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Dazi, tregua UE-USA ma non sulle auto. Tasse su veicoli costerebbero all’Italia 5 miliardi di euro

Scongiurata per il momento la guerra dei dazi tra Stati Uniti ed Unione europea. Buone notizie giungono dunque da Washington, dove il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il Presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, sono arrivati a stabilire un accordo per giungere all’ambito traguardo delle “zero tariffe” e delle “zero barriere commerciali” su tutto, tranne le automobili.

Fuori dal testo, infatti, sembra proprio che sia rimasta l’industria automobilistica. Alluminio, acciaio, soia e altri prodotti agricoli, l’intesa è vasta, ma tutti attendevano delle novità per quanto riguarda la scottante questione dei possibili dazi all’industria automobilistica.

Un affare non da poco che vale più di 48 miliardi di euro, investimenti eccellenti e centinaia di migliaia di posti di lavoro, da una parte all’altra dell’Atlantico.

Come detto, Trump al momento ha congelato il tema dazi sulle auto, ma bisogna tenera a mente che fino a ieri minacciava di imporre tasse del 25% sulle importazioni di vetture in America.

In campagna elettorale il Presidente USA se l’è presa spesso con gli accordi commerciali presi con l’Europa, che a suo dire danneggiano gli Stati Uniti: fra questi ci sono i dazi imposti alle automobili assemblate nel Vecchio continente.

Gli Stati Uniti da diversi anni le tassano al 2,5%, mentre l’Unione europea (Ue) tassa le auto americane al 10%. C’è una ragione molto semplice per questa differenza, si legge in un articolo di oggi sul Post, che Trump percepisce come un’ingiustizia: “mentre in Europa le auto americane hanno pochissimo mercato, le auto europee negli Stati Uniti vanno fortissimo, e le loro fabbriche danno lavoro a decine di migliaia di americani: per questo le tasse di importazione sono molto più basse”.

Le case automobilistiche europee producono sul suolo americano 2,9 milioni di automobili l’anno, dando lavoro a 120 mila persone, secondo dati della Commissione europea.

Tassare le auto importate dall’Europa negli USA significa indebolire l’industria europea, certamente, ma allo stesso tempo colpire anche gli investimenti delle aziende Ue in America, cosa che causerebbe migliaia di disoccupati nella nazione di Trump.

Il commercio di auto tra Ue e Usa, si legge in un articolo di giugno pubblicato da Il Giornale, vale circa il 10% del business complessivo tra le due regioni. L’America rappresenta la prima destinazione delle esportazioni di vetture dell’Ue, sia in termini di unità (20,4% nel 2017), sia di valore (quota del 29,3%).

Al di là di FCA, nel nostro Paese un gran numero di aziende lavora per il settore automotive, tutte rappresentate da Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica): “Il saldo attivo dell’Italia con gli Usa risulta di 4,7 miliardi, tra veicoli e componenti. Prima di esprimere eventuali preoccupazioni, attendiamo le decisioni che il presidente Trump prenderà i primi di luglio”, ha affermato lo scorso mese il direttore Gianmarco Giorda.

Decisione al momento rimandata, ma restano le minacce e, soprattutto, rimane scoperto il punto debole dell’Ue: la mancanza di una politica industriale unitaria e la troppo forte dipendenza dal mercato automobilistico tradizionale.

Per sfuggire dal ricatto di Trump si deve riconvertire l’industria automobilistica all’elettrificazione totale, così da ridare slancio al mercato unico e creare davvero nuovi e stabili posti di lavoro.

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