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Ddl Concorrenza, ‘mea culpa’ di Renzi su telemarketing ‘commesso errore’

Matteo Renzi

Dopo il botta e risposta di ieri fra il Garante Privacy e il Mise sulla norma che di fatto dà il via libera al telemarketing selvaggio, contenuta nel testo del Ddl Concorrenza dopo la fiducia incassata al Senato, interviene anche Matteo Renzi. Il segretario del Pd risponde ad un utente, che aveva espresso perplessità sul provvedimento, chiedendo di correggere il provvedimento approdato alla Camera: “Ho chiesto informazioni – scrive l’ex premier su Facebook – So che è un emendamento del Movimento Cinque Stelle che è stato accolto. Ma sinceramente mi sembra un errore. Ho chiesto al capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato di verificare per bene la situazione. Grazie per la segnalazione”.  L’ex premier apre quindi a possibili modifiche sul testo alla Camera.

 

Sconcerto del Garante Privacy

A suscitare la reazione di sconcerto e preoccupazione nel Garante Privacy Antonello Soro la conferma del “diritto di prima chiamata” non richiesta per gli addetti dei call center, presente all’articolo 18 del Ddl Concorrenza (Eliminazione di vincoli per il cambio di fornitore di servizi di telefonia, di reti televisive e di comunicazioni elettroniche) in cui si propone di modificare all’articolo 130 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, dopo il comma 4 l’inserimento dei seguenti :

« 4-bis. Gli operatori e i soggetti terzi che stabiliscono, con chiamate vocali effettuate con addetti, un contatto anche non sollecitato con l’abbonato a fini di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale hanno l’obbligo di comunicare all’esordio della conversazione i seguenti dati:

a) gli elementi di identificazione univoca del soggetto per conto del quale il contatto avviene;

b) l’indicazione dello scopo commerciale o promozionale del contatto.

4-ter. Il contatto è consentito solo se l’abbonato destinatario della chiamata, a seguito della comunicazione di cui al comma 4- bis, presta un esplicito consenso al proseguimento della conversazione».

 

Replica del Mise

In serata il Mise aveva gettato acqua sul fuoco, sostenendo in una nota che “l’emendamento, di origine parlamentare, è chiaramente finalizzato a fornire un ulteriore strumento di tutela dei consumatori. Il testo si pone infatti l’obiettivo di consentire a tutti gli utenti a prescindere dal fatto di essere o meno iscritti al registro delle opposizioni, di respingere eventuali chiamate non desiderate – si legge nella nota – L’esigenza di maggior tutela discende del resto dalla diffusa percezione di inefficacia del sistema vigente come testimoniano le numerosissime segnalazioni che pervengono allo stesso Garante della privacy”.

Replica del Movimento 5 Stelle

Gli estensori dell’emendamento in Commissione al Senato, i senatori del Movimento 5 Stelle Gianni Girotto e Gianluca Castaldi, difendono la posizione del Movimento 5 Stelle e attaccano il Garante Privacy, sostenendo che l’emendamento aggiunge una tutela ulteriore per i cittadini vittime di spam telefonico e che l’intervento del Garante è stato tardivo: “La poszione dei 5 Stelle è chiara da sempre: niente telemarketing selvaggio – si legge in una nota – L’emendamento presentato a firma Castaldi-Girotto pone due principi cristallini: primo, l’operatore al telefono è tenuto a dire per conto di chi chiama; secondo, deve indicare esplicitamente lo scopo commerciale o promozionale della chiamata, in modo da permettere al cliente di consentire o negare la comunicazione. Tali norme sono state confermate nel maxiemendamento presentato dal Governo su cui è stata posta la questione di fiducia. “Dov’è dunque il via libera allo spam incontrollato? Il senso del nostro emendamento è palesemente opposto: ovvero impedire che le aziende approfittino della buona fede dei consumatori con telefonate promozionali ingannevoli”, insistono Girotto e Castaldi.

C’è da dire che già oggi gli operatori di call center dovrebbero qualificarsi e dovrebbero dichiarare subito, a inizio chiamata, da quale paese chiamano e per conto di chi stanno chiamando. Il punto centrale sta a monte, questi emendamenti non incidono sulla prima chiamata “non sollecitata”, che viene anzi sdoganata senza fare alcun accenno al consenso preventivo dell’utente a ricevere chiamate commerciali. Niente a che vedere con il modello opt in, che prevede un’iscrizione ad una lista, quindi un consenso esplicito del destinatario a ricevere chiamate commerciali (che sarebbe la soluzione più auspicabile per combattere il fenomeno attuale del telemarketing selvaggio).

Quali garanzie poi che, incassato il “no grazie” della prima chiamata, non arrivi anche una seconda o terza chiamata dallo stesso call center al medesimo utente dopo il primo tentativo andato a vuoto?

E in caso di “chiamate mute”, sempre più diffuse, quali possibilità per l’utente se non quella di riagganciare o rifiutare la chiamata?

Sull’intervento “tardivo” del Garante Privacy, meglio tardi che mai, almeno secondo i consumatori.

Protesta dei consumatori

 

Tra l’altro le repliche del Mise, di Matteo Renzi e dei senatori 5 Stelle non hanno calmato le associazioni dei consumatori. “Non ci sarà pace per i cittadini se non si modificherà al più presto quanto disposto dall’Art. 18 del Ddl Concorrenza”, dicono Federconsumatori e Adusbef. “Viene abbattuto, così, anche l’ultimo baluardo a tutela dei cittadini”, dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti delle associazioni.

Sulla stessa linea anche Adoc e Rete Consumatori Italia che dicono: “La norma va modificata subito”, proponendo dal canto loro il RUC-Registro Universale dei Consensi. Un database con l’elenco di tutti i trattamenti dei dati personali dei cittadini raccolti dalle imprese per finalità di marketing. Uno strumento per consentire ai consumatori di visualizzare tutti i trattamenti attivi ed esercitare in qualunque momento la revoca del consenso. Critiche anche dal Codacons.

Oggi come oggi, il consumatore non ha controllo sui propri dati personali che finiscono in mano alle imprese: non esiste un database unico che contenga tutti i consensi rilasciati dagli utenti, ed è anche per questo che il Garante Privacy ha proposto un azzeramento totale di tutti i consensi. Il Registro delle Opposizioni, che vale soltanto per i numeri fissi presenti in elenco, non riesce a tutelare i cittadini dagli abusi del telemarketing aggressivo e dei contratti non richiesti. Peraltro, anche l’allargamento del registro al mobile, da tempo auspicata per meglio tutelare i cittadini, non è presente nel Ddl Concorrenza.

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