Algoritmi di servizio pubblico[1] è il volume di circa 250 pagine realizzato per RAI Libri dall’Ufficio Studi RAI, guidato da Claudia Mazzola.
Il testo è curato da Flavia Barca con la collaborazione di Alessandra Pratesi e i contributi di Eleonora Maria Mazzoli, Francesco Ricci, Fabio Vola e di altre strutture RAI di area tecnologica e di ricerca (Chief Technology Officer, ovvero Stefano Ciccotti, Reti e Piattaforme, Centro Ricerche RAI di Torino).
Per la prima volta, vediamo nel libro un impegno massiccio e significativo della RAI ad affrontare pubblicamente un tema spinoso e complesso, quale quello di individuare i principi, le logiche e i metodi che consentano di estendere alla offerta non lineare le finalità di servizio pubblico proprie dell’azienda.
Le due anime della Rai e il disturbo dissociativo della sua identità aziendale
La RAI da molti anni vive una sorta di disturbo dissociativo dell’identità:
- una parte, minoritaria ma vigile, riflette e applica comportamenti al servizio soprattutto dei cittadini,
- mentre un’altra parte, maggioritaria, cerca di contrastare il declino economico dell’azienda, e in parte quello professionale.
Entrambe queste anime hanno ottime ragioni, ma poco riescono a integrarle, con la complicità di criteri di governance inadeguati e di costante miopia della politica.
L’Ufficio studi RAI è tra quanti riflettono su cosa sia servizio pubblico. Lo ha fatto alla fine del 2020, con il volume Coesione sociale da me già recensito su Democrazia futura[2]. In quel caso si identificava la produzione di coesione sociale quale principale sintesi dell’azione di servizio pubblico, cercata prevalentemente nell’offerta tradizionale dei canali lineari broadcast e dei loro prodotti. Se la RAI deve diventare azienda multimediale di servizio pubblico, in una realtà che vede un lento declino della offerta lineare e una crescita costante e veloce di quella online, tra i tanti problemi nuovi, deve soprattutto realizzare sistemi di raccomandazione. Si tratta di quell’insieme di segnalazioni che raggiungono il singolo utente sulla base delle sue preferenze, delle sue abitudini e del contenuto del singolo prodotto offerto, su qualsiasi piattaforma.
Massificare e diversificare: trovare una sintesi fra due esigenze contrapposte
È evidente la estrema delicatezza della questione: in una ottica di servizio pubblico, la raccomandazione non può essere orientata solo a massimizzare il consumo del prodotto. Si ripropongono qui il dualismo e le contraddizioni di cui abbiamo già detto. Occorre anzitutto profilare correttamente il singolo utente, rispettandone la privacy; identificare in modo veloce e sicuro il senso e il valore dei contenuti offerti; e – più di ogni altra cosa – evitare che la segnalazione di contenuti simili a quelli già usufruiti dall’utente esalti il suo isolamento culturale, la sua esperienza “di bolla”, anziché favorire, come il servizio pubblico deve fare, il confronto e la diversificazione delle esperienze.
Le due esigenze contrapposte, massificare e diversificare, devono trovare una sintesi.
La trama del volume: premesse, tecnologia aziendale, affermazione dei principi dei servizi pubblici europei nella realtà digitale soddisfacendo al contempo esigenze individuali e interessi sociali
Su questo crinale si svolge la trama del volume. Le premesse illustrano la trasformazione digitale, il suo quadro normativo, i diversi modelli dei sistemi di raccomandazione, la trasformazione delle piattaforme televisive secondo il modello del gaming, che vede la trasformazione dello spettatore in autore e attore.
Un capitolo racconta il lavoro importante e avanzato, spesso poco noto e forse sottovalutato anche dentro all’azienda, che è stato realizzato dalla tecnologia RAI, nelle sue varie declinazioni, per entrare da protagonisti nel mondo digitale. In molti casi, il metodo applicato consiste nel finalizzare il noleggio e la rielaborazione di sistemi evoluti esterni e di promuoverne la progressiva internalizzazione, creando un patrimonio aziendale di dati, relazioni funzionali e algoritmi essenziali per la media company, senza perdere di vista il senso e la missione del servizio pubblico. Un complesso di attività che ne costituisce il nucleo più solido e più nascosto, e che forse più di ogni altro giustifica il contributo finanziario dei cittadini alla RAI.
