Argentina, governo emette nuovo debito per oltre 3 miliardi di dollari
19 dic 10:59 – (Agenzia Nova) – Il governo argentino ha disposto oggi l’emissione di buoni del Tesoro con scadenza nel 2019 per un totale di oltre 3 miliardi di dollari, secondo quanto pubblica la Gazzetta ufficiale. La disposizione e’ stata impartita dal ministro delle Finanze Luis Caputo nel quadro di quella che viene definita come “Strategia finanziaria integrale”. Riguardo al consistente incremento del debito registrato in quest’ultimo anno Caputo ha precisato che “il rapporto debito su il continuera’ ad aumentare durante questa fase di transizione, ma una volta raggiunto l’equilibrio fiscale il rapporto si stabilizzera’ intorno a livelli minori al 40 per cento e calcoliamo che dovrebbe iniziare a ridursi a partire dal 2021”. Il ministro ha riferito anche che per quanto riguarda il piano di investimenti in infrastrutture attraverso il sistema pubblico-privato sono in cantiere “progetti per oltre 30 miliardi di dollari che saranno investiti nei prossimi tre anni e mezzo”. Un’analisi compiuta recentemente da “Bloomberg”, individuava l’Argentina come il paese emergente che ha emesso la maggior quantita’ di debito dall’inizio del 2016, data di assunzione del governo di Mauricio Macri, ad oggi. In termini nominali il totale del debito collocato dai paesi emergenti in questo periodo ascende a 596.400 milioni di dollari, e di questo totale l’Argentina possiede un 7 per cento corrispondente alla cifra di 42.000 milioni di dollari, cio’ che la posiziona al primo posto addirittura davanti alla Cina, che non raggiunge i 40.000 milioni. Il ministro Caputo, artefice di questa spregiudicata strategia di indebitamento ostenta sicurezza riguardo al successo nel medio-lungo termine. “Sono convinto che l’Argentina sara’ la stella dei mercati emergenti nei prossimi 20 anni”, aveva dichiarato in un’intervista nei giorni scorsi. In quella stessa occasione Caputo si era poi lamentato del tasso d’interesse, secondo lui ancora troppo alto, a cui e’ obbligata l’Argentina: Buenos Aires emette infatti titoli al 5,7 per cento a dieci anni, a fronte del 4,5 per cento del Brasile e del 2,8 per cento del Cile. “Non capisco com’e’ possibile che la gente ancora non si renda conto dell’enorme cambiamento in corso”, ha detto. Dal punto di vista della sostenibilita’, secondo quanto diffuso dall’ultimo rapporto di Moody’s, il rapporto debito su Pil non dovrebbe superare il 53 per cento a fine del 2017, una relazione considerata dal governo ancora prudenziale e che concede addirittura ulteriori margini secondo il ministro delle Finanze. A detta degli analisti il principale punto debole di questa strategia rimane il tasso di inflazione ancora troppo alto: le ultime proiezioni indicano un aggregato annuale attestato ancora al 23,5 / 24 per cento annuale quando la meta fissata nella finanziaria per il 2017 era del 14,5 per cento. Nella visione del gabinetto economico del presidente Mauricio Macri, il finanziamento attraverso l’emissione di debito veniva infatti a rimpiazzare il finanziamento attraverso l’emissione monetaria che aveva caratterizzato la politica economica del governo kirchnerista e che era visto come la causa principale dell’inflazione.
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Usa, il presidente Trump presenta la nuova strategia nazionale per la sicurezza
19 dic 10:59 – (Agenzia Nova) – Nel suo discorso settimanale alla nazione, il presidente statunitense Donald Trump ha presentato le linee della nuova strategia nazionale per la sicurezza della sua amministrazione che intende mettere al centro l’economia statunitense e le politiche commerciali. Lo riferisce il quotidiano “Wall Street Journal”, precisando che la strategia di Trump raffigura il mondo come pieno di rivalita’ e di concorrenza potenzialmente pericolosa. Il nuovo piano intende affrontare la pratiche commerciali sleali impedendo ai rivali di “rubare” la tecnologia statunitense. Una posizione che aumenta le tensioni con la Cina, descritta come un “potere revisionista” che cerca di minare la sicurezza e la prosperita’ Usa. La Russia viene presentata come un pericoloso rivale che sta tentando di ripristinare il suo status di grande potenza dividendo il mondo in grandi aree di influenza e cercando di separare gli Stati Uniti dai suoi alleati tramite la stampa governativa e operazioni cibernetiche volte a fiaccare le democrazie occidentali. Questi due paesi “sfidano la potenza americana, la sua influenza, i suoi interessi” asserisce il documento di presentazione della strategia di Trump che continua, “vogliono rendere meno eque e libere le economie, aumentare il loro potenziale militare e controllare l’informazione per reprimere le loro societa’ ed espandere la loro influenza”. La redazione della strategia sulla sicurezza nazionale e’ di competenza del Congresso Usa, ma Trump ha voluto dettare oggi la linea della sua amministrazione. Molto peso viene anche dato alla politica interna, i cui pilastri sono la riforma fiscale di prossima approvazione e la deregolamentazione di vari settori, linee direttrici utili a “rafforzare gli Stati Uniti in quanto potenza economica e militare”. Sul fronte della sicurezza interna il piano di Trump intende, da una parte, proteggere il diritto d’autore e, dall’altra, inasprire le procedure per la concessione dei visti a sospetti agenti di intelligence straniera, inclusi gli studenti. Il documento amplia anche la nozione della tutela dell’industria bellica per proteggere i vantaggi statunitensi in ricerca e tecnologia. Inoltre, il piano si occupa anche di raggiungere il “dominio” in campo energetico, allentando i vincoli sulle regole di produzione energetica e contestando le politiche contro il cambiamento climatico ritenute dannose per la crescita economica. Il forte accento sull’economia riflette la promessa elettorale del presidente lanciata con lo slogan “America First”. Il documento presentato oggi e’ stato supervisionato dal generale McMaster, consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca.
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Usa-Canada, disputa commerciale tra Boeing e Bombardier acuisce le tensioni sul Nafta
19 dic 10:59 – (Agenzia Nova) – Lo scontro odierno nell’aula di un tribunale su una disputa commerciale tra la statunitense Boeing e la canadese Bombadier potrebbe aggravare le tensioni tra Stati Uniti e Canada. La disputa verte, ricorda il quotidiano “New York Times”, su un aereo che Bombardier progetta di vendere a clienti statunitensi. Una vicenda che potrebbe avere impatti sulle vite di migliaia di lavoratori, le cui mansioni sono a meta’ tra le due compagnie. Non mancherebbero poi anche conseguenze nelle relazioni tra gli Stati Uniti ed alcuni dei loro piu’ stretti alleati e il Canada potrebbe accrescere la sua determinazione nel contrastare i cambiamenti che l’amministrazione del presidente Donald Trump esige nel rinegoziare l’Accordo commerciale tra i paesi del Nord America (Nafta). Al centro della disputa la rivendicazione di Boeing che Bombardier avrebbe violato le regole del commercio statunitense accettando sussidi dal governo canadese e vendendo sottocosto i suoi aerei C-Series nel mercato Usa. In una serie di pronunciamenti che durano da qualche mese, il dipartimento per il Commercio statunitense ha deciso di riscuotere dazi nei confronti di Bombardier per circa il 300 per cento dei velivoli, una prima vittoria per Boeing che aumenterebbe il prezzo del suo aereo concorrente negli Stati Uniti. Oggi, avvocati e dirigenti delle due compagnie si sono scambiati accuse reciproche su quale dei due paesi avesse maggiormente finanziato le rispettive aziende. Autorita’ canadesi e del Regno Unito hanno testimoniato a sostegno di Bombardier dichiarando che Boeing a sua volta dipende fortemente da sussidi governativi. Se il dipartimento per il Commercio finalizzera’ entro domani la decisione sui dazi, la Commissione internazionale per il commercio, l’Agenzia statunitense che indaga sulle dispute commerciali, si pronuncera’ sui dazi alla fine di gennaio 2018.
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Bruxelles mette in guardia gli Usa sulle conseguenze della riforma fiscale
19 dic 10:59 – (Agenzia Nova) – La Commissione europea ha avvertito ufficialmente l’amministrazione del presidente statunitense Donal Trump sui rischi che la riforma fiscale Usa potrebbe causare al commercio e agli investimenti. “Il disegno di legge fiscale negli Stati Uniti, cosi’ com’e’ ora, contiene elementi che sono tali da ostacolare seriamente il commercio e gli investimenti. Noi crediamo che sia nell’interesse congiunto di Stati Uniti e Unione europea evitare che questo avvenga”. Lo ha dichiarato Margaritis Schinas, portavoce dell’esecutivo dell’Unione europea, durante una conferenza stampa. La dichiarazione, ripresa dai quotidiani spagnoli “La Vanguardia” ed “Expansion”, si aggiunge alla missiva inviata la settimana scorsa dai ministri delle Finanze di Spagna, Germania, Francia, Regno Unito e Italia alle autorita’ statunitensi. I paesi in questione hanno criticato in particolare la tassa speciale del 20 per cento sui pagamenti alle filiali internazionali, che potrebbe influenzare gli accordi commerciali, in contrasto con gli standard internazionali sanciti dall’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) e la proposta di eliminare l’erosione della base imponibile nei confronti di istituti stranieri.
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Investitori britannici accusano la Russia di aver sequestrato illegalmente una miniera di carbone
19 dic 10:59 – (Agenzia Nova) – Un fondo di investimento britannico ha chiesto 500 milioni di dollari di danni alla Russia, accusandola di avergli “rubato” una miniera di carbone in Siberia: lo scrive il quotidiano economico britannico “The Financial Times”, riferendo che gli avvocati del gruppo Lehram Capital Investments specializzato nell’acquisto di societa’ in difficolta’ hanno annunciato un ricorso al ministero della Giustizia russo contro il sequestro della miniera di carbone di Gramoteinskaya, assorbita “illegalmente” nel 2013 da una societa’ parastatale siberiana con la complicita’ delle autorita’ locali; il manager di Lehram Capital Investments, denunciano i legali, fu arrestato e costretto a firmare la cessione del sito e di tutte le proprieta’ annesse. “L’esito della causa”, ha spiegato al “Financial Times” Daniel Rodriguez, azionista di maggioranza del gruppo britannico, “sara’ un’importante indicazione per gli investitori stranieri di quanto seriamente la Russia prenda in considerazione la legge, la lotta alla corruzione ed i passi da intraprendere per rendere il paese sicuro, trasparente e consono agli standard mondiali in materia di investimenti internazionali”.
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Gran Bretagna, polemica sui costi del programma dei caccia F-35
19 dic 10:59 – (Agenzia Nova) – Continua a suscitare polemiche in Gran Bretagna il programma per dotare la Royal Air Force (Raf) dei nuovissimi aerei da combattimento F-35, il piu’ costoso progetto nella storia mondiale dell’aviazione mondiale: ne parlano oggi martedi’ 19 dicembre tutti i principali quotidiani britannici, riferendo che ieri lunedi’ 18 la commissione Difesa del Parlamento ha duramente rimproverato il ministero della Difesa per la sua incapacita’ di fornire una stima dei costi. Il giornale di tendenza laborista “The Guardian”, in particolare, sottolinea come i parlamentari di tutti i partiti abbiano definito “totalmente inaccettabile” che il Parlamento e l’opinione pubblica britannica siano tenuti all’oscuro su quanto realmente graveranno sulle casse dello Stato l’acquisto gia’ deciso di 14 cacciabombardieri F-35, destinati alle due portaerei “Queen Elisabeth” e “Prince of Wales” in dotazione alla Royal Navy (la Marina militare della Gran Bretagna, ndr), e gli altri 124 jet che il governo si e’ impegnato a comprare nei prossimi anni. Il progetto per la costruzione degli F-35 da parte di un consorzio guidato dalla societa’ usa Lockheed Martin sono iniziati nel 1996 ed avrebbe dovuto essere completato nel 2012, ma una serie di problemi ne hanno complicato la vita rinviandone il completamento alla meta’ degli anni 2030; secondo l’ultima previsione effettuata dal governo degli Stati Uniti, i costi del programma sono balzati dai 174 miliardi di dollari (oltre 147 miliardi di euro, ndr) previsti nel 2001 ai 283 miliardi di quest’anno (quasi 240 miliardi di euro, ndr). Il ministero della Difesa britannico da parte sua finora si e’ semplicemente rifiutato di fornire una stima dei costi di acquisto, manutenzione e gestione degli F-35 che la Gran Bretagna intende acquistare, limitandosi ad indicare la cifra complessiva di 9,1 miliardi di sterline fino al 2026 (oltre 10 miliardi e 300 milioni di euro, ndr); nessuna previsione e’ disponibile oltre quella data. I piloti britannici ed il loro personale di supporto a terra stanno gia’ testando gli F-35 negli Stati Uniti; le prime esercitazioni a bordo della portaerei “Queen Elisabeth” sono previste per il prossimo anno 2018. “La mancanza di trasparenza sui costi del programma F-35”, denuncia la commissione parlamentare per la Difesa, “e’ inaccettabile e rischia di compromettere la fiducia dell’opinione pubblica del paese”; pur riconoscendo le difficolta’ nell’elaborazione di una stima della spesa, la commissione ha anche chiesto al ministero della Difesa di fornirle un aggiornamento semestrale che includa i dettagli dei vari problemi che il programma F-35 dovesse via via incontrare.
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Francia, Macron punta a rendere Parigi la capitale finanziaria europea
19 dic 10:59 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese Emmanuel Macron punta a rendere Parigi la nuova capitale europea della finanzia dopo il Brexit. Lo afferma “Libe’ration” nell’edizione odierna, sottolineando che in queste ultime settimane il governo ha fatto di tutto per attirare a Parigi le sedi di banche e societa’ d’affari. A inizio luglio il premier Philippe ha annunciato una serie di misure, ma per il momento i risultati restano modesti ,e Francoforte pare sopravanzare la capitale francese. Ad oggi la sola banca ad aver annunciato il trasferimento a Parigi e’ Hsbc, che portera’ nella capitale francese mille posti di lavoro per la sua sede europea. Le banche statunitensi come Jp Morgan e Bank of America hanno diverse sedi sparse per l’Europa, mentre le francesi Bnp e Socie’te’ Ge’ne’rale dovrebbe far rientrare un migliaio di impiegati.
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Francia, la nuova strategia diplomatica del presidente Macron
19 dic 10:59 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese Emmanuel Macron si e’ detto pronto a dialogare con l’omologo siriano, Bachar al Assad, dopo che l’Isis verra’ definitivamente sconfitto. Lo riporta “Le Figaro”, sottolineando che questo cambio di rotta della diplomazia francese era gia’ stato accennato dall’ex presidente François Hollande. Il quotidiano nota come dopo otto mesi il metodo diplomatico di Macron “gia’ porta i suoi frutti”, visto che “la Francia si e’ imposta sulla scena internazionale, dove era attesa con speranza e sollievo”. Il titolare dell’Eliseo approfitta del “perfetto allineamento delle stelle” che in questo periodo vede la Gran Bretagna, la Germania e gli Stati Uniti in un momento difficile. In conclusione “Le Figaro” sottolinea che Macron resta “ambiguo” sul tema della Difesa, dando l’impressione di affidare tutti i dossier al ministero dell’Economia.
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Germania, le Chiese chiedono di fermare le esportazioni di armi in Arabia Saudita
19 dic 10:59 – (Agenzia Nova) – Le comunita’ religiose tedesche hanno chiesto al governo federale di fermare tutte le esportazioni di armi tedesche all’Arabia Saudita. La Conferenza generale delle chiese e dello sviluppo (Gkke) ha giustificato la richiesta fatta lo scorso lunedi’ con l’impiego delle armi tedesche da parte dell’Arabia Saudita nello Yemen. “Le cause delle migrazioni e dei conflitti non sono combattute dal governo federale, ma indirettamente aggravate””, ha detto il presidente protestante del Gkke Martin Dutzmann alla presentazione del rapporto delle chiese sugli armamenti. Oltre 1 miliardo di euro di esportazioni di armi verso l’Arabia Saudita sono state approvate tra gennaio 2014 e aprile 2017, durante il governo della Grande coalizione. Tra le altre cose, sono state consegnate motovedette e componenti per gli aerei da combattimento Tornado ed Eurofighter. “Le motovedette saudite hanno bloccato i porti marittimi e interrotto le consegne di aiuti civili allo Yemen”, ha sottolineato Dutzmann. Inoltre, i fucili d’assalto G3, fabbricati con una licenza tedesca in Arabia Saudita, sono stati lanciati dall’aria per sostenere le forze terrestri yemenite. Inizialmente il governo federale non ha voluto commentare questa relazione. Il portavoce del governo Steffen Seibert ha fatto riferimento solo alla politica di esportazione restrittiva del governo federale.
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L’economia mondiale spinge i prezzi delle materie prime
19 dic 10:59 – (Agenzia Nova) – Il buon andamento dell’economia globale quest’anno ha spinto verso l’alto i prezzi delle materie prime. Lo conferma l’indice delle materie prime dell’Istituto di Amburgo di economia internazionale (Hwwi). L’aumento dei prezzi di petrolio greggio e gas non solo ha fatto aumentare i prezzi della benzina e del gasolio alla pompa, ma anche quelli dell’olio combustibile. I costi industriali tendono a diventare piu’ elevati, mentre i prezzi delle materie prime agricole si sono mantenuti stabili. I raccolti sono stati buoni. “Stiamo assistendo a un aumento dei prezzi nella seconda meta’ dell’anno, principalmente a causa della domanda proveniente dalla Cina”, ha affermato l’esperta dell’Istituto Katrin Knauf. A novembre, l’indice dell’Hwwi e’ salito per il quinto anno consecutivo, con il tasso di crescita piu’ alto quest’anno. L’indice di tutte le materie prime e’ salito del 7,4 per cento, a 116,5 punti (in dollari); gran parte dell’aumento e’ attribuibile a materie prime energetiche come petrolio e gas. Nel complesso, l’indice e’ del 18,6 per cento superiore allo stesso periodo dell’anno scorso. Metalli non ferrosi come rame, stagno o nichel sono aumentati del 22 per cento nel corso di dodici mesi. I prezzi di cibo e bevande sono diminuiti dell’8,3 per cento in dodici mesi. Con un valore dell’indice di 96,7, sono addirittura inferiori rispetto al 2015.
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