Un indizio non fa una prova, due indizi nemmeno ma tre indizi fanno drizzare le antenne. Stiamo parlando di DAZN. La domanda è: DAZN è davvero in crisi finanziaria e senza un euro, vicina alla bancarotta? Sono queste le insinuazioni fatte in un video su Tik Tok da Fabrizio Corona (primo indizio), che la società di streaming sportivo si è vista costretta a smentire (secondo indizio) con un comunicato tranquillizzante che però ha sortito un effetto incerto.
🎙Fabrizio Corona: “Dazn al 97% è fallito”
— Francesco ⭐⭐ (@fralittera) May 29, 2024
Lo speriamo tutti pic.twitter.com/3ZJk6eTnMF
Interrogata DAZN risponde. La replica a Corona
Un comunicato che conferma la volontà di investire nel calcio, pur non dando alcun dettaglio della situazione finanziaria in Italia, e di confermare i suoi volti noti, in primis quelli di Diletta Leotta. Rimane il direttore, forte ed esuberante, Pierluigi Pardo e si punta a mantenere Massimo Ambrosini, in attesa di Lele Adani. E’ vero che altri volti noti hanno invece deciso di lasciare a fine stagione, in primis Marco Cattaneo, conduttore di Saturday Night Square (direzione Amazon Prime Video), e Stefano Borghi, telecronista di punta (direzione Sky).
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Efficienze cercasi
Nel prossimo quinquennio la pay dello sport in streaming pagherà 700 milioni annui i diritti tv della Serie A. E per fare quadrare i conti, oltre a rassettare le voci generali dispesa, sono stati rivisti anche i costi degli abbonamenti. In tanti in questi giorni si sono visti recapitare via email gli aggiornamenti al rialzo del contratto, con anche più di 40 euro mensili richiesti come tariffa standard per vedere le partite e la parte principale del menù. Aumenti che hanno sollevato le proteste dei consumatori e hanno spinto il PD a presentare una interrogazione ad hoc.
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C’è da dire che la Serie A negli ultimi due o tre anni (da quando si trova su DAZN) ha perso molti campioni e non ha più l’appeal di prima.
L’accordo con Timvision per la trasmissione della Serie A è stato rinnovato fino al 2029. In base al nuovo schema, la compagnia guidata da Pietro Labriola sarebbe tenuta a versare ogni anno a Dazn meno di 50 milioni, per un totale di circa 250 milioni nel quinquennio. A questo minimo garantito si aggiungerebbe una cifra variabile, legata soprattutto all’andamento degli abbonamenti. Stiamo parlando di cifre lontane anni luce dai 340 milioni di euro all’anno che Tim si era impegnata a versare nelle casse di DAZN, un salasso che è costato alla compagnia un profit warning e il posto all’ex ad Luigi Gubitosi.
Lo scontro in Germania con la Lega tedesca sui diritti per la Bundesliga
Mentre in Italia la Lega calcio si è legata mani e piedi a DAZN fino al 2029, in Germania la situazione è più complessa per l’assegnazione dei diritti della Bundesliga. La vicenda è seguita da vicino anche dalla Bild. E’ questo il terzo indizio che lascia comunque qualche dubbio. Pur essendosi aggiudicata l’asta per il pacchetto B, 196 partite a stagione, per un totale di 400 milioni di euro per il quinquennio 2024-2029, La Lega calcio tedesca (DFL Deutsche Fussball Liga) ha sospeso l’assegnazione che al momento è in stallo in attesa del verdetto di un giudice. La DFL ha chiesto una garanzia bancaria, ma DAZN è stata presa alla sprovvista. Per questo la DFL avrebbe deciso di assegnare i diritti a Sky, giunta seconda in sede di gara. Secondo voci, la DFL avrebbe avuto delle preferenze pregresse per Sky.
L’offerta di DAZN
Secondo le indiscrezioni, DAZN ha presentato lo scorso 15 aprile un’offerta per il solo Pacchetto B da 400 milioni di euro a stagione. Tale cifra era ben più alta da quella presentata da Sky (i due broadcaster hanno in co-esclusiva l’attuale trasmissione delle gare in Germania), che non dovrebbe superare invece i 250 milioni annui. Ricevute le offerte, la DFL ha chiesto a DAZN di presentare una garanzia bancaria entro e non oltre 24 ore. Richiesta che ha preso alla sprovvista l’emittente streaming, visto anche il poco preavviso e il tempo a disposizione per soddisfare la richiesta. Così DAZN si è appellata alle regole del bando che non citano esplicitamente la necessità di presentare una fideiussione a garanzia dell’offerta.
La garanzia bancaria soltanto in caso di problemi pregressi
Nel bando, la richiesta di una garanzia bancaria si rende necessaria solamente se l’offerente ha avuto in passato problema nei pagamenti. Quest’ultima ipotesi è stata respinta con forza da DAZN. Non soddisfatta la richiesta da parte di DAZN di presentare una garanzia bancaria, la DFL ha quindi assegnato il Pacchetto B a Sky, anche se appunto le indiscrezioni parlano di un’offerta inferiore del 20% rispetto a quella di DAZN (percentuale che, sempre per le regole del bando, era sufficiente per l’assegnazione automatica a DAZN). L’emittente streaming ha poi presentato, quasi una settimana dopo, una garanzia bancaria per il 50% dell’offerta annuale presentata (200 milioni sui 400 milioni di euro).
Di seguito stralci della nota di DAZN uscita su Primaonline
“Nessuna confusione, Dazn proporrà esperienza immersiva”. Ricavi 2023 a 3,2 miliardi
“Dazn evidenzia – recita la nota – che, all’interno dell’azienda, non c’è alcuna confusione, ma che il piano per il prossimo ciclo è ben chiaro e definito. Alcuni elementi sono stati già comunicati e riportati dai media, come ad esempio il nuovo partner strategico scelto per il prossimo quinquennio. L’azienda ricorda che l’innovazione e l’esperienza immersiva saranno, infatti, le direttrici del nuovo piano che verrà sviluppato per valorizzare ancora di più il prodotto Serie A, attraverso una modalità sempre più interattiva e coinvolgente. Lo stadio diventerà sempre di più lo studio di DAZN, acquistando ancora più centralità nel racconto del massimo campionato calcistico italiano. Oltre a una copertura stadio-centrica dei pre e post-partita, l’introduzione di uno studio virtuale con tecnologie di realtà virtuale e aumentata rivoluzionerà l’analisi, il dibattito e l’interattività del racconto delle giornate di Serie A”.
Infondate le voci di cessione ad una telco
Dazn sostiene pure che sono infondate le voci di cessione: “Le speculazioni sulla vendita a una telco – recita ancora il comunicato – sono totalmente infondate e invita i media a non diffondere notizie che generano confusione sul mercato. La traiettoria di business del gruppo, riportata dai media stessi, riflette un percorso sempre più accelerato di crescita, che registra anno su anno incrementi di ricavi che nel 2023 hanno raggiunto i 3,2 miliardi di dollari, segno che gli investimenti uniti a una efficiente gestione dei costi stanno generando risultati tangibili”.
Ma qual è la situazione in Italia?