lectio magistralis

Dazi USA, per Premio Nobel Krugman fissati secondo una folle formula: “Forse generata da ChatGPT”

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Nella lectio magistralis tenuta all’Aula Magna Galileo Galilei dell’Università degli studi di Padova, il Premio Nobel per l’economia nel 2008, Paul Krugman, ha parlato dei dazi voluti da Trump e della folle formula che li ha generati, “forse creata tramite l’AI”.

La lectio magistralis del Premio Nobel per l’economia Paul Krugman su dazi e molto altro

Come siamo arrivati a quella che a tutti gli effetti, ormai, è una vera e propria guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione europea? In che modo, in soli pochi giorni, in fondo, si sono mandati all’aria quasi due secoli di storia di trattati commerciali e di amicizia tra le due sponde dell’Atlantico? A queste domande difficili ha provato a rispondere, in una lectio magistralis tenuta all’Aula Magna Galileo Galilei dell’Università degli studi di Padova.

Krugman parte ricordando che quando si parla di dazi non c’è solo l’aspetto finanziario ed economico su cui riflettere, ma anche quello degli accordi internazionali, della diplomazia, delle regole su cui si basano i trattati e che definiscono il sistema di valori e principi in cui decidiamo di vivere, pacificamente ed in amicizia. Cosa accade se si rompe questo sistema o non lo si vuole più riconoscere?

Krugman, da americano, ha ricordato con orgoglio: “Noi avevamo introdotto quel sistema già negli anni ’30, molto prima della globalizzazione, con regole, limiti e vincoli. Il libero scambio è uno dei trionfi della diplomazia, perché è lì che siamo riusciti a far sì che le nazioni instaurassero una certa collaborazione. Ma ora abbiamo praticamente buttato per aria tutta la nostra storia”.

Una situazione di incertezza “senza precedenti”, messa in piedi rapidamente e secondo alcuni indizi, forse, “creata tramite ChatGPT”

Cosa accadrà a questo punto della storia con la guerra commerciale tra Stati Uniti, Europa e resto del mondo? “La risposta, anche per me, è che non lo so. Non so dove ci troveremo tra un anno. Non so neanche dove ci troveremo la prossima settimana”, il problema per Krugman è che c’è una situazione di incertezza enorme, “senza precedenti.

Ma la cosa che più sorprende e ovviamente lascia sena parole è che tutto è avvenuto troppo rapidamente. Sembra quasi che non ci sia neanche una strategia ben congegnata. Non solo, Krugman nel suo discorso all’ateneo padovano ha anche ricordato che dietro a tutto questo ci potrebbe essere l’intelligenza artificiale.

Questa situazione non è il prodotto di un lungo processo di pianificazione: è stata messa in piedi in un pomeriggio (…). Le tariffe sono state fissate secondo una formula folle, semplicemente assurda. Non sappiamo chi l’abbia fatta (…). Ma alcuni indizi suggeriscono che l’equazione delle tariffe possa essere stata progettata da ChatGPT”, ha dichiarato il Premio Nobel.

Certo, al momento sono solo “indizi”, o dubbi inquietanti legati a formule un po’ da tutti ritenute “assurde” o “folli”. Magari, forse, sono solo il risultato di analisi complottistiche, a quanto pare però supportate anche da validi ragionamenti, come quelli fatti da James Surowiecki, giornalista e scrittore statunitense, esperto di economi e finanza per The New Yorker.

Il giornalista ha scoperto che si possono ricreare tutti i numeri esposti dalla Casa Bianca nel celebre tabellone dei dazi reciproci esposto dal Presidente degli Stati Uniti in diretta mondiale il 2 aprile scorso, semplicemente prendendo il deficit commerciale di un dato paese e dividendolo per le esportazioni totali verso gli Stati Uniti. Dimezzando quel numero, si ottiene una “tariffa reciproca scontata” pronta all’uso. Una formula “straordinariamente assurda” che si può ottenere interrogando le AI più popolari, come ChatGPT, Gemini, Grok o Claude.

La storia indica la strada, i dazi e il protezionismo generano solo crisi e povertà

I primi trattati commerciali tra gli Stati Uniti d’America e alcuni Stati europei come Francia, Regno Unito, Svezia, Spagna e Paesi Bassi risalgono alla fine del XVIII secolo, poco dopo la dichiarazione d’indipendenza degli USA (1776).  Un percorso di apertura economica, commerciale, giuridica e culturale che continuò nel XIX secolo e che poi fu brutalmente fermato proprio dall’inaugurazione di una nuova fase politica, di chiusura, protezionistica e ultranazionalista, segnata da dallo Smoot-Hawley Tariff Act, approvato dal Congresso USA nel giugno 1930.

Non è ancora del tutto chiaro se la crisi economica che colpì gli Stati Uniti tra il 1929 ed il 1939 fu causa o conseguenza del protezionismo, sta di fatto che in concomitanza con questa fase politica gli americani dovettero affrontare una delle prove più dure della loro storia: la Grande Depressione (crollo della borsa di Wall Street, disoccupazione di massa, fallimenti bancari, crollo dei consumi e degli investimenti, colata a picco del commercio mondiale).

Lo Smoot-Hawley Tariff Act comportò l’aumento dei dazi su oltre 20 mila prodotti importati negli Stati Uniti, on l’intento di proteggere l’industria e l’agricoltura americana.

Gli effetti furono devastanti, con drammatiche reazioni a catena. Molte nazioni (tra cui Canada, Francia, Germania, Italia) risposero con dazi ritorsivi, a cui seguirono il crollo delle esportazioni statunitensi, la paralisi del commercio internazionale e un deciso peggioramento dell’economica globale.

Il commercio internazionale però non si può isolare, perché storicamente le barriere commerciali generarono crisi diplomatiche ed economiche. Non a caso, l’exit strategy dalla Grande Depressione si è avuta con il Reciprocal Trade Agreements Act nel 1934.

Una mossa con cui si autorizzava il presidente Franklin D. Roosevelt (e il suo celebre New Deal) a negoziare riduzioni bilaterali dei dazi, anche del 50%, con altri paesi e senza passare per il Congresso americano, proprio per rilanciare rapidamente il commercio e l’economia, evitando unilateralismo e ogni forma di chiusura. Per procedere, quindi, a tempestive riforme sociali e politiche che avrebbero poi fatto rinascere gli Stati Uniti.

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