Inauguriamo un’ultima rubrica di questa nuova testata con l’obiettivo di costruire un glossario delle parole-chiave della nascente società dell’informazione e della comunicazione, e conseguentemente anche della democrazia futura che attende le nuove generazioni e i cosiddetti nativi digitali.
Domani pubblicheremo la prima voce di questo glossario, “piattaforma” affidata al professor Giuseppe Richeri.
Un glossario per la democrazia futura
Iniziamo con un termine, piattaforma, che, dal suo iniziale significato nel mondo dell’informatica e delle telecomunicazioni, ha assunto un ruolo crescente nella descrizione degli scenari tecnologici dell’era crossmediale delle comunicazioni elettroniche.
Ci proponiamo naturalmente non tanto di aggiornarci, quanto di capire come parole, espressioni e sintagmi, quali piattaforma, Over the Top, streaming, profilazione degli utenti, cloud, internet delle cose, intelligenza artificiale, interazione uomo-macchina, virtualità, realtà aumentata, digital divide, costituiscano ormai l’embrione e il fondamento di un nuovo corpus lessicologico, di un nuovo alfabeto che sarà al centro delle riflessioni strategiche di analisti ed esperti, ma anche oggetto di più elementari fenomeni della vita quotidiana, quali gli approfondimenti scolastici o le singole conversazioni nel corso del Ventunesimo secolo.
Dodici anni fa, in un convegno a Roma al Palazzo del Burcardo con Giovanna Milella, Piero Bassetti e i compianti Bino Olivi e Piero Melograni, Infocivica aveva presentato le linee guida di una nuova possibile iniziativa per il servizio pubblico in previsione dell’Expo di Milano.
Un’Enciclopedia crossmediale italiana
L’idea era allora (e mi pare rimanga valida tuttora) di dar vita – quasi un secolo dopo l’Enciclopedia Italiana promossa da Giovanni Gentile – ad una nuova inedita Enciclopedia crossmediale italiana, concepita per trasferire e adattare al mondo digitale una formidabile impresa editoriale come quella avviata dal filosofo idealista italiano e proseguita nel tempo con le varie edizioni della Treccani.
Ma non solo. Una tale iniziativa servirebbe soprattutto a promuovere una grande vetrina delle nostre eccellenze italiana nella fattispecie in quattro aree:
- i beni culturali e archeologici, intesi in senso lato,
- la cartografia delle strade del Grand Tour, delle vie verdi e delle tradizionali strade di comunicazione usate da pellegrini e mercanti per spostarsi tra i singoli territori della Penisola,
- la promozione in rete dello spettacolo dal vivo e dell’industria dell’immaginario,
- la tutela del patrimonio enogastronomico e, più in generale, la valorizzazione di quella che Braudel definiva la “cultura materiale”.
Si tratta di quattro aree dove l’Italia gode di grande considerazione e su cui vale la pena di costruire un Piano Marshall per la promozione dell’identità cultura italiana: un grande progetto per questo nuovo secolo.
Più complesso sarà costruire un lessico e un pensiero italiano, ma non solo italiano, direi anche un pensiero europeo per promuovere una nuova “Civiltà della Rete” che non risenta esclusivamente di una matrice anglosassone o ancora sino-indiano-americana, se pensiamo al crescente peso in questo settore delle industrie asiatiche che hanno fatto spostare il baricentro dell’Information and Communication Technology (ICT) dall’Atlantico al Pacifico, con poche ma significative sacche di resistenza nel mediterraneo, in primis Israele.
Un lessico per la nascente “Civiltà della Rete”
Costruire un Pensiero italiano ed un Pensiero europeo nella nascente “Civiltà della Rete” costituisce a nostro parere uno dei grandi obiettivi di lungo termine per l’Italia e per l’Unione europea.
Ma lo è particolarmente per la lingua italiana che, sin dall’introduzione dell’informatica e della telematica, pur avendo coniato termini come “ordinatore” inteso come calcolatore ed elaboratore elettronico, o “logicale” inteso non come aggettivo nel senso spregiativo sofistico nei confronti della logica, bensì come sostantivo alla stregua del francese “logiciel” nel senso di software applicativo, tende a ricorrere sic et simpliciter al temine originale anglosassone, senza porsi proprio il problema di reperire il suo corrispettivo nella lingua italiana, ma più in generale direi senza tentare di reperire un percorso che ne consenta la “traducibilità” nel nostro modo di pensare e concettualizzare tematiche complesse come quelle derivanti dall’universo delle tecnologie.
Questa prima voce, questo primo lemma – affidato alla cura di un decano dello studio delle comunicazioni in Italia, l’amico professor Giuseppe Richeri – di un glossario italiano della società dell’informazione e della conoscenza, vuole essere una prima pietra di un percorso che segni davvero un’inversione di tendenza rispetto a questa nostra pigrizia intellettuale e supina esterofilia: non solo per combattere l’analfabetismo e il divario digitale che separa gli italiani da altri popoli, ma per costruire una via italiana, o – direbbe meglio Piero Bassetti “italica”, – ovvero dotata di un proprio senso, alla società digitale in fase di costruzione.