempo, a Bologna dove lavora con la Galleria Forni. Momento decisivo della sua formazione e impulso alla sua carriera è stato, negli anni Settanta, a Milano, l’incontro con Gianfranco Ferroni e Sandro Luporini, insieme ai quali diede vita al gruppo della Metacosa (1979-1983), di cui fecero parte anche Bernardino Luino, Giuseppe Bartolini, Giuseppe Biagi e Lino Mannocci.   

La sua pittura è un prisma che riflette oggettivamente e precisamente la realtà, tra sfondi urbani, oggetti in interni, qualche ritratto antico dei londinesi anni Settanta-Ottanta, e i più recenti paesaggi di campagne padane e di riviere, ma il suo rigoroso impianto geometrico e prospettico si avvale di toni cromatici temperati, mai fotografici o iperrealisti, così da mantenere un carattere narrativo e a tratti intimista.

C’è sempre un io all’inizio del dipinto, un io che accoglie, con apparente distacco, le cose, ma che proietta su esse anche memorie artistiche, cosicché una suggestione – ed è fonte riconoscibile alle spalle delle fonti di ogni oggettività novecentesca – appare Piero della Francesca dalla Flagellazione di Urbino, la cui sintesi prospettica di forma-colore, come diceva Roberto Longhi, ha influito sulla pittura a Venezia, in specie su Giovanni Bellini, di dove forse Tonelli l’ha ripresa nella sua permanenza lagunare.

L’istante ‘di passaggio’ reso nella stabilità geometrica della pittura ha costituito e costituisce il motivo conduttore della sua ricerca, che è stata accolta in sedi prestigiose, private e pubbliche, ove per antica fedeltà di origini ha portato, nello spazio riservato e protetto delle arti, i labirinti e le vertigini senza tempo del mondo contemporaneo.

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