Dalle 06:00 di questa mattina, ora italiana, sono tecnicamente operativi i nuovi dazi voluti dall’amministrazione americana sulle merci Made in China in entrata negli Stati Uniti. I prodotti stipati nei container partiti dopo le 24:00 dai porti della Cina verso quelli americani saranno tassati al 25%, per un volume complessivo di 200 miliardi di dollari.
Una mossa voluta fortemente dal Presidente americano Donald Trump che avrà un impatto enorme sulla catena industriale globale, con possibili effetti destabilizzanti anche sulle economie di altri Paesi, Italia compresa.
Basti pensare agli importatori di prodotti Made in China, tra cui smartphone, computer, smart speaker e tanti altri device elettronici di fascia consumer, che ormai abbondano nei nostri store, che ora, travolti da questa nuova ondata di dazi, aumenteranno i prezzi.
Saranno i consumatori finali, in questo caso americani, a ri-pagare di tasca propria i costi in più che dovranno sostenere le aziende dell’import.
I nuovi dazi, infatti, a differenza dei precedenti, non vanno a colpire le merci acquistate all’ingrosso dalle imprese americane, come l’acciaio ad esempio, ma direttamente i prodotti di consumo, quelli che saranno acquistati dalle famiglie sugli scaffali di Walmart, Macy’s e altre grandi catene americane.
In ultima analisi, infatti, sono gli americani a pagare direttamente i dazi, non la Cina.
Non tutto è perduto, però, oggi pomeriggio (sempre ora italiana) ci sarà un nuovo round di colloqui, tra il negoziatore cinese Liu He e il delegato americano al commercio Robert Lighthizer, accompagnato dal segretario al Tesoro Steven Mnuchin, per evitare questa nuova ed impopolare batosta commerciale.
In caso di non accordo e di operatività dei dazi USA, Pechino ha annunciato l’inevitabile contromossa con dazi ai prodotti americani in entrata in Cina, per circa 60 miliardi di dollari, andando a colpire soprattutto l’industria agroalimentare americana.
Secondo quanto riportato dal corriere.it, l’export negli USA vale circa il 3,2% del PIL cinese, mentre l’export in Cina lo 0,6% del PIL USA. Fino ad ora, la guerra dei dazi che dura da mesi tra Washington e Pechino ha causato una riduzione della crescita rispettivamente dello 0,2% e dello 0,3/0,4%.
Alla notizia dei nuovi dazi e del nuovo incontro di oggi tra i negoziatori dei due Paesi, un po’ tutte le borse asiatiche hanno risposto con un generale aumento: Shanghai +3,1%, Hong Kong +0.98%, Seul +0,29%, Tokyo in controtendenza con uno -0,4%. Al trend positivo si sono accodate anche quelle europee: Parigi +0,9%, Francoforte +1.05%, Madrid +0,8%, Milano +1%, Londra +0,6%.