La protesta

DAZN, il Pd: ‘Aumenti da monopolio’. Gara per i diritti Tv da rifare?   

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Interrogazione del PD al Governo per sapere in che modo intenda tutelare i consumatori dopo gli aumenti ingiustificati previsti per vedere le partite della Serie A in un regime di prendere o lasciare. Vergari (Adiconsum): 'Noi contro le esclusive prendere o lasciare'.

L’aumento secco dell’abbonamento di DAZN dei giorni scorsi ha sollevato un vespaio di proteste da parte dei consumatori (vedi i commenti su Twitter), che sono state raccolte oggi dal PD con un’interrogazione che chiama in causa il Governo reo di non tutelare a sufficienza i milioni di tifosi in regime di quasi monopolio. Il tutto senza aver migliorato in alcun modo il servizio in termini di qualità, secondo i consumatori, e permanendo l’obbligo di sottoscrivere abbonamenti fissi, che non prevedono flessibilità di sorta. Impossibile acquistare partite singole (per le quali i tifosi sarebbero disposti a spendere un extra) e nemmeno abbonamenti personalizzati (ad esempio le partite delle singole squadre o soltanto la Serie A).

I diritti per la Serie A 2024-2029 sono stati già assegnati, ma a questo punto le cose potrebbero cambiare: non sarà forse il caso di ripensare e magari rifare la gara, in considerazione dei diritti dei consumatori ad una scelta più ampia sul mercato?

La segnalazione all’Antitrust da parte delle associazioni consumatori è già partita.

L’interrogazione dei DEM

I Dem hanno presentato un’interrogazione primo firmatario il senatore Lorenzo Basso che chiama in causa il Mimit in relazione alla cosiddetta legge anti-pezzotto. Un provvedimento bipartisan, la legge anti-pezzotto, siglata un anno fa, che negli ultimi 12 mesi è servita sostanzialmente ad abbattere il problema della pirateria, che a quanto riferisce l’Agcom è nettamente ridimensionata. “Ma evidentemente il provvedimento anti pirateria non è servito a tutelare altrettanto gli interessi dei consumatori, anche se ovviamente era implicito che la creazione di una sorta di monopolio dopo l’eliminazione dei siti pirata non avrebbe poi dovuto pesare sui tifosi – ha detto a Key4biz Lorenzo Bassoed è per questo che abbiamo presentato questa interrogazione al Governo, per contrastare il rischio di un monopolio di fatto di DAZN che si è venuto a creare dopo l’abbattimento dei siti pirata”.

Fra le contestazioni il fatto che all’interno del percorso per la legge anti-pezzotto c’era anche il tema dei costi delle piattaforme. Per cui, abbattendo la concorrenza sleale dei siti pirata si garantivano maggiori introiti in particolare a DAZN, detentore in esclusiva dei diritti di tutte le partite di Serie A. Senza dimenticare il diritto di tutti i tifosi alla fruizione sostenibile delle partite. “Tolto il pezzotto si crea un monopolio? Sarebbe un paradosso, ma così i prezzi sono fuori mercato”, dice Basso.  

Questo il link al testo dell’interrogazione

Dazn, Nicita (Pd): aumento costi inaccettabile, Governo intervenga

“L’aumento della tariffa mensile (da 49,99 a 59,99 euro ndr) e di quella annuale (da agosto dagli attuali 539 euro a 599 euro l’anno per chi paga in un’unica soluzione, mentre lo scorso anno ne costava 499 ndr) per l’abbonamento alla piattaforma di streaming digitale di Dazn, notificato agli abbonati lo scorso 15 maggio, senza prevedere alcun miglioramento nella qualità dei servizi offerti, è inaccettabile”. Così in una nota Antonio Nicita, senatore Pd e candidato alle europee nella circoscrizione isole.

“Soprattutto – aggiunge – a fronte del ritocco al rialzo annunciato da Dazn lo scorso gennaio e del nuovo regolamento Agcom per contrastare la diffusione e la fruizione illegale di contenuti protetti relativi alla trasmissione in Tv di partite di calcio. Regolamento di cui lo stesso Dazn ha beneficiato, arrivando a operare in una situazione prossima al monopolio. Motivo per cui, ho deciso di sottoscrivere una interrogazione per chiedere alla presidente del Consiglio di riconoscere la condotta di Dazn lesiva dei diritti dei consumatori e di intervenire per ripristinare le condizioni di concorrenza necessarie a consentire ai cittadini di poter scegliere tra le diverse offerte disponibili sul mercato quella più rispondente alle proprie esigenze”.

Dazn: Basso (Pd), cosa fa il governo contro gli aumenti?

.Dal canto suo il senatore del Pd Lorenzo Basso annuncia di aver presentato una interrogazione alla Presidente del Consiglio, sottoscritta da gran parte del gruppo Pd, per chiedere – tra le varie cose – cosa intenda fare il governo contro questi aumenti e per garantire la concorrenza.

Basso, sempre in premessa, ricorda che “la legge 14 luglio 2023, n.93, ha introdotto disposizioni per la prevenzione e la repressione della diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d’autore” e che “successivamente, l’Agcom ha approvato il nuovo regolamento operativo complementare alla legge, completando gli strumenti per contrastare la diffusione e la fruizione illegale di contenuti protetti relativi alla trasmissione in Tv di partite di calcio. Di tali disposizioni – sottolinea il senatore dem – ha beneficiato in misura considerevole anche la piattaforma di DAZN garantendo alla stessa l’incremento significativo di nuovi abbonati e il recupero consistente di nuove risorse finanziarie, per cui era atteso – evidenzia – una notevole riduzione dei prezzi secondo il principio “paghino tutti, tutti paghino meno”. In questa situazione la piattaforma di DAZN, di fatto operante in una situazione prossima al monopolio, ha invece aumentato i costi dei piani di abbonamento, senza prevedere piani dedicati a chi rimane interessato alle sole partite del campionato italiano di calcio”.

Al governo, dunque, Basso chiede di sapere: “quali siano le valutazioni sui fatti esposti in premessa; se non ritenga che la condotta di DAZN, sia lesiva dei diritti dei consumatori in quanto l’incremento notificato dei prezzi di abbonamento non appare collegato ad un effettivo miglioramento del servizio offerto agli utenti; se, alla luce della vicenda di cui in premessa, non ritenga necessario ed urgente attivarsi al fine di favorire il ripristino di condizioni di concorrenza nel settore dei diritti televisivi legati alla trasmissione delle partite di calcio del campionato di serie A e di serie B, e di consentire, per tale via, ai cittadini di scegliere tra le diverse offerte rese disponibili sul mercato quella più rispondente alle proprie esigenze'”. 

DAZN, Mauro Vergari (Adiconsum): ‘La Lega doveva spacchettare l’offerta’

Quando non c’è concorrenza è ovvio che ci siano dei problemi e così è stato anche con gli aumenti ingiustificati di DAZN. Mauro Vergari, direttore Ufficio Studi, Innovazione e Sostenibilità di Adiconsum in proposito ha detto che: “Avevamo scritto come Adiconsum alla Lega Calcio che doveva spacchettare l’offerta e non chiudere ad una solo azienda – ha detto Vergari – La Lega dovrebbe preoccuparsi di raggiungere gli obiettivi economici necessari ma dovrebbe lasciare libero il mercato di acquisire i diritti senza esclusive. In tal modo le aziende interessate che hanno comprato i diritti per farsi concorrenza diversificherebbero l’offerta ai consumatori con ovvia riduzione dei prezzi”.

Con un solo operatore prendere o lasciare

“Con un solo operatore si è costretti ad accettare solo le offerte proposte, prendere o lasciare – ha aggiunto – Per fortuna Agcom, su nostra documentata richiesta, ha preteso la qualità fra i presupposti di chi trasmette approvando celermente una specifica delibera che ha portato DAZN a garantire attualmente una buona visione che purtroppo non prevede comunque il 4K. Se si aprisse il mercato si potrebbero proporre pacchetti diversificati per qualità e contenuti, per esempio abbonamento solo 4K, abbonamento solo du apparati mobili non collegabili al TV, abbonamento solo per la squadra del cuore, solo in trasferta o tutte, Abbonamento solo per il campionato di andato o di ritorno, abbonamento solo per partite serali”.

“Anche la visione di singole partite on demand, o acquistare pacchetti con numero definito di streaming on demand fra le varie partite del campionato – conclude – Purtroppo tutto è imbavagliato e soprattutto non si tiene conto degli interessi dei consumatori che vengono ritenuti limoni da spremere. Non si può però dimenticare che in Italia i redditi sono i più bassi d’Europa e che quindi la disponibilità economica delle famiglie da dedicare al divertimento e cultura sono sempre più ridotte”.

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