Un altro capitolo rilevante percorre i broadcasters pubblici europei, uniti nel sistema Eurovisione, verso la loro progressiva digitalizzazione. Si ricordano i principi del servizio pubblico – universalità, diversità, indipendenza, unicità e innovazione, sostenibilità ambientale, coesione sociale – e del lavoro svolto per la loro affermazione nella realtà digitale, attraverso la stessa UER-EBU, la BBC e altre emittenti avanzate.
Si vede qui come concretamente, non senza difficoltà e adattamenti, le esigenze contrapposte tra quantità e qualità trovino la loro sintesi: si parla alla unità dei cittadini di una nazione o ai singoli consumatori? Soluzioni innovative devono assicurare una distribuzione dei contenuti che rispetti sia le esigenze individuali, sia i più ampi interessi sociali, ostacolando le bolle o le camere di risonanza che i social media tendono a radicare, e che ostacolano il dialogo e la circolazione delle idee.
Definire in partenza la missione dell’agente di servizio pubblico individuando le linee- guida strategiche per la costruzione dei sistemi di raccomandazione
Il testo non nasconde le difficoltà dell’impresa, ma ne mostra le possibili soluzioni, insistendo sulla necessità prioritaria che l’agente del servizio pubblico sia capace di definire in partenza la propria missione, collegandola alle tematiche essenziali individuate come risposta alle criticità del proprio ambiente sociale di riferimento. Compensando i fallimenti del mercato, ma senza sostituirli con il controllo statale della comunicazione e dell’informazione.
Infine, Algoritmi di servizio pubblico definisce le linee guida strategiche per la costruzione dei nuovi sistemi di raccomandazione: definiti i valori pubblici collegati a quelli aziendali, costituire gruppi di lavoro multidisciplinari, coniugare competenze interne e partnership strategiche. Con la finalità di coinvolgere l’intera produzione in un percorso di rinnovamento qualitativo e etico, orientato prioritariamente a un rapporto di comunicazione efficiente e paritario con il cittadino utente.
Non tutto si esaurisce nella preziosa analisi dell’Ufficio Studi RAI.
In particolare, manca una riflessione sulla applicazione degli algoritmi alla produzione di informazione e al lavoro giornalistico, settore nel quale i problemi sono destinati sempre più ad andare oltre i sistemi di raccomandazione. In questo, come in altri campi, appare peraltro evidente l’estraneità, rispetto al lavoro svolto, sia del Marketing strategico RAI sia di ogni settore addetto alla produzione di contenuti.
Un mandato politico per salvare il servizio pubblico della comunicazione
Algoritmi di servizio pubblico individua, dunque, un percorso obbligato per la salvezza del servizio pubblico della comunicazione. Mi pare evidente che per implementarlo non sia sufficiente l’intelligenza e la buona volontà di singoli gruppi, o settori, o individualità: occorre che il corpo dell’azienda segua il percorso. Perché questo possa avvenire, la storia della RAI ce lo ha insegnato, occorre che dalla consapevolezza sulle criticità gravi del sistema di comunicazione italiano, nasca, miracolosamente, un mandato politico.
[1]Rai Ufficio Studi, Algoritmi di servizio pubblico. Sistemi di raccomandazione ed engagament per le nuove piattaforme multimediali pubbliche, Roma, Rai Libri, 2022, 246 p.
[2]Andrea Melodia, “Coesione sociale. La sfida del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale”, Democrazia futura, I (1) gennaio-marzo 2021, pp. 215-218. Cf. https://www.key4biz.it/democrazia-futura-coesione-sociale-la-sfida-del-servizio-pubblico-radiotelevisivo-e-multimediale/356203/.