Seconda giornata di incontri e panel all’Hyper Cloud Data Center di Aruba a Roma, dopo l’evento di inaugurazione di ieri, con le imprese e gli esperti della trasformazione digiitale. Quattro i panel moderati da Luigi Garofalo, Direttore di Key4biz, dedicati al tema centrale del “Capitale Digitale – Le infrastrutture IT per operatori, imprese e PA. Confronto con gli stakeholder della industry ICT”.
L’apertura è stata dedicata al panel “Dalla mattonella alla gestione del dato“, che tratterà il ruolo sempre più centrale delle infrastrutture digitali nella gestione sicura dei dati e nell’ottimizzazione delle prestazioni.
Giorgio Girelli, General Manager di Aruba Enterprise ha affermato: “Cooperazione e innovazione vanno di pari passo. Quando sviluppi una strategia di crescita devi valutare a quali strumenti affidarti. È emerso che questo era il luogo giusto dove investire e creare questo grande polo digitale. Bisogna evitare l’alta concentrazione di data center in alcune aree, perché non c’è più disponibilità di rete. I clienti inoltre chiedevano di poter avere qualcosa di complementare rispetto a Castel San Pietro, nei pressi di Bergamo, anche in chiave di disaster recovery. Arezzo è finalizzato all’uso per i nostri sistemi. Roma offriva soluzioni valide e la Capitale meritava di avere un campus di questo genere. Contiamo che questo sia un volano per far diventare Roma davvero un hub digitale per il Paese. Abbiamo sempre considerato la resilienza come elemento squisitamente tecnologico. Il rischio geopolitico cambia questa situazione. Dobbiamo mettere più attenzione a dove mettere i dati, a chi vi può accedere e con quali regole”.
Quanto è importante fare squadra in questo settore? ha subito chiesto Garofalo al General Manager di Aruba Enterprise, che ha spiegato: “è fondamentale. Noi costruiamo data center da 20 anni. Aruba quest’anno compie 30 anni. Solo riuscendo a cooperare si riesce a dire qualcosa anche noi, ad incidere a livello nazionale ed europeo, ed è una delle ragioni di questo evento di oggi”.
Dalla mattonella alla gestione del dato
“Siamo al terzo posto per PIL a livello europeo, quindi siamo un Paese attrattivo per gli investitori. Il KWh costa 0,19 centesimi e questo è fondamentale, perché i data center sono energivori e questo ci rende attrattivi in termini di costi energetici, anche un 30% in meno rispetto alla Gran Bretagna per fare un esempio. Otto i miliardi di euro nella spesa cloud, +17% rispetto al 2023, la maggior parte di questi vanno nel pubblic cloud e c’è bisogno di nuove infrastrutture proprio per far crescere questo settore. Le aziende italiane hanno la necessità di avere i dati su infrastrutture residenti in Italia. Poi c’è il settore cavi sottomarini e il Mediterraneo è oggi al centro del mercato europeo, africano e mediorientale. Roma torna quindi Capitale nel Mediterraneo”, ha detto Sergio Patano, Practice leader, Sirmi.
“Alla sua massima espansione il campus sarà dotato di 5 data center di nuova generazione, in grado di ospitare infrastrutture anche diverse tra loro. L’idea di portare un data center di queste dimensioni serviva a creare un’infrastruttura di base abilitante i diversi interessi del mercato. Il nostro design è molto flessibile, quindi siamo in grado di soddisfare le varie esigenze aziendali, da piccoli a grandi clienti, anche a diversi gradi di trasformazione digitale. Potremmo dire una scelta di sistema. I data center consumano molta energia ma stiamo investendo in soluzioni green di altissimo livello. Siamo in uno scenario in cui essere efficienti a livello energetico è quasi automatico. Abbiamo investito in soluzioni per utilizzare tutte le superfici possibili come base per pannelli fotovoltaici, poi abbiamo acquistato centrali idroelettriche o forniture di energia pulita da altre fonti. Ancora prima che l’Ue si muovesse per regolamentare il settore, noi avevamo già intrapreso questa strada, mettendoci assiema ad altri operatori che volevano dotarsi di misure per raggiungere entro il 2030 la neutralità climatica, anticipando Bruxelles. Come strumento interno abbiamo da subito approcciato il problema con il green by design”, ha dichiarato Giancarlo Giacomello, Head of Data center Offering, Aruba.
