C’è una consultazione pubblica in corso, ma già all’indomani del 9 marzo prossimo la Commissione europea potrebbe rendere noti gli obiettivi principali del piano per il decennio digitale, il “Digital Decade” per il 2030.
Piano “Digital decade” e 5G
Al suo interno dovrebbero essere definiti i nuovi obiettivi, più sfidanti di quelli attuali, anche per quanto riguarda il mercato unico digitale, le comunicazioni elettroniche e le telecomunicazioni, tra cui il 5G.
Il piano servirà a potenziare la transizione digitale europea, a ridurre la dipendenza degli Stati dell’Unione dalle forniture internazionali di tecnologie strategiche e a recuperare i ritardi accumulati nell’introduzione delle reti e quindi dei servizi 5G.
Il nuovo standard della rete mobile, quindi, avrà molto probabilmente un posto di rilievo nel nuovo decennio digitale dell’Unione: “Il 5G sicuramente un tema presente all’interno del piano, diciamo che è molto probabile che sarà definito un ‘mini piano d’azione per il 5G’, con lo scopo di accelerare la diffusione della tecnologia”, ha spiegato sulle pagine di Euractive Peter Stuckmann, Capo unità presso la Commissione europea responsabile dei futuri sistemi di connettività.
Secondo Stuckmann, più o meno la metà degli Stati membri dell’Unione ha raggiunto gli obiettivi per l’assegnazione dello spettro di frequenza nella banda più bassa per il 5G, mentre quasi tutti hanno accumulato ritardi per l’assegnazione delle bande nello spettro delle onde millimetriche (da cui dipende la velocità più elevata della rete 5G).
I ritardi accumulati
Come per lo studio pubblicato in questi giorni dalla Commissione e dalla Banca europea per gli investimenti (Bei), in cui si faceva riferimento alla necessità di nuovi investimenti in infrastrutture 5G, anche per il piano “Digital Decade” gli obiettivi saranno declinati in termini iniziative pubblico private.
In linea di massima, quello che è emerso, anche in un’indagine condotta dalla Corte dei Conti, che oltre al ritardo generalizzato in termini di servizi 5G offerti e nell’assegnazione dello spettro radio, rimane un gap consistente tra Stati membri nei livelli di sicurezza sia delle tecnologie adottate, sia delle reti stessi esposte ad eventuali attacchi informatici.
Per mitigare i rischi bisogna armonizzare gli standard di sicurezza in tutta l’Ue, ma al momento, stando alle valutazioni della Corte, ogni Stato sembra avanzare per conto proprio, frammentando così il potenziale del mercato unico.