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Dazi, il colpo alla transizione green tra solare, eolico, batterie ed e-mobility

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La transizione energetica rischia di essere la prima, vera vittima della guerra commerciale dagli esiti imprevedibili avviata da Donald Trump. La svolta protezionistica degli Stati Uniti sta, infatti, già generando ripercussioni dirette sul comparto energetico globale, complice la reazione dei principali produttori di tecnologie pulite, in primis quelli del Sud-est asiatico, la risposta del mercato petrolifero e l’aggravarsi della crisi dell’industria siderurgica.

L’impatto dei dazi sulla transizione energetica

Volendola porre in termini matematici si potrebbe affermare che la relazione tra dazi e transizione energetica è direttamente proporzionale all’entità delle tariffe inflitte alle catene di fornitura delle tecnologie pulite, ed inversamente proporzionale ai favoritismi mostrati nei confronti delle Big Oil. Coerentemente con il proprio motto “Drill, baby drill”, Trump ha infatti pensato bene di risparmiare dalla stangata globale le compagnie petrolifere che lo hanno sostenuto in campagna elettorale.

Anche per questo si parla di un’offensiva tariffaria personalizzata, in cui i bersagli sono sostanzialmente Europa e Cina

Pannelli solari e pale eoliche, supply chain sotto pressione

Da quando i dazi di Trump sono ufficialmente partiti, le azioni di tutto il mondo sono rovinosamente crollate, indicando la direzione critica verso cui si dirige l’economia mondiale. Tra i settori dell’energia più colpiti dalla guerra commerciale ci sono quelli del fotovoltaico e dell’eolico, che si avvalgono di materie prime e componenti provenienti dalla Cina, il Vietnam, la Thailandia e la Cambogia. A causa del nuovo regime tariffario, le catene di approvvigionamento presenti in questi Paesi saranno costrette a trovare sbocco altrove. 

Più nel dettaglio, le tariffe, comprese tra il 10% e il 49%, su componenti elettrici, sistemi di accumulo a batteria e altre attrezzature provenienti da Cina, Sud-est asiatico ed Europa rappresentano un colpo doppio per un settore già provato dal sostegno di Trump all’industria dei combustibili fossili e dalla sua scarsa apertura verso l’energia pulita.

Secondo il Financial Times le importazioni di celle cinesi per lo stoccaggio di energia subiranno una tariffa aggiuntiva del 34%, che si somma al 20% già annunciato in precedenza dall’amministrazione. Complessivamente, tra i dazi già esistenti, i nuovi dazi voluti da Trump e gli aumenti previsti durante la presidenza Biden, i dazi totali sulle celle cinesi raggiungeranno l’82,4% entro il 2026.

Il rischio di bollette più care negli USA 

Sul piano interno, le tariffe forniscono un ulteriore motivo alle aziende statunitensi per ritardare gli investimenti nella filiera delle rinnovabili.

I dirigenti di americani hanno avvertito che i costi aggiuntivi derivanti dai dazi potrebbero portare a un aumento delle bollette elettriche. Secondo Bank of America, nel 2023 i prezzi dell’elettricità sono cresciuti a un ritmo doppio rispetto all’inflazione, con numerose utility che hanno richiesto aumenti a due cifre per coprire i rincari di materiali, manodopera e modernizzazione delle reti.

Potrebbe essere un freno decisivo proprio ora che dobbiamo inaugurare una nuova era di leadership energetica, in grado di collocare gli Stati Uniti al centro dell’universo AI e dei data center,” ha dichiarato Sandhya Ganapathy, CEO di EDP Renewables North America. “Dal punto di vista aziendale, è un elemento di forte instabilità e incertezza.”

La crisi del siderurgico europeo

Le contestazioni interne non frenano il Presidente degli Stati Uniti, che giustifica le proprie decisioni con la necessità di rafforzare la produzione nazionale e ridurre la dipendenza dai mercati esteri. Anche per quanto concerne il comparto siderurgico la situazione non è rassicurante. L’applicazione delle tariffe del Tycoon rischia, infatti, di aggravare la crisi in cui già verte il settore, in particolare in Europa, dove il comparto strategico per lo sviluppo delle tecnologie rinnovabili, nonchè di batterie, vetture elettriche ed impiantistica per edilizia, è già minacciato dalla concorrenza spietata della Cina, che inonda il mercato con acciaio a basso costo.

I dati parlano chiaro: le esportazioni di acciaio dell’Unione Europea sono crollate, passando da 29 milioni di tonnellate nel 2014 a soli 16 milioni nel 2023. In particolare, le spedizioni verso gli Stati Uniti, uno dei mercati chiave, sono diminuite da una media di 3,3 milioni di tonnellate (nel periodo 2014-2018) a 2,2 milioni tra il 2019 e il 2024. 

Petrolio e Gas, prezzi giù ma a che costo?

Nelle ultime ore si parla in particolar modo del costo al ribasso dei combustibili fossili negli USA. I prezzi del petrolio negli Stati Uniti sono scesi rapidamente sotto i 60 dollari al barile, il livello più basso degli ultimi quattro anni. Un vantaggio apparente per consumatori e aziende, ma un campanello d’allarme per l’economia nel suo complesso.

Se il trend al ribasso dovesse continuare, molte compagnie petrolifere e del gas potrebbero tagliare investimenti, ridurre la produzione e licenziare personale, con conseguenze pesanti sul tessuto industriale americano.

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