“Da un punto di vistsa tecnologico siamo in un momento di transizione. I chip di calcolo sono ad un livello di sviluppo oltre il quale non si riesce a condensare oltre la potenza di calcolo. L’incremento della domanda di calcolo non segue più le leggi di Moore. Prima raddoppiavano ogni due anni, quindi bastava allargarsi, oggi c’è un mismatch tra domanda e capacità di calcolo. Servono sempre più sistemi a terra, ma questi sono energivori e l’unico modo per togliere il calore generato è utilizzare tecnologie di cooling avanzate. Un sito come questo risulta abilitante da un punto di vista dell’efficienza energetica. Consumando meno, si riducono le emissioni inquinanti. Il data center avrà un ruolo importante per affrontare la gran domanda di training AI. Sono workload energivori quindi questa infrastruttura consente di abilitare tali operazioni in maniera efficiente e sostenibile, anche a livello economico. I dati vanno localizzati, per una migliore protezione e un controllo governativo costante. Non lo si può fare ovunque, quindi conta avere data center grandi e su territorio nazionale, dove le nostre aziende possono sviluppare economie e soluzioni”, ha detto a sua volta Paolo Bianco, EMEA South HPC & AI Business dev, DELL.
“Una partnership è tale solo se è strategica, che ti permette di trasformare una sfida in un vantaggio. Deve portarti risorse, persone, conoscenza, hardware e innovazione. Consente crescita, sviluppo e maggiori ritorni degli investimenti. L’AI fa parte della nostra vita, ne parliamo da anni e la stiamo usando quotidianamente. Il mercato dei servizi finanziari è regolamentato e la privacy del dato è fondamentale, perché le banche devono tutelare i dati privati. Pur essendo questo settore pronto all’AI, al momento la limita al chatbot del contact center, ma le banche hanno un enorme patrimonio di informazioni. La partnership con Aruba è legata a questo. Il nostro data center è qui nell’hypercloud di Aruba, con una macchina privata dove poter sfruttare le GPU e la potenza di calcolo per fare training AI e quindi poter offrire servizi personalizzati ai clienti”, ha affermato Alessio Costa, Vp-Head of Italy banking solution factory, Capgemini.
“Aruba sta fornendo soluzioni per il Paese in termini di infrastrutture avanzate. Uno dei servizi che stiamo sviluppando con Aruba è offrire maggiore potenza computazionale ai clienti. Parlando di AI abbiamo un carico di lavoro chiamato inferenza, domanda-risposta con un chatbot ad esempio, e poi c’è il training, l’addestramento, molto intensivo in termini computazionali. Spesso i clienti non possono comprare server potenti da usare per poco tempo. L’idea è che per il trainig si può offrire il servizio di Aruba, per l’inferenza invece oggi si possono comprare server o prenderli in prestito. Scegliere un provider italiano aumenta la possibilità di fare investimenti, perché puoi comparare meglio e decidere liberamente. Abbiamo tanti modelli open access, che possiamo utilizzare liberamente, liberi da ogni oligopolio. Quando si parla di AI bisogna anche affrontare il tema delle competenze. C’è chi ha fatto studi STEM e pensa di poter muoversi autonomamente, ma non è cosi, serve molta cultura umanistica per sviluppare una società digitale matura ed avanzata. Dobbiamo studiare e conoscere i dati che inseriamo nelle macchine e poi interpretare i risultati algoritmici. Per questo servono cultura diverse per far crescere l’AI in maniera etica e sostenibile nel nostro mondo, senza discriminazioni e danni reputazionali. Ben vengano le academy quindi, perché ora bisogna mettere assieme competenze tecniche e culturali diverse”, ha quindi sostenuto Massimo Chiriatti, CTI Officer Lenovo.
