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Democrazia Futura. Da dodici a due i candidati repubblicani alla Casa Bianca

Giampiero Gramaglia

Poche sorprese dalle prime battute delle primarie. Tutto lascia prevedere il ripetersi a quattro anni di distanza alle elezioni presidenziali statunitensi nel prossimo novembre di uno scontro fra l’attuale Presidente democratico Joe Biden e l’ex Presidente repubblicano Donald Trump. A otto giorni dai caucuses nello Iowa, le primarie tenutesi il 23 gennaio nel New Hampshire non sembrano aver chiarito se la corsa a due per la nomination repubblicana alla Casa Bianca continuerà, almeno fino alle primarie in South Carolina del 24 febbraio, o se finirà qui, per superiorità manifesta di Donald Trump e getto della spugna da parte di tutti i suoi rivali. L’unica ancora in lizza dopo la rinuncia di Ron DeSantis[1]che ha confermato che sosterrà l’ex Presidente Trump, è rimasta Nikki Haley, ex governatrice della South Carolina ed ex rappresentante degli Usa all’Onu. Qui di seguito l’analisi di Giampiero Gramaglia in due pezzi scritti il 22 gennaio dopo la rinuncia del governatore della Florida e oggi 24 gennaio a poche ore dalla vittoria piuttosto netta di Trump nel secondo appuntamento con le primarie. 

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La corsa sarà di Trump contro Haley

Ron DeSantis lascia la corsa per la nomination repubblicana

Erano una dozzina, a contendersi la nomination repubblicana a Usa 2024. Sono rimasti in due, Donald Trump e Nikki Haley. Il governatore della Florida Ron DeSantis ha alzato bandiera bianca il 21 gennaio, spiegando la sua decisione in un video di 4 minuti e mezzo:

“Non vedo una strada chiara verso la vittoria. Perciò, sospendo la mia campagna… La maggioranza degli elettori repubblicani alle primarie vuole dare a Donald Trump un’altra chance”.

DeSantis era sceso in campo a fine maggio 2023 fra molte attese, ma il governatore, un clone di Trump più giovane e meno smargiasso, ma altrettanto spocchioso, non è mai riuscito a entrare in contatto con gli elettori e a persuadere i repubblicani a lasciare il Trump originale per uno nuovo, meno vulcanico e un po’ ‘robotico’.

Il governatore della Florida, che in campagna non è mai stato aggressivo con l’ex presidente, ora dice:

Trump è “superiore a Joe Biden. Questo è chiaro… Ho firmato l’impegno a sostenere chi otterrà la nomination repubblicana e onorerò il mio impegno… Trump ha il mio appoggio perché non possiamo tornare alla vecchia guardia repubblicana”.

Trump si dice “onorato” dell’endorsement di DeSantis:

“Lavoreremo insieme per battere Biden, che è il peggiore e più corrotto presidente della storia”.

La campagna del magnate invita “i repubblicani a unirsi” sulla sua candidatura. L’ex presidente, poi, torna ad attaccare Haley, l’unica rivale rimasta:

“E’ la candidata dei democratici che faranno qualsiasi cosa per fermare il movimento America First. E’ il momento di scegliere in modo saggio”.

L’appello di Nikki Haley ai sostenitori di Ron DeSantis

Haley, dal canto suo, rende l’onore delle armi a DeSantis, che “ha fatto una buona campagna”, e constata: “ora è una corsa a due”. Secondo gli osservatori, non è chiaro se i voti del governatore della Florida andranno all’ex presidente, visto che DeSantis, come Haley, puntava ad affermarsi come alternativa a Trump e che ci lo votava non voleva votare Trump.

L’ex governatrice della South Carolina fa un appello ai sostenitori di DeSantis:

“Volete un cambio di generazione e volete vincere. Unitevi a noi”.

In un’intervista alla Cnn, l’ex ambasciatrice all’Onu si mostra fiduciosa e dichiara: “Posso vincere”.

La decisione di DeSantis è stata annunciata nell’imminenza delle primarie nel New Hampshire. Il governatore della Florida aveva già fatto sapere di volere ‘saltare’ la tappa, per fare campagna in South Carolina – il che aveva alimentato voci e illazioni su un suo imminente ritiro -.

A metà gennaio nello Iowa, DeSantis era riuscito ad arrivare secondo, senza però avere mai dato la sensazione di potere davvero sfidare Trump.

Il Comitato nazionale democratico commenta in modo critico la decisione di DeSantis, che è

“l’ultimo repubblicano, in ordine di tempo, ad accodarsi a Trump”.

Haley può contare su grandi finanziatori di area repubblicana. Alcuni miliardari di Wall Street ospitano una raccolta fondi in suo favore il 30 gennaio a New York. Lo riferisce la Bloomberg, in base all’invito all’evento. L’iniziativa sarà co-ospitata da Stanley Druckenmiller, Henry Kravis, Ken Langone e Cliff Asness: i biglietti costano fra i 3.300 e i 33.200 dollari. La raccolta di fondi è uno dei tanti appuntamenti della candidata prima delle primarie del South Carolina il 24 febbraio. […]

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Netta la vittoria dell’ex Presidente con quasi il 55 per cento

Trump vince pure nel New Hampshire, Haley per ora non molla[2]

Se non ci mettono lo zampino i giudici, supremi od ordinari che siano, Donald Trump viaggia verso la nomination repubblicana alla Casa Bianca a gonfie vele. Il magnate ex presidente ha fatto quello che nessun aspirante repubblicano che non fosse un presidente in carica era mai riuscito a fare: vincere di fila le due prime primarie, lo Iowa e il New Hampshire, Stati fra di loro molto diversi. Trump ha battuto nettamente la sua rivale Nikki Haley, in una corsa ormai ridotta a un duello – all’inizio, erano una dozzina -, dopo il ritiro domenica del governatore della Florida Ron DeSantis, che ha dato il suo appoggio all’ex presidente (di cui è un clone più giovane e più antipatico). L’ex governatrice della South Carolina assicura che intende andare avanti: il 24 febbraio, il circo delle primarie farà tappa nel suo Stato. Ammesso che ci arrivi davvero, una sconfitta lì, dove ora Trump è nettamente avanti nei sondaggi, sarebbe per lei il capolinea. I caucuses del Nevada, che sono la prossima tappa, l’8 febbraio, sono sulla carta appannaggio del magnate.

Nel New Hampshire, Trump ha avuto quasi il 55 per cento dei voti, la Haley poco più del 43 per cento. Il distacco fra i due non è stato abissale come nello Iowa – oltre trenta punti – ed è stato inferiore ai sondaggi, che prevedevano un 20 per cento, ma è comunque netto. I repubblicani andati alle urne sono stati circa 300 mila, in uno Stato fra i più piccoli e meno popolosi dell’Unione – 24 mila kmq, 1.380.000 abitanti -.

Secondo l’Associated Press, Halley sta esaurendo il tempo a sua disposizione per porsi come credibile alternativa al magnate ex presidente. Il New York Times nota che il New Hampshire era, sulla carta, uno Stato più favorevole a Haley che a Trump. E il Washingon Post scrive che il risultato del 23 gennaio conferma la tenuta della presa di Trump sull’elettorato repubblicano e acuisce i dubbi sulle chances di Haley. Sulla base di exit polls condotti da media statunitensi, una metà degli elettori repubblicani alle primarie del New Hampshire ritiene che Joe Biden non abbia vinto in modo legittimo le elezioni del 2020 e crede alle ricorrenti affermazioni di Trump sulle elezioni rubate, pur in assenza di qualsiasi prova. Le maggiori preoccupazioni degli elettori repubblicani sono l’economia, l’immigrazione, l’aborto e la politica estera.

La stessa campagna del presidente Biden dice che “Trump si è quasi assicurato la nomination”. Biden vede nel magnate un avversario vulnerabile nelle presidenziali del 5 novembre: potrebbe alienarsi il voto dei moderati e degli indipendenti, soprattutto se nel frattempo subisse una condanna in uno dei tanti processi pendenti – almeno sei, attualmente -. E, in effetti, nei sondaggi nazionali, Haley batte Biden più nettamente di Trump.

In campo democratico le primarie erano un pasticciaccio. Il partito statale le ha indette, ma quello federale le ha sconfessate, non attribuendo seggi alla convention, e Biden non s’era iscritto, il presidente ha ottenuto un buon successo: oltre la metà degli elettori hanno scritto il suo nome sulla scheda di proprio pugno; meno del 20 per cento hanno votato il suo rivale, il deputato del Minnesota Dean Phillips, l’unico in lista. I democratici andati alle urne sono stati poco più di cento mila. Fra i democratici, l’avvio ufficiale della stagione delle primarie sarà in South Carolina, il 3 febbraio. La South Carolina è uno Stato dove le minoranze hanno più peso che in Iowa e New Hampshire, due Stati essenzialmente bianchi. Il presidente dei democratici del New Hampshire Ray Buckley ha esaltato la “schiacciante vittoria” di Biden:

“I cittadini dello Stato di Granito si sono presentati alle urne in gran numero per mostrare il loro sostegno al grande lavoro svolto dall’Amministrazione Biden-Harris per fare crescere l’economia, proteggere le libertà riproduttive e difendere la nostra democrazia”.

Per parte sua, Dean Phillips persiste: “Sono l’unico che può battere Trump”.

in campo repubblicano, Donald Trump, Il magnate ex presidente, parlando alla Fox e ai suoi sostenitori, s’è detto “onorato” della vittoria e convinto che il partito repubblicano sia “molto unito” dietro la sua candidatura. Poi, cambiando registro, se l’è presa con Haley (“dovrebbe lasciare la corsa” perché altrimenti “dobbiamo sprecare soldi anziché spenderli contro Biden“) e con il presidente. Poche ore prima, Trump aveva detto che non avrebbe mai chiesto a nessuno di farsi da parte e che non gli interessava se la rivale continuava la gara. Dopo il successo, ha sostenuto:

“Haley ha avuto una serataccia, ha perso e ha fatto un discorso come se avesse vinto”;

e ha fatto un’insinuazione,

“se vincesse la nomination sarebbe indagata entro 15 minuti per piccole cose di cui non vuole parlare”.

Il magnate ha pure deriso il presidente:

“Abbiamo battuto Biden. Ma chi non lo batterebbe? Non riesce a mettere due parole in fila, non riesce a camminare”.

Sul palco con lui c’erano gli ex rivali Vivek Ramaswamy, imprenditore, e Tim Scott, senatore della South Carolina. Per Ramaswamy, Haley deve lasciare, perché “le primarie finiscono qui”. L’ex governatrice si è congratulata con il magnate, ma si è mostrata combattiva:

“L’incoronazione di Trump sarebbe una vittoria per Biden. E il South Carolina non vuole un’incoronazione, vuole un’elezione … Il segreto peggio custodito in politica è quanto i democratici vogliano correre contro Trump: sanno che è l’unico repubblicano nel Paese che Biden può sconfiggere”, perché genera caos.

“La maggior parte degli americani non vuole la rivincita tra Biden e Trump. Vincerà il primo partito a mandare in pensione il proprio candidato ottantenne”,

prevede Haley, 52 anni.

E’ forse vero. Ma né i repubblicani né i democratici sembrano intenzionati a rottamare le loro ‘vecchie glorie’.


[1] Scritto il 22 gennaio 2024 per la sezione Usa 2024 del mio sito e ripreso da The Watcher Post. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2024/01/22/usa-2024-287-desantis-lascia/.

[2] Scritto il 24 gennaio 2024

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