Nel 2014 le piattaforme di interconnessione e scambio dati hanno facilitato la crescita del PIL globale per una cifra calcolata in 2.800 miliardi di dollari. Il dato l’hanno fornito i ricercatori di McKinsey, che in un Report di qualche tempo fa sottolineavano come per la prima volta il flusso di dati transfrontaliero abbia generato più valore che quello di beni tradizionali (“cross-border data flows now generate more economic value than traditional flows of traded goods”).
Tecnologie abilitanti l’Internet of Things e l’economia digitale, che nel 2020 saranno integrate a reti con capacità di banda d’interconnessione di 5.000 Tbps, o Terabit per secondo. La nascente economia dei dati, secondo il nuovo “Global interconnection index 2017” di Equinix, si basa quindi sulla libera circolazione degli stessi, sul fattore interconnessione, sulla velocità crescente di scambio, su infrastrutture efficienti, su tecnologie ad alto livello di sostenibilità ambientale ed efficienza energetica, sulla cyber sicurezza, sul multicloud, sulla prossimità dei servizi digitali.
Esaminando il profilo di migliaia di provider di servizi e di imprese attive nel settore dei data center (carrier neutral), Equinix stima che entro il 2020 la capacità di scambio di dati tra privati supererà quella dell’internet pubblico, crescendo ad un tasso quasi doppio in termini di volume traffico IP globale.
“Alcune delle più grandi tendenze tecnologiche del nostro tempo, tra cui quella mobile, i social, il cloud e l’esplosione dei dati, stanno causando un cambiamento simile a quello della rivoluzione industriale – ha commentato Sara Baack, Chief Marketing Officer di Equinix, in una nota riportata dall’Ansa.
“In questa nuova realtà, il paradigma è quello dello ‘scale-or-fail’ e le aziende stanno avendo successo riuscendo ad adottare l’Interconnessione, ovvero posizionando la propria infrastruttura IT in prossimità di un ecosistema di aziende che si riuniscono per collegare fisicamente le proprie reti a quelle dei loro clienti e partner“.
L’indice, infatti, si propone di misurare e calcolare la crescita della larghezza di banda dell’interconnessione privata.
Integrando questi elementi nell’agenda digitale di ogni Paese, secondo lo studio, si avrebbe un valore aggiunto di 1.360 miliardi di dollari nelle prime dieci economie mondiali nel 2020. Nello steso tempo, va preso in considerazione un altro fenomeno concomitante alla trasformazione digitale dell’economia e del lavoro, un nuovo processo di urbanizzazione e il rilancio dei progetti smart city in tutto il mondo.
Entro il 2030 più di 2 miliardi di persone andranno a vivere in città. Questo processo è alla base di una nuova domanda di servizi digital orienterd da parte di cittadini e nuove imprese.
Alla maggiore densità abitativa corrisponderà un crescente flusso di dati, generato da centinaia di milioni di device interconnessi in rete, a cui dovrà far seguito la costruzione di nuove infrastrutture per facilitare le operazioni (economiche, social, eGov, semplice scambio dati anche tra macchine) e lo studio di nuovi impianti regolatori.
Solo in Europa e Stati Uniti sarà installata nel 2020 una capacità di banda d’interconnessione (Interconnection Bandwidth, o IB) rispettivamente di 1.450 Tbps e 1.800 Tbps.
In termini di crescita economica e di settori industriali coinvolti, avremo una crescita annua IB del 61%, nelle Tlc del 27%, nel cloud del 39%, nel settore manifatturiero 4.0 del 54%.
Il fattore interconnessione modificherà i rapporti tra Stati, a livello frontaliero e intercontinentale, accelerando il lancio di nuovi modelli di business, di nuovi prodotti e servizi, garantendo alti livelli di competitività e di efficienza.
Quattro le criticità che andranno affrontate per supportare l’innovazione e la crescita:
attuare le interconnessioni in tempo reale con una crescente capacità di banda per promuovere l’economia digitale e dei dati;
l’urbanizzazione rapida e l’espansione dei centri abitati dovrà essere gestita in maniera intelligente, tramite progetti smart city e il rilancio del tema delle smart communities;
entro il 2020 il 60% delle imprese digitali potrebbe subire attacchi informatici e registrare gravi danni, in termini di interruzione di servizio e sottrazione di dati sensibili, per questo è fondamentale sviluppare una nuova sensibilità verso la cybersecurity;
se la maggiore parte degli esseri umani vivrà in città nel 2030 si svilupperanno rapidamente nuovi flussi digitali di lavoro e crescerà la domanda di servizi avanzati.