La nostra propensione a sfruttare l’energia del sole dovrebbe essere giustificata sia a livello geografico, sia culturale. Godiamo di un gran numero di giorni di sole pieno durante l’anno, in condizioni climatiche ottimali per la generazione di energia dagli impianti solari.
Eppure, nonostante questo, poco si è fatto negli ultimi decenni per promuovere questa fonte energetica pulita e rinnovabile. Lo dimostrano i 15 miliardi di euro circa spesi dall’Italia nel 2016 per sostenere, direttamente ed indirettamente, i combustibili fossili, in ulteriore crescita rispetto ai 13,2 miliardi di euro del 2015.
A livello mondiale, ammontano a 370 miliardi di dollari i sussidi alle fonti energetiche fossili, contro i 140 miliardi destinati alle fonti energetiche rinnovabili.
Il 48% dell’energia complessiva è consumata a livello mondiale per riscaldare/rinfrescare le nostre abitazioni e gli uffici, il 32% per muoversi con i trasporti, il 20% per generare energia elettrica.
Nonostante gli ostacoli posti dalle scelte politiche sbagliate dei Governi e dal lavoro di lobbing delle multinazionali dell’energia, l’Italia è quinta al mondo per potenza solare installata e quarta per capacità fotovoltaica procapite.
Nel tentativo di implementare ulteriormente il contributo delle rinnovabili al nostro mix energetico nazionale, il Ministero dello Sviluppo economico ha annunciato per il 25 settembre a Roma un incontro con il Ministero dell’Ambiente e le associazioni di categoria per stabilire lo schema di decreto ministeriale di incentivazioni della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
L’appuntamento, è spiegato in una nota ministeriale, si inserisce all’interno di un percorso che ha come obiettivo principale la costruzione di uno strumento normativo agile e condiviso, il primo di una lunga serie, che contribuirà ad attuare gli obiettivi nazionali ed europei in vista del 2030, promuovendo e incentivando la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
“Si tratta di un provvedimento atteso da quasi due anni – ha dichiarato il Sottosegretario del allo Sviluppo economico, Davide Crippa – che ha comportato il blocco delle risorse dell’intero settore. Abbiamo ritenuto necessario accelerare l’iter procedurale per rispondere alle richieste degli operatori introducendo questi momenti di confronto e assicurarci la piena operatività del sistema”.
Tante le questioni ancora sul tavolo del Ministro e del sottosegretario, come ad esempio il problema degli impianti da realizzare su siti inquinati, o l’obbligo di bonifica dei terreni e la salvaguardia per singola tecnologia, all’interno di gruppi di tecnologie concorrenti, per evitare eventuali penalizzazioni.
“Ma questo vogliamo farlo insieme alle associazioni, pertanto immaginiamo un incontro operativo – ha precisato il Sottosegretario – per illustrare e condividere il Decreto ma, soprattutto, per costruire una comunità di intenti senza la quale non riusciremmo a raggiungere nessuno degli obiettivi che ci siamo posti insieme all’Unione europea”.
Diverse le novità che saranno introdotte con il decreto rinnovabili elettriche e che rafforzeranno gli obiettivi della Strategia energetica nazionale (SEN 2030).
Innanzitutto, ha spiegato il Ministero, è prevista una potenza incentivata e un premio aggiuntivo riservati ai soli impianti fotovoltaici realizzati in sostituzione di coperture in eternit o amianto.
Inoltre, è stata introdotta la possibilità che gruppi di impianti con diverse tecnologie, rientranti nello stesso gruppo di incentivazione, possano partecipare alle procedure di registro ed asta come se fossero un unico impianto.
Un’ulteriore novità, infine, riguarda il potenziamento dell’utilizzo di contratti a lungo termine (PPA) per il finanziamento degli impianti e l’inserimento di un criterio di priorità per tutti gli impianti inferiori a 1 MW, connessi in parallelo con la rete elettrica e con colonnine di ricarica di auto elettriche.
A luglio il Ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, aveva annunciato un cambio di passo nelle politiche energetiche, una vera e propria svolta green. Un insieme di nuove azioni che avrebbero guidato “la predisposizione del Piano clima energia, la cui bozza sarà inviata in Commissione per le prime valutazioni entro dicembre”.
Lo stesso Di Maio, in occasione dell’annuncio del decreto rinnovabili elettriche, aveva inoltre affermato, che tale misura avrebbe consentito “l’installazione di più di 6.000 megawatt di impianti nuovi o oggetto di rifacimento, in grado di produrre nuova energia “verde” per circa 10,5 terawatt/ora”, mettendo a disposizione “risorse complessive per più di 250 milioni di euro nel triennio 2018-2020”.
Un’azione di Governo che ovviamente si inserisce nella Strategia energetica nazionale per il 2030, o SEN 2030, estendendola e rafforzandola negli obiettivi, magari cercando di arrivare più lontano, superandola in qualche modo.
La Sen 2030, varata l’anno scorso dal Governo Gentiloni, cogliendo le indicazioni provenienti da Bruxelles ha individuato una serie di azioni utili all’attivazione del processo di decarbonizzazione del Paese, tra cui: raggiungere il 28% di rinnovabili sui consumi complessivi al 2030 rispetto al 17,5% del 2015; 55% dei consumi elettrici al 2030 coperti da fonti rinnovabili; raddoppiare gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico clean energy: da 222 Milioni nel 2013 a 444 Milioni nel 2021; accelerazione della chiusura della produzione elettrica degli impianti termoelettrici a carbone al 2025; rafforzamento della sicurezza di approvvigionamento; riduzione dei gap di prezzo dell’energia; promozione della mobilità pubblica e dei carburanti sostenibili.