Perché la Presidente del Consiglio non ha voluto incontrare sopravvissuti e defunti del terribile naufragio di Cutro in Calabria? si chiede in un commento per Democrazia futura Gianluca Veronesi, qualificando questa scelta come “l’errore micidiale di Giorgia Meloni” dopo aver invitato a distinguere “Fatti e opinioni”.
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C’è l’illusione generalizzata in chi fa politica che una massiccia comunicazione possa risolvere ogni problema. Che una buona campagna di informazione permetta di recuperare uno svantaggio iniziale. Non è cosi semplice!
Ad esempio non è stato così per il governo in occasione della disgrazia di Cutro. Bisogna sempre ricordarsi che in circostanze cosi drammatiche l’autorità che parla per prima fissa – anche senza volerlo – la linea del racconto, della narrazione.
In questo caso è stato il ministro dell’interno a recarsi immediatamente sulla spiaggia dove ha fatto le prime dichiarazioni politicamente impegnative.
In questo modo indicando in sé stesso il principale interlocutore e togliendo dall’imbarazzo il ministro dell’economia, responsabile della Guardia di finanza e il ministro delle infrastrutture che – in virtù della delega ai porti – risponde della Guardia costiera.
Oltre ad alcune informazioni sulla dinamica dei fatti e sulle presumibili responsabilità, il titolare del Viminale ha aggiunto opinioni sue personali che però nell’immaginario collettivo sono diventate – per inerzia – la posizione del governo.
Anche perché accolte dalla coalizione, di solito sempre pronta a distinguo e sfumature, nel più rigoroso silenzio.
A quel punto anche per la premier Giorgia Meloni sarebbe diventato impossibile “correggere” colui che tutti considerano la controfigura di Matteo Salvini.
D’altronde si presume che Matteo Piantedosi, prima di parlare, si sia cautelato consultando Palazzo Chigi.
Mentre iniziava una furibonda polemica parlamentare, Giorgia Meloni si è posta l’obiettivo di un atto simbolico che alleggerisse il clima.
Un “gesto” che mostrasse sì partecipazione e solidarietà, ma che comunicasse anche l’aggiornamento delle politiche italiane sull’immigrazione.
Siccome si arrivava in ritardo, quasi fuori tempo massimo, si sperava che la “stazza” dell’evento servisse a chiudere, almeno temporaneamente la vicenda.
Ovvero organizzare direttamente a Cutro la riunione del consiglio dei ministri che avrebbe varato le nuove misure.
Che a fianco dell’aggravamento delle pene per gli scafisti e le possibili restrizioni in alcuni permessi, prevedono l’ampliamento dei corridoi umanitari.
Una trasferta piena di troppe attese. Troppe cose diverse mischiate insieme.
Commozione, emotività, sentimenti di pietà che si incontrano e scontrano con la razionalità del decreto legge e i pregiudizi della politica.
Troppa gente al seguito. Troppi ego in circolazione. Troppi giornalisti in cerca di rogne e ministri in cerca d’autore.
Difficile commuoversi in quel caravanserraglio.
E l’errore micidiale di non incontrare sopravvissuti e defunti pur essendo a pochi metri di distanza dalle bare.
Probabilmente per evitare una foto che avrebbe fatto il giro del mondo.
Giorni prima il presidente Sergio Mattarella si era fermato pochi minuti, non aveva espresso giudizi, aveva bisbigliato sentimenti di dolore ai parenti e ringraziato i pescatori che avevano raccolto i primi cadaveri.