Gianluca Veronesi nel suo pezzo intitolato “+Europa +Europe: come accelerare le riforme in Italia con i soldi europei se le idee sono diversissime” osserva “L’attuale maggioranza politica italiana alle prese con le prossime elezioni europee di giugno 2024”. “Curioso il rapporto di Meloni con le istituzioni europee – nota l’ex dirigente Rai – Io sostengo, contro ogni logica, che nella vita convenga essere preceduti da una pessima fama. Non potranno che trovarti migliore del previsto. Così per Giorgia Meloni, considerata la nemica dell’Europa. La passionaria del sovranismo. Lei è arrivata – chiarisce Veronesi – quando c’erano da incassare 200 miliardi. Ha pensato bene di aderire, pretendendo pure di cambiarne la destinazione, con il rischio – tuttora vigente – di perderne una parte.Avrebbe dovuto essere tenuta ai margini e invece sta lavorando apertamente per creare un’alternativa alla maggioranza che governa Bruxelles, nell’ipotesi che i partiti di estrema destra guadagnino ulteriori consensi” E Veronesi conclude:” Oggi i nostri ministri (che sulla carta sono i ministri del governo italiano più sovranista di sempre) passano le giornate a Bruxelles per risolvere i loro problemi domestici. Sono là non perché vincolati da una ottusa burocrazia sovranazionale ma semplicemente perché bisognosi di sempre più soldi”.
Per semplificare (si fa per dire): la Lega fa parte della alleanza “Identità e democrazia”, con il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen e l’estrema destra tedesca di Alternative für Deutschland (AFD).
Fratelli d’Italia aderisce all’European Conservatives and Reformists Group (ECR) che, al di là del nome, è il gruppo europeo dei conservatori (forte nei Paesi dell’est) di cui Giorgia Meloni è presidente.
Infine Forza Italia è nel Partito Popolare Europeo (PPE), dove siedono le formazioni moderate di ispirazione democratico cristiana e cristiano democratica.
Non sono tutti schieramenti di destra.
Il PPE è un gruppo di centro. Infatti la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen(sua candidata) è stata eletta da una maggioranza di centro sinistra.
Questa è la formazione in cui – al momento – si presenterebbe la maggioranza di governo alle prossime elezioni europee previste nel giugno 2024.
E infatti, l’altro giorno nel salutarsi per le vacanze, i capigruppo di maggioranza hanno promesso alla premier italiana lealtà e hanno giurato di proteggere la stabilità dell’esecutivo.
Già, perché saranno elezioni di tipo proporzionale, senza premi e con sbarramento al 4 per cento. Contano solo i voti che prendi con il tuo nome, sotto il simbolo del tuo partito.
E per raccogliere più consensi è inevitabile sottolineare la propria diversità e originalità.
Bisogna garantire più aiuti alle categorie “amiche” e assicurare di accelerare le riforme (su cui ogni partito ha idee diversissime).
Perché l’appuntamento europeo del 2024 costituirà una tornata elettorale molto diversa da quelle precedenti
Credo che sarà una tornata elettorale molto diversa dalle precedenti, dove gli Italiani si pronunciavano solo pensando alle questioni interne.
Due vicende “internazionali”, il Covid e l’invasione russa, hanno mostrato a milioni di europei come i grandi problemi del continente siano del tutto interconnessi. E di come la Commissione Europea sia ormai un efficace e produttivo organo di coordinamento di un sistema integrato di 27 paesi.
Abbiamo capito che persino per poterci curare e difendere, in modi sicuri e adeguati, dobbiamo adottare politiche comuni. Perché di fronte alla complessità del mondo, nessuno da solo possiede le risorse e le competenze necessarie.
Giorgia Meloni, nemica dell’Europa?
Curioso il rapporto di Meloni con le istituzioni europee.
Io sostengo, contro ogni logica, che nella vita convenga essere preceduti da una pessima fama. Non potranno che trovarti migliore del previsto.
Così per Giorgia Meloni, considerata la nemica dell’Europa. La passionaria del sovranismo.
Lei è arrivata quando c’erano da incassare 200 miliardi.
Ha pensato bene di aderire, pretendendo pure di cambiarne la destinazione, con il rischio – tuttora vigente – di perderne una parte.
Avrebbe dovuto essere tenuta ai margini e invece sta lavorando apertamente per creare un’alternativa alla maggioranza che governa Bruxelles, nell’ipotesi che i partiti di estrema destra guadagnino ulteriori consensi.
E pensare che tutto è cominciato “solo” nel 1951, quando Jean Monnet, Robert Schuman, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi diedero vita alla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA).
Oggi già solo il nome sarebbe fuori luogo, politicamente scorretto.
Furono uomini eccezionali che di solito vengono fuori solo nei momenti eccezionali quando i mediocri non sanno più cosa dire e fare.
Quando l’Europa era dominata dalla Politica agricola Comune (Pac)
L’uomo più ricco d’Europa era allora il Commissario all’agricoltura, il garante di uno strano equilibrio: da una parte finanziava la nuova politica agricola europea, più meccanizzata, più aperta alla scienza e quindi più produttiva e, al contempo, risarciva i mancati raccolti, rinviati per non abbattere i prezzi a causa della sovrapproduzione.
Oggi i nostri ministri (che sulla carta sono i ministri del governo italiano più sovranista di sempre) passano le giornate a Bruxelles per risolvere i loro problemi domestici.
Sono là non perché vincolati da una ottusa burocrazia sovranazionale ma semplicemente perché bisognosi di sempre più soldi.