Usa e Ue impongono tariffe più basse, ma per alcuni prodotti agricoli quelle europee superano il 100%
Negli Stati Uniti quadruplicheranno, andando dal 25% al 100%, nell’Unione Europea addirittura decuplicheranno, passando dal 10% sempre al 100%; sono i dazi Usa e Ue contro le auto elettriche cinesi che la Casa Bianca e la Commissione di Bruxelles vorrebbero imporre per frenare l’arrivo in Occidente dei veicoli di Pechino. Questi stanno velocemente scalando le quote di mercato grazie ai massicci investimenti nel settore degli anni scorsi e a costi che, seppure non come una volta, rimangono ancora più bassi che in Usa e in Europa.
A essere più aggressivi su questa strada sono soprattutto gli americani, la difesa dell’industria Usa è da tempo una priorità tanto dei repubblicani quanto dei democratici e le elezioni di novembre certo hanno un peso nella determinazione con cui il presidente Biden sta agendo. Nell’Unione Europea, invece, ci sono titubanze in Germania, per il timore che aumentare i dazi alla Cina provochino ritorsioni di Pechino, attraverso l’incremento delle loro tariffe, cosa che danneggerebbe le economie più orientate all’export, come quella di Berlino, appunto.
I dazi cinesi sono più alti di quelli Usa ed europei
I dazi, del resto, sono da sempre uno strumento, potremmo dire un’arma, sia di politica economica che di politica estera, per tutti i Paesi, per gli Usa, la Cina e naturalmente anche per l’Unione Europea. Nel grafico sopra è elencato il dazio medio massimo per ogni settore. Significa che il Paese si è impegnato con la Wto (World Trade Organization) a non superare quel livello, ma può anche applicare tariffe inferiori. All’interno di ognuno dei settori, però, vi sono moltissimi segmenti, per i quali le tariffe applicate possono variare moltissimo, è per questo che ci sono valori minimi, massimi e, appunto, medi.
Come si vede i dazi cinesi sono più alti di quelli Usa e di quelli europei in quasi tutti gli ambiti, con poche ma notevoli eccezioni. Sono maggiori nell’ambito dei minerali e dei metalli, in cui la tariffa media massima arriva all’8%, mentre si ferma all’1,7% e all’1,9% negli Usa e nella Ue, nei prodotti chimici, 6,7%, contro il 2,8% degli americani e il 4,5% degli europei.
Le tariffe per settore
La Cina impone dazi piuttosto alti anche nei prodotti tessili e nell’abbigliamento, in questi settori sono rispettivamente al 9,8% e al 16,5%, ma la massima differenza tra Pechino, Washington e Bruxelles riguarda alcuni prodotti industriali come quelli dell’ambito dei trasporti, in cui il dazio medio massimo cinese è dell’11,4%, contro il 4,1% europeo e il 3,1% americano.
Nei macchinari elettrici e non elettrici, poi, la Cina impone tariffe dell’8,9% e dell’8,4%, ovvero quadruple e quintuple rispetto a quelli di Ue e Usa. Lo stesso accade nei settori del legno, della carta, della pelle e delle scarpe. Si tratta di produzioni che Pechino, Paese prettamente manifatturiero, cerca di proteggere per alimentare l’industria e il consumo interno.
I prodotti esentati dai dazi sono più numerosi negli Usa che in Cina o in Europa
Le differenze tra la Cina, la Ue e gli Stati Uniti sono evidenti anche nelle tariffe applicate nei segmenti in cui i dazi sono più alti e sulla percentuale di prodotti esentati. Nel caso cinese le esenzioni sono molto poche e in alcuni casi, come quelli dell’abbigliamento, delle scarpe, della chimica sono zero o riguardano lo 0,5% dei prodotti. Prendiamo poi ad esempio i macchinari elettrici, che in tutte queste economie costituiscono una fetta non piccola delle importazioni, in Cina solo il 25,9% dei segmenti di questo ambito sono duty-free, in Europa il 32,8% e in Usa il 56,5%, mentre Washington non sottopone nessun prodotto di questo settore a un dazio maggiore del 15%, per Pechino si arriva al 35%.
