Oggi l’impresa privata riceve dalla Pa solo l’importo dovuto per l’erogazione di un servizio o prestazione senza l’IVA, che viene versata direttamente dalle pubbliche amministrazioni all’Erario. Una misura nata per evitare le numerose evasioni sulla tassa del valore aggiunto che interessa i consumi di beni e servizi. Questo meccanismo, definito split payment, ha le ore contate per i compensi dei professionisti perché la sua abolizione è contenuta del decreto Dignità approvato ieri dalla Camera e ora passato al Senato per essere approvato nei prossimi giorni.
Il Decreto, proposto da Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, infatti contiene anche un pacchetto fiscale e l’articolo 12 prevede: “l’abolizione del meccanismo della scissione dei pagamenti, split payment, per le prestazioni di servizi rese alle pubbliche amministrazioni i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte (in sostanza, per i compensi dei professionisti)”.
Proroga a gennaio 2019 della fatturazione elettronica obbligatoria per i benzinai
Durante l’esame in Commissione è stato inserito nel Decreto Dignità il contenuto del decreto-legge n. 79 del 2018 (articolo 11-bis), ossia il provvedimento che rinvia al primo gennaio 2019 la decorrenza dell’obbligo, previsto dalla legge di bilancio 2018, della fatturazione elettronica per la vendita di carburante a soggetti IVA presso gli impianti stradali di distribuzione, in modo da uniformarlo a quanto previsto dalla normativa generale sulla fatturazione elettronica tra privati.
Limiti e sanzioni alla delocalizzazione e misure in favore delle imprese
L’articolo 5 del Decreto Dignità contiene norme volte a introdurre limiti alla delocalizzazione delle imprese beneficiarie di aiuti agli investimenti produttivi: “Le imprese italiane ed estere operanti nel territorio nazionale, che abbiano beneficiato di un aiuto di Stato in relazione all’effettuazione di investimenti produttivi, decadono dal beneficio in caso di delocalizzazione dell’attività economica in Stati non appartenenti all’Unione europea, ad eccezione degli Stati aderenti allo Spazio economico europeo, entro cinque anni dalla data di conclusione dell’iniziativa agevolata”.
In caso di decadenza, l’amministrazione titolare della misura di aiuto, applica anche una sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma di importo da 2 a 4 volte quello dell’aiuto fruito.
Nel corso dell’esame in sede referente, è stata introdotta la previsione per cui le somme disponibili derivanti dalle sanzioni applicate dalle amministrazioni centrali dello Stato, sono finalizzate al finanziamento di contratti di sviluppo ai fini della riconversione del sito produttivo in disuso a causa della delocalizzazione, eventualmente anche sostenendo l’acquisizione da parte degli ex dipendenti.
L’articolo 7 subordina l’applicazione dell’iperammortamento fiscale alla condizione che il processo di trasformazione tecnologica e digitale delle imprese, su cui si fonda l’agevolazione, riguardi strutture produttive situate nel territorio nazionale, incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti.
Stop da subito alla pubblicità, su qualsiasi mezzo, di giochi o scommesse e gioco d’azzardo. Da gennaio vietate anche le sponsorizzazioni. La Serie A trema?
Il Decreto Dignità non prevede solo misure per la dignità dei lavoratori e delle imprese. L’articolo 9, modificato in sede referente, vieta qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse, nonché al gioco d’azzardo, effettuata su qualunque mezzo.
Per i contratti di pubblicità in corso al 14 luglio 2018 (data di entrata in vigore del decreto-legge in esame) si prevede che continui ad applicarsi la normativa previgente, fino alla loro scadenza, e comunque per non oltre un anno dalla medesima data.
La misura, a partire dal primo gennaio 2019, estende il divieto di pubblicizzare giochi e scommesse anche alle sponsorizzazioni. La violazione dei divieti comporta la sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma pari al 20% del valore della sponsorizzazione o della pubblicità e, in ogni caso, non inferiore a 50mila euro per ogni violazione.
La decisione del ministro Di Maio di vietare le sponsorizzazioni di giochi e scommesse è stata considerata uno sgambetto alla Serie A: “Il calcio”, aveva dichiarato Claudio Fenucci, amministratore delegato del Bologna, appena annunciata la misura, “perderebbe immediatamente 100 milioni di euro di risorse. E si tratterebbe del danno minore, perché il mancato incasso di quei soldi metterebbe a rischio tutta la filiera”.
Un allarme che non ha spaventato il Governo M5S-Lega.