Costituire una Agenzia nazionale per le frequenze, formata da personale specializzato proveniente da Mimit, Agcom e Arpa. Senza maggioro oneri per le finanze pubbliche. Un centinaio di persone, messi insieme sotto il medesimo tetto istituzionale per semplificare e rendere più rapida l’assegnazione di risorse spettrali wireless, FWA, satellitare nonché responsabili di monitorare in maniera standardizzata gli effetti delle emissioni elettromagnetiche sulla popolazione. Con un occhio di riguardo per la copertura delle aree che si trovano ancora in digital divide, soprattutto quelle rurali e montane che ancora sono prive di copertura.
E’ questo in sintesi l’obiettivo di un emendamento (Art. 10-bis) al disegno di legge “Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane (1054-A)”, firmato dai senatori del Pd Lorenzo Basso e Antonio Nicita, che entro sei mesi dall’entrata in vigore di questa nuova legge sulla montagna propongono l’istituzione della agenzia ad hoc per gestire lo spettro radio. Il Ddl Montagna andrà in aula al Senato per la discussione il 29 ottobre.
Ma quale sarebbe il vantaggio di una agenzia per le frequenze?
Il sistema attuale di gestione dello spettro non funziona?
Pianificare e gestire lo spettro, punto di ingresso operatori satellitari
“L’Agenzia ha il compito di garantire la pianificazione, la gestione, il controllo dell’uso del dominio pubblico delle frequenze radio in Italia e il monitoraggio dei relativi effetti ambientali e per la salute, nonché quello di gestire tutte le frequenze radio in Italia impiegate per le comunicazioni wireless e per le comunicazioni mobili e FWA, nei settori riguardanti trasporti, internet delle cose, televisione digitale terrestre, difesa nazionale e industria”, si legge nel secondo comma.
“L’Agenzia rappresenta il Ministero delle imprese e del made in Italy e l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nell’ambito della cooperazione e negoziazione delle posizioni italiane nelle principali direzioni di accesso allo spettro delle frequenze, oltre a costituire il punto di ingresso per gli operatori satellitari per registrare le loro frequenze nel registro internazionale delle frequenze dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni (UIT)”, si legge, ancora, con chiaro riferimento all’ipotesi di ingresso di nuovi player satellitari nell’arena.
Le funzioni sul territorio
“L’agenzia – prosegue la proposta – è l’interlocutore pubblico dei grandi utilizzatori dello spettro delle frequenze. Opera, tramite accordi, al fine di istituire siti radio garantendo la compatibilità elettromagnetica e monitorandone effetti e impatti. Oltre a gestire le autorizzazioni d’installazione, l’Agenzia medesima è responsabile del monitoraggio e del controllo dell’utilizzo delle frequenze, e garantisce l’effettiva disponibilità delle frequenze assegnate agli utenti grazie al lavoro quotidiano degli agenti sul campo”.
In altre parole, l’agenzia diventerebbe il primo interlocutore degli operatori, che sono i primi utilizzatori dello spettro, e prenderebbe in carico l’onere di definire i siti radio e di monitorare gli impatti degli impianti a livello elettromagnetico sulla salute, nel quadro europeo.
Agenzia responsabile di comporre conflitti su interferenze
Un tema non certo banale, l’Agenzia assumerebbe il ruolo di giudice “In presenza di conflitti tra operatori, l’Agenzia opera come sede di risoluzione delle interferenze”, si legge nell’emendamento, che prevede altresì un ruolo attivo dell’agenzia in caso di assegnazione temporanea di risorse spettrali in occasione di particolari eventi.
In sintesi, l’Agenzia nazionale delle frequenze:
a) monitora l’esposizione della popolazione alle onde elettromagnetiche;
b) definisce su delega del Governo i valori limite che garantiscono l’assenza di effetti sulla salute e vigila sul rispetto degli stessi;
c) garantisce inoltre la conformità delle apparecchiature radio e dei terminali disponibili sul mercato effettuando misure del tasso di assorbimento specifico (SAR).
Bussone (Uncem): ‘Restiamo alla finestra, aspettando dettagli’
“Restiamo alla finestra aspettando dettagli… per capire bontà di una nuova agenzia. Questo Paese rischia di morire di Agenzie e veti”, commenta Marco Bussone, presidente nazionale dell’Uncem, aggiungendo che è un sistema potenzialmente utile.
Pasquino (Federico II): ‘Ben venga l’agenzia se semplificherà la gestione di frequenze e campi elettromagnetici’
Positivo il commento di Nicola Pasquino, Professore di Misure Elettriche ed Elettroniche, Università di Napoli Federico II: “Ben venga l’Agenzia se riuscirà davvero a coordinare meglio la gestione delle frequenze e dei campi elettromagnetici che oggi vede coinvolti probabilmente troppi soggetti, con il rischio di lungaggini burocratiche e scarsa efficienza – ha detto Pasquino – Parlamento prima e Governo poi devono impegnarsi affinché non si dia vita all’ennesima struttura intermedia di cui non credo ci sia bisogno, soprattutto in un settore strategico come quello in cui l’Agenzia opererà che ha bisogno di rispondere in tempi brevissimi alla rapida evoluzione della tecnologia”.
Voci critiche
Il provvedimento, secondo altre voci critiche, andrebbe in direzione totalmente opposta al rapporto Draghi, che suggerisce una gestione dello spettro a livello europeo, per favorire soggetti di dimensione europea. In altre parole, prima sarebbe opportuno capire il confine tra controllo nazionale ed europeo e dopo muoversi con iniziative di questo tipo.
Introdurre l’agenzia in questo momento soprattutto senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica non è fattibile, si aggiunge. O ci sono investimenti adeguati o è solo una riorganizzazione di competenze già disponibili nell’Amministrazione. L’attuale sistema di gestione non funziona?
Agenzia nazionale frequenze, Nicita (Pd): ‘Un punto focale unico favorirebbe l’armonizzazione di tempistiche e durate’
Per quanto riguarda le voci critiche, secondo cui l’Agenzia nazionale per le frequenze sarebbe contrario al Piano Draghi, il senatore Antonio Nicita risponde che “Un punto focale unico nazionale favorirebbe invece l’armonizzazione specie nelle tempistiche e nelle durate – dice Nicita – Oggi lo spettro è già armonizzato come usi. Un coordinamento europeo è utile, ma va ricordato che si tratta di un asset di proprietà degli stati membri, quindi è impensabile che il coordinamento europeo si realizzi con cessioni di sovranità. Dietro questa idea c’è il tentativo di usare le politiche dello spettro per estendere i mercati geografici e favorire il consolidamento, ma quella è una misura che si ottiene assai più facilmente con un mutamento nell’approccio antitrust”.