Roma, hub telco e digitale
Il secondo panel, dal titolo “Roma, hub telco e digitale“, si è focalizzato sull’IT4, il più grande campus digitale del Centro-Sud Italia, e sulle sue capacità di hub carrier-neutral.
Il primo intervento è stato di Andrea Colangelo, Director of network infrastructure Aruba, secondo cui: “Energia e spazio sono fondamentali per la scelta del luogo adatto dove realizzare un data center. Le reti di telecomunicazioni hanno ricalcato le architetture delle infrastrutture stradali portando nei centri urbani nodi di interconnessione e Roma e Milano sono due punti apicali di queste architetture di rete del territorio nazionale. La prossimità favorisce latenza e velocità di accesso alla rete. La maggior parte dei data center sono in Nord Italia, dove ci sono molte reti, che ha portato ad un ecosistema attivo, ma anche ad uno sbilanciamento a livello geografico. È giunto il momento di fare un passo in avanti e che ci sono tutti gli ingredienti per fare a Roma un grade data center spostando il baricentro dei servizi digitali in Italia. Data center come questo sono grandi abilitatori, offrono spazio ed energia alle aziende che proseguono il percorso di trasformazione digitale, da noi si incontrano e tutto avviene tutto più rapidamente. Per concludere sottolineo che il data center provider deve essere attento perché tutto questo avvenga in una strategia di neutralità, che offra ad un soggetto di accedere a questi impianti senza vincoli per portare i propri servizi e sviluppare soluzioni avanzate per il cliente finale”.
“Lavoriamo al progetto di Roma Digitale da 30 anni ormai. Siamo partner qui nel data center di Aruba, perché i nostri punti di interscambio, quadi 250 a Roma, ne hanno bisogno per poter fornire servizi di qualità e assicurare crescita. I punti di interscambio funzionano come i sistemi di trasporto aeroportuale. Namex è un po’ l’aeroporto di Roma, in diversi data center che garantiscono interconnessione costante. Il flusso dei contenuti di internet è cresciuto come il volume di traffico, che è aumentato e triplicato durante il periodo della Pandemia. Tre anni i diritti del calcio sono passati dal satellite a internet, generando un nuovo apice di traffico. Le rischiste di oggi su Roma sono aumentate in termini di potenze di calcolo e di spazio. Roma geograficamente può giocare un ruolo chiave al centro del Mediterraneo e le grandi interconnessioni si stanno abbassando dal Nord verso il Sud Europa. Il cavo di Sparkle ne è un esempio. Poi arriverrò Unitirreno nel 2025, mentre dallo scorso anno ci sono due nuovi cavi che interconnettono Italia e Balcani”, ha spiegato Maurizio Goretti, CEO Namex.
“I cavi sottomarini supportano la trasformazione digitale. Roma è il secondo hub dopo Milano, inserendosi in tre poli, punti di snodo, che sono Milano, Roma e la Sicilia. Catania non ha un mercato locale significativo, ma qui arrivano 18 cavi sottomarini da Nord Africa e Medio Oriente. Roma oggi guadagna un ruolo chiave in questo senso, collegandosi attraverso il BlueMed, da mezzo petabyte al secondo che collegherà Genova, Marsilia e Mumbai. Una autostrada a 18 corsie che connette l’Indo-Pacifico all’Europa via Israele, passando per lo stretto di Messina per arrivare a Genova. Dalla dorsale partono diversi sbracci, tra cui quello che collega Roma a questi grandi flussi. Con il cavo la latenza si abbassa e crescono le disponibilità rispetto alle vie terrestri”, ha detto Giuseppe Valentino, VP Product Management Backbone & Infrastructure di Sparkle.
“Aruba sarà la nostra casa romana e avremo il nostro layer nazionale di interconnessione. Roma era rimasta indietro, legata alla grande lentezza della burocrazia classica, con la PA zavorrata, quando tutto era a Milano, ma oggi ci sono imprese italiane come Aruba che riescono a tenere un’offerta tecnologica e un livello di impegno tale da creare un’alternativa agli investimenti che arrivano dall’estero. Su Roma c’era necessità di un ulteriore sforzo. Noi abbiamo in progetto di servire l’intero paese ed è una missione che completeremo entro il 2025. Roma in questo era una tappa fondamentale. A Sud la Città è densamente abitata e doveva avere un’infrastruttura di questo tipo. Aruba ha dato una risposta a questa esigenza. Alla fine il paradigma rete-contenuto, cosa viene prima di cosa, è stato superato dal computing e oggi dobbiamo fare da enabler ai data center dove c’è la perfetta coesione tra contenuto e rete. Abbiamo in progetto lo sviluppo di data center per il 2025/2027 di tipo edge, punti di presenza locali minimi in ottica di avere punti dove avverrà il vero computing e l’infrastruttura di Aruba ne è un primo esempio”, ha precisato Paolo Magrelli, Head of Sales Strategic Customers & Bid Magement di Open Fibre.
“La Capitale rappresenta il secondo polo di interesse per i dati. In passato avevamo problemi di infrastrutture, oggi la città è molto più attrattiva per i grandi player. Quindi abbiamo già installato le nostre facility, pechè crediamo nello sviluppo di questo territorio, che sarà centrale tra le grandi infrastrutture, nel Mediterraneo e nel mondo, soprattutto nel settore del computing. Aruba si è sempre presentata come operatore neutrale favorendo lo sviluppo di infrastrutture. Come MIX ci teniamo a che Aruba faccia bene perché risponde alla scommessa di aver investito a Roma come famiglia di imprenditori lungimiranti e perché come piattaforma di interconnessione aiuta il nostro business, anche costruendo una comunità di interessi sempre maggiore”, ha dichiarato Alessandro Talotta, Presidente MIX.
Innovazione tecnologica e trasformazione digitale: infrastrutture, tecnologie e strementi per abilitare l’industria 5.0
Il confronto successivamente si è spostato sulle soluzioni di Aruba per la modernizzazione del business con il panel “Innovazione tecnologica e trasformazione digitale: infrastrutture, tecnologie e strumenti per abilitare l’Industria 5.0“.
Ad aprire questo panel è stato ancora Giorgio Girelli, GM Aruba Enterprise: “Questo è un primo passo. L’industria 50 parte dal rapporto macchina-uomo, dalla flessibilità necessaria in questo tipo di industria, fino all’individuazione di un data center di prossimità. Migliorare i processi significa essere più competitivi sul mercato per le imprese, anche di dimensioni contenute. Il cloud ad esempio è un abilitante e offre servizi di raccolta dati all’industria. Poi i dati vanno elaborati, anche utilizzando algoritmi di AI. Ma quali soluzioni scegliere, pubbliche o private? Utilizzare un data center come questo, ubicato in un’area con poche alternative di livello hyperscaler, offre all’industria i migliori strumenti per trovare la soluzione più adatta per il cliente”.
Secondo Giuseppe Lorizzo, Partner E&Y: “La miglior ricetta non esiste, ma possiamo fissare i punti chiave per trovarla. Il data center abilita la nostra capitale digitale verso il Mezzogiorno. Sicuramente si parte da ricerca e innovazione, framework su cui ragionare, dall’abilitazione del manifatturiero, le partnership sono centrali a livello europeo, ricerca e innovazione altrettanto, collegando il tutto agli investimenti, che abilitano il futuro delle imprese e questi investimenti per tutte le tipologia di imprese, anche startup, possono favorire sia il B2C sia il B2B. altro punto chiave dare un’indicazione su come le imprese possono guardare al futuro è l’open innovation, che è abilitata da investimenti come quelli di Aruba qui a Roma. L’Europa dovrebbe aumentare gli investimenti in competenze, ricerca e innovazione”.
“Esser italiani si accomuna a Aruba e testardamente ci impegniamo nel far crescere questo Paese. L’Europa nel nuovo progetto dice quattro cose presenti sia nel Rapporto di Draghi e nelle dichiarazioni della von der Leyen. Energia a GW non a MW, telecomunicazioni, finanza, quindi le risorse per crescere e innovare. Siamo molto presenti nel settore della Difesa. Gli Stati Uniti inventano, la Cina copia, l’UE è cintura nera di regole, la Russia attacca e l’India aspetta tempi migliori, lo scenario geopolitico e tecnologico di riferimento è questo. Se noi producessimo innovazione al ritmo con cui tiriamo fuori regole saremo la nuova Silicon Valley. Crediamo che chi fa troppe regole ha paura dell’innovazione. Per questo noi vogliamo fare prodotto e non consulenza. Perché crediamo che la consulenza sui prodotti stranieri fa guadagnare attori esteri al posto dei nostri. Potremmo fare un hyperscaler europeo in cui inserire Aruba. La Nato ha già capito che per crescere bisogna cooperare, dovremmo fare la stessa cosa nel settore ICT e delle infrastrutture. Una visione che riguarda anche la cyber, dove si vince solo facendo squadra”, ha invece spiegato Marco Braccioli, Group Sales Director Defence&Gov, Digital Platform.
Per Giampaolo Amadori, Senior advisor BI-Rex: “Oltre alle tecnologie si aggiunge una visione sulla sostenibilità con l’industria 5.0 e Aruba in questo è già un esempio. Sono partneriato pubblico-privato che mettono assieme i mondi della ricerca, istituzionali e delle imprese. Le imprese come end user, cioè interessate ad usare le tecnologie, e i service provider di tecnologie competenze e servizi, tra cui Aruba certamente. Un partenariato che ci consente di aiutare le imprese. Noi abbiamo a disposizione strumenti e competenze e implementato una smart factory a Bologna, lungo la dorsale che interconnette tutti i centri nazionali. Noi abbiamo questo polo di industria 4.0 dove si interconnettono tra loro le macchine e si raccolgono i dati generati. Per questo siamo specializzati sui big data. A Bologna c’è il grande supercomputer e Cineca è nostro partner. Noi lavoriamo sempre su questi temi, però oggi ho colto l’importanza del servizio GPU-as-a-service su cui Aruba sta lavorando”.
“Come missione noi salvaguardia i dati e la continuità operativa. Dall’esperienza quotidiana non c’è più un’azienda che possa tollerare un down time breve o prolungato, qualsiasi azienda vuole un business sempre operativo e offriamo soluzioni di resilienza, cioè la capacità di assorbire un urto senza rompersi. Bisogna dotarsi di soluzioni che mettano al sicuro i dati e consentano una ripartenza rapida. In collaborazione con Aruba noi salvaguardiamo proprio il dato e la possibilità di una ripartenza veloce e sicura”, ha quindi affermato Danilo Chiavari, Presale Manger Italia di Veeam.
Innovazione tecnologica e trasformazione digitale: infrastrutture, tecnologie e strementi per abilitare l’industria 5.0
Il confronto successivamente si è spostato sulle soluzioni di Aruba per la modernizzazione del business con il panel “Innovazione tecnologica e trasformazione digitale: infrastrutture, tecnologie e strumenti per abilitare l’Industria 5.0“.
Ad aprire questo panel è stato ancora Giorgio Girelli, GM Aruba Enterprise: “Questo è un primo passo. L’industria 50 parte dal rapporto macchina-uomo, dalla flessibilità necessaria in questo tipo di industria, fino all’individuazione di un data center di prossimità. Migliorare i processi significa essere più competitivi sul mercato per le imprese, anche di dimensioni contenute. Il cloud ad esempio è un abilitante e offre servizi di raccolta dati all’industria. Poi i dati vanno elaborati, anche utilizzando algoritmi di AI. Ma quali soluzioni scegliere, pubbliche o private? Utilizzare un data center come questo, ubicato in un’area con poche alternative di livello hyperscaler, offre all’industria i migliori strumenti per trovare la soluzione più adatta per il cliente”.
“Esser italiani si accomuna a Aruba e testardamente ci impegniamo nel far crescere questo Paese. L’Europa nel nuovo progetto dice quattro cose presenti sia nel Rapporto di Draghi e nelle dichiarazioni della von der Leyen. Energia a GW non a MW, telecomunicazioni, finanza, quindi le risorse per crescere e innovare. Siamo molto presenti nel settore della Difesa. Gli Stati Uniti inventano, la Cina copia, l’UE è cintura nera di regole, la Russia attacca e l’India aspetta tempi migliori, lo scenario geopolitico e tecnologico di riferimento è questo. Se noi producessimo innovazione al ritmo con cui tiriamo fuori regole saremo la nuova Silicon Valley. Crediamo che chi fa troppe regole ha paura dell’innovazione. Per questo noi vogliamo fare prodotto e non consulenza. Perché crediamo che la consulenza sui prodotti stranieri fa guadagnare attori esteri al posto dei nostri. Potremmo fare un hyperscaler europeo in cui inserire Aruba. La Nato ha già capito che per crescere bisogna cooperare, dovremmo fare la stessa cosa nel settore ICT e delle infrastrutture. Una visione che riguarda anche la cyber, dove si vince solo facendo squadra”, ha invece spiegato Marco Braccioli, Group Sales Director Defence&Gov, Digital Platform.
Per Giampaolo Amadori, Senior advisor BI-Rex: “Oltre alle tecnologie si aggiunge una visione sulla sostenibilità con l’industria 5.0 e Aruba in questo è già un esempio. Sono i partneriati pubblico-privato che mettono assieme i mondi della ricerca, delle istituzionali e delle imprese. Le imprese come end user, cioè interessate ad usare le tecnologie, e i service provider di tecnologie, competenze e servizi, tra cui Aruba certamente. Un partenariato che ci consente di aiutare le imprese. Noi abbiamo a disposizione strumenti e competenze e implementato una smart factory a Bologna, lungo la dorsale che interconnette tutti i centri nazionali. Noi abbiamo questo polo di industria 4.0 dove si interconnettono tra loro le macchine e si raccolgono i dati generati. Per questo siamo specializzati sui big data. A Bologna c’è il grande supercomputer e Cineca è nostro partner. Noi lavoriamo sempre su questi temi, però bisogna rilanciare l’importanza del servizio GPU-as-a-service su cui Aruba sta lavorando”.
“Come missione noi salvaguardiamo i dati e la continuità operativa. Dall’esperienza quotidiana possiamo dire che non c’è più un’azienda che possa tollerare un down time, indipendentemente dalla lunghezza, qualsiasi azienda vuole un business sempre operativo e per questo offriamo soluzioni di resilienza, cioè la capacità di assorbire un urto senza subire danni. Bisogna dotarsi di soluzioni che mettano al sicuro i dati e consentano una ripartenza rapida. In collaborazione con Aruba noi salvaguardiamo proprio il dato e la possibilità di una ripartenza veloce e sicura”, ha quindi affermato Danilo Chiavari, Presale Manager Italia di Veeam.
Transizione digitale della PA sfide e innovazioni per gli enti pubblici
L’evento si è quindi concluso con il panel “Transizione digitale della PA: sfide e innovazioni per gli enti pubblici“, in cui sono state esplorate le sfide e le opportunità della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
Secondo Giuseppe Lorizzo, Partner E&Y: “La miglior ricetta non esiste, ma possiamo fissare i punti chiave per trovarla. Il data center abilita la nostra Capitale digitale, estendendo la trasformazione verso il Mezzogiorno. Sicuramente si parte da ricerca e innovazione, framework su cui ragionare, ma anche dall’abilitazione del manifatturiero. Le partnership sono centrali a livello europeo, ricerca e innovazione altrettanto, collegando il tutto agli investimenti, che abilitano il futuro delle imprese e questi investimenti per tutte le tipologia di imprese, anche startup, possono