Novità sul nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche, norme sullo sviluppo del 5G e sul copyright. Queste sono soltanto alcune delle norme europee che il ddl Delega Ue 2019-2020 approvate ieri dalla Camera e tornate al senato.
Si tratta, scrive Public Policy, del canonico disegno di legge di delega (presentato dal Governo Conte 2), volto a introdurre le norme necessarie per adempiere agli obblighi derivanti per l’Italia dall’appartenenza all’Unione europea: il ddl permette (con specifici decreti legislativi che dovranno essere adottati, per i quali si fissano i principi e i criteri direttivi) di adeguare la normativa nazionale a diversi regolamenti europei e di dare attuazione a numerose direttive, tra cui quelle sul Codice europeo delle comunicazioni elettroniche in vista dello sviluppo delle nuove reti 5G e sui servizi media audiovisivi (Smav).
Codice comunicazioni elettroniche
C’è la delega per la direttiva 2018/1972, che istituisce il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche e con cui si modifica il dlgs 259 del 2003 (il nostro codice delle comunicazioni). Il Codice rifonde in un unico testo le quattro preesistenti direttive in materia di telecomunicazioni e stabilisce un quadro aggiornato della disciplina delle reti e dei servizi e i compiti delle autorità nazionali di regolamentazione, in vista dello sviluppo delle nuove reti 5G, con riflessi sullo sviluppo della banda larga e del progetto rete unica.
Nel recepire la direttiva, il Governo dovrà anche “definire un regime autorizzatorio, senza pregiudizio alla facoltà in capo alle amministrazioni competenti di organizzare la gestione dello spettro radio e di usarlo per fini di ordine pubblico, pubblica sicurezza e difesa, per l’uso delle frequenze utilizzate dalle tecnologie per l’Internet delle cose, come il Low power wide area (LPWAN), nel rispetto del principio di proporzionalità, al fine di favorire lo sviluppo di progetti imprenditoriali innovativi”. Inoltre, le misure per lo sviluppo di investimenti in reti a banda ultralarga, riguarderà le reti “sia fisse che mobili”.
Diritto d’autore
Tra le principali norme previste, c’è l’attuazione della direttiva 2019/790 sulla tutela del diritto d’autore e diritti connessi nel mercato unico digitale, con cui si introduce un profilo di responsabilità in capo ai prestatori di servizi di condivisione online di contenuti; e della direttiva 2019/789, che disciplina l’esercizio del diritto d’autore e diritti connessi, con previsioni volte a promuovere la fornitura transfrontaliera di trasmissioni online e la ritrasmissione di programmi televisivi o radiofonici effettuata da soggetti diversi dall’emittente iniziale.
In particolare, nei criteri di attuazione il ddl chiede di far assicurare che, nel caso di utilizzo online delle pubblicazioni di carattere giornalistico da parte dei prestatori di servizi della società dell’informazione, trovino adeguata tutela i diritti degli editori, tenendo in debita considerazione i diritti degli autori di tali pubblicazioni. Il Governo dovrà definire il concetto di ‘estratti molto brevi’ (snippet) in modo da non pregiudicare la libera circolazione delle informazioni; definire la quota adeguata dei proventi percepiti dagli editori per l’utilizzo delle pubblicazioni di carattere giornalistico, destinata agli autori, tenendo in particolare considerazione i diritti di questi ultimi; definire la quota del compenso spettante agli editori nel caso l’opera sia utilizzata in virtù di un’eccezione o di una limitazione, tenuti in debito conto i diritti degli autori.
Servizi media audiovisivi
Il ddl contiene quindi i principi e i criteri di delega per l’attuazione della direttiva 2018/1808 sui servizi di media audiovisivi (Smav), mediante modifiche al Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (Tusmar, decreto legislativo n. 177 del 2005): la nuova direttiva interviene sui servizi on demand e le piattaforme di condivisione video, sulla tutela dei minori e la lotta contro l’incitamento all’odio, sulla riduzione degli affollamenti pubblicitari orari, sulle produzioni europee e l’indipendenza dell’autorità di regolamentazione del settore. Con il decreto attuativo si dovrebbe arrivare anche a una soluzione rispetto agli intrecci azionari tra aziende delle telecomunicazioni e dei media, con riflessi sulla vicenda Mediaset-Vivendi.