Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di Dino Bortolotto, presidente di Assoprovider.
Caro Direttore,
Leggo nel comunicato stampa dell’AGCOM “Comunicato stampa 12 dicembre 2014 Comitato per lo sviluppo e la tutela dell’offerta legale di opere digitali: diffusi i dati sull’attività dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in materia di tutela del diritto d’autore on-line” con stupore di dati che sarebbero significativi dell’efficacia dell’azione dell’Autorità e che consisterebbero nella realizzata non accessibilità di circa tre milioni e mezzo di file diffusi illecitamente.
Io ero presente a quell’incontro in qualità di Presidente di Assoprovider e devo essere sincero sono molto stupito di questo comunicato stampa.
Le stime del numero di opere inibite diffuse con il comunicato stampa non sono di AGCOM, bensì sono emerse da una diapositiva proiettata da Enzo Mazza, il portavoce della Organizzazione FIMI, la Federazione degli editori musicali, parte in causa, in quanto componente delle Organizzazioni che ottengono da AGCOM gli ordini di inibizione.
L’Autorità in quella sede non sembrava essere a conoscenza di alcun dato su quel numero né sull’impatto del Regolamento, e non ha presentato alcuna analisi economica sull’impatto del Regolamento prima o successivamente all’entrata in vigore del Regolamento.
Parimenti non è stato chiarito in quale modo siano stati ottenuti questi dati, attraverso cioè quale procedimento scientifico.
Durante l’incontro ho dovuto inoltre intervenire personalmente per evitare l’equivoco che si stava diffondendo riguardante il reale risultato dell’operazione di oscuramento che non cancella le opere dal sito di pubblicazione e nemmeno le rende realmente irraggiungibili dagli utenti italiani, in quanto per ogni utente italiano tali opere continuano ad essere perfettamente raggiungibili non appena egli sostituisca il DNS del proprio provider di accesso con un DNS diverso.
Non comprendo come i dati di una Organizzazione che non è AGCOM siano divenuti, in un giorno solo, stime di riuscita del Regolamento da parte di una istituzione pubblica, degne addirittura di costituire comunicazione istituzionale.
Da una verifica sul numero di opere per le quali vengono richieste le rimozioni, verifica molto semplice essendo il procedimento AGCOM ad istanza di parte, emerge che il numero di link presuntivamente illeciti, verificati dall’Autorità nei procedimenti pubblicati, è di poco superiore al migliaio.
E del resto, trattandosi di un procedimento ad istanza di parte, l’Autorità è legata alle richieste ed alle verifiche su quelle richieste, ovvero su quei link specifici in base ai principi di proporzionalità da sempre sbandierati da AGCOM.
Ma se la verifica è fatta su mille link per i quali ordina l’inibizione, come sa l’Autorità a cosa fanno riferimento i tre milioni e mezzo di files e che sarebbero illeciti?
Come Provider riceviamo gli ordini di AGCOM e le richieste di adempimento spontaneo come Hosting provider, che riguardano in svariati casi siti privati, forum, blog e siti esteri e la mia sensazione è che tra quei milioni, che non si comprende bene cosa siano, vi siano anche moltissime attività pienamente lecite.
Gli ordini di inibizione per i siti esteri, che dovrebbero essere mandati ai provider di accesso, sono inviati da AGCOM ad operatori senza alcun apparente criterio logico, e nonostante avessimo effettuato richieste formali per comprendere il perché di questo sistema, ancora nulla è stato spiegato.
Come presidente dell’associazione che da sola si sta battendo per vedere riconosciuti in questa vicenda gli interessi economici degli ISP di accesso Italiani devo segnalare come le operazioni di oscuramento siano per gli ISP di accesso operazioni onerose e come AGCOM, che ha così tanto a cuore gli interessi economici dei titolari dei diritti, in un anno non ha ancora trovato invece il tempo per accertare l’entità dell’impatto economico delle sue richieste di oscuramento sugli ISP di accesso.