Dallo scoppio del conflitto fra Hamas e Israele, il conflitto ucraino non è più al centro dell’attenzione. Giampiero Gramaglia nel suo articolo “Con un fronte statico, verso un nuovo inverno di guerra in Ucraina[1]” nei confronti di quella che definisce ormai come l’altra guerra – osserva come “Il distacco dei media in Ucraina è parallelo a quello della diplomazia, che pare meno tesa alla ricerca d’una pace che non è comunque in grado, o non vuole, procurare. E l’appoggio dell’Occidente a Kiev – aggiunge l’ex direttore dell’Ansa – risente di una certa “stanchezza” del conflitto, mentre nel Paese invaso s’incrina la speranza di una vittoria sul terreno”.
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Un detenuto russo condannato per omicidio è stato graziato e rimesso in libertà: s’era arruolato e aveva combattuto in Ucraina per sei mesi al fronte; e aveva poi firmato un contratto per rimanere nelle forze armate. Uno come centinaia d’altri.
Ma questo si chiama Serghei Khadzhikurbanov e, nel 2006, aveva partecipato, con dei complici, all’assassinio della giornalista Anna Politkovskaya, ammazzata a colpi di pistola nell’androne di casa sua il 7 ottobre, il giorno del compleanno di Vladimir Putin.
Khadzhikurbanov, un ex agente del dipartimento per la lotta contro la criminalità organizzata, era stato riconosciuto colpevole da un tribunale russo di avere organizzato l’omicidio ed era stato condannato a 20 anni di reclusione: avrebbe dovuto finire di scontare la pena nel 2034.
“In un certo senso, giustizia è stata fatta, perché credo che Khadzhikurbanov non fosse coinvolto nell’uccisione di Politkovskaya”, dice il suo avvocato. La grazia è una “mostruosa ingiustizia” afferma, invece, la famiglia della giornalista ammazzata.
Ucraina: è ormai diventata l’altra guerra
La grazia all’assassino è l’ennesimo effetto collaterale della guerra in Ucraina innescata dall’invasione russa quasi 21 mesi or sono: un conflitto che, per i media, ‘distratti ‘ da quanto d’atroce avviene in Medio Oriente, è ormai divenuto “l’altra guerra”, nonostante ogni giorno si ripeta lo scenario letale – e sostanzialmente inutile – di bombardamenti russi, droni ucraini, combattimenti al fronte, vittime civili.
Di fatto, l’inverno 2023 cala su una linea del fronte quasi inalterata rispetto all’inverno 2022, nonostante la controffensiva di primavera ucraina che non ha prodotto risultati sostanziali. Nell’ultimo mese, Kiev ha provato a rilanciare la sua azione e ha colpito nel Mar Nero, ottenendo, pero, modesti risultati.
Se il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj e i suoi ministri moltiplicano interventi e missioni all’estero, per sollecitare il sostegno dell’Occidente, il presidente russo esibisce sicurezza e sicumera: visita Paesi dell’ex Unione Sovietica e va al quartier generale delle forze russe impegnate in Ucraina, a Rostov-sul-Don.
E l’Europa si prepara a un inverno fra due guerre, con il timore di una crisi energetica persino più grave e più profonda, negli effetti economici, di quella del 2022.
Il distacco dei media dalla guerra in Ucraina è parallelo a quello della diplomazia, che pare meno tesa alla ricerca d’una pace che non è comunque in grado, o non vuole, procurare. E l’appoggio dell’Occidente a Kiev risente di una certa “stanchezza” del conflitto, mentre nel Paese invaso s’incrina la speranza di una vittoria sul terreno.
Dagli archivi di guerra emergono, con maggiore chiarezza, pagine oscure di disinformazione. Si scopre così che il sabotaggio del gasdotto NordStream nel settembre 2022, inizialmente attribuito quasi in automatico alla Russia, è stato organizzato da un colonnello delle forze speciali ucraine, Roman Chervinsky. Il sabotaggio venne presentato come un attacco russo a un’infrastrutture energetica europea potenzialmente essenziale.
Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba segnala ritardi dell’Unione europea nella consegna di un milione di proiettili di artiglieria, promessi, ma mai pervenuti. Secondo Politico, solo 300 mila munizioni sono state consegnate: uno stallo dovuto a una carenza europea di capacità industriale militare. Cioè, l’Europa non ha un apparato bellico capace di fare fronte alle esigenze di Kiev e d’una guerra di posizione che richiede 30 mila proiettili di cannone sparati ogni giorno da entrambe le parti.
Martedì 14 novembre, al termine di un Consiglio della Difesa dell’Unione europea, è stato annunciato che Francia e Germania consegneranno 120 mila proiettili entro il 2024. Il segretario della Nato Jens Stoltenberg ammette che “la situazione sul campo di battaglia è difficile” e rinnova l’appello agli alleati ad “aumentare l’appoggio a Kiev, perché non possiamo consentire che Putin vinca”.
Se ne discuterà ancora. Ma per ora non s’intravvede un percorso di pace.
[1] Scritto per La Voce e il Tempo, 16 novembre 2023. Cf. https://www.giampierogramaglia.eu/2023/11/16/ucraina-punto-inverno-guerra/