Tuttavia tra i prodotti effettivamente importati nell’economia cinese la maggior parte fa parte di quella minoranza duty-free, forse anche come conseguenza dell’imposizione selettiva delle tariffe. Naturalmente i numeri variano molto in base alla controparte: se consideriamo tutti i prodotti non agricoli, a essere senza dazi è il 49,7% delle importazioni cinesi dalla Ue e il 59,7% di quelle dagli Usa, ma il 72,8% di quelle provenienti dal Giappone. Gli Stati Uniti differenziano ancora di più: sono duty free il 72,4% degli acquisti dall’Unione Europea e solo il 38% di quelli che giungono dalla Cina. Lo stesso fa la Ue, solo il 24% delle importazioni dalla Cina sono prive di dazi, contro il 65,9% di quelle degli Usa.
Su carne e formaggi è Bruxelles la più protezionista, tariffe fino al 146%
Se i dazi cinesi sono mediamente più alti di quelli Usa ed europei, le cose cambiano sul versante dei prodotti agricoli, in particolare quelli che riguardano l’allevamento. È l’Unione Europea che in questo caso si rivela molto più protezionista. Per esempio fa pagare ben il 42,4% a chi volesse vendere nei Paesi membri prodotti lattiero-caseari, mentre Pechino chiede solo il 12,2% e Washington il 17,9%. Per alcuni segmenti di questo settore i dazi Ue arrivano addirittura a un massimo del 146%!! Al contrario in Cina non vanno oltre il 20%.
Anche per quanto riguarda i prodotti animali facciamo pagare a chi vuole entrare nel mercato comune dall’esterno più dei cinesi, il 19,1% in media, contro il 14,9% di Pechino e solo il 2,4% di Washington e per alcuni prodotti si arriva anche al 118%. La protezione dell’economia agricola in Europa è un tema di costante attualità, l’obiettivo, è mantenere i prezzi costanti e remunerativi per gli agricoltori, è qui che si trovano le ragioni di questi dazi molto alti.
Gli Usa mettono meno dazi ma molte più barriere commerciali
Non è però solo una questione di denaro e di prezzi, a fianco delle tariffe ci sono le barriere commerciali, che assumono moltissime forme, per esempio di misure sanitarie e fitosanitarie, con cui si bloccano prodotti che non rispettano certi standard di qualità. L’Unione Europea ne ha varate 952, ma la Cina ancora di più, 1.382 e gli Usa 3.290. A queste si aggiungono requisiti e quindi barriere tecniche, poi ci sono i limiti quantitativi, che impongono che il volume delle importazioni di alcuni prodotti non superi una certa soglia.
I provvedimenti anti-dumping americano sono più del triplo di quelli cinesi e Ue
I campioni qui sono appunto gli Stati Uniti, che, per esempio, hanno approvato 59 limiti quantitativi, contro 18 europei e 42 cinesi. Altre misure hanno anche una valenza politica, come quelle anti-dumping, per limitare l’importazione di beni sotto costo e quelle di ritorsione contro sussidi a favore dell’esportazione di alcuni prodotti varati in altri Paesi. Anche qui gli Usa battono tutti, nel tempo hanno definito ben 505 provvedimenti anti-dumping, contro i 132 cinesi e i 144 europei e 179 contromisure commerciali contro aiuti di Stato altrui, contro gli 11 di Pechino e i 26 di Bruxelles.
In sostanza, gli Usa sono a favore del libero scambio e applicano dazi mediamente bassi, ma sono molto più rigidi degli altri nel fare selezione a monte dei prodotti che potranno entrare nel mercato americano.
I dati si riferiscono al 2023
Fonte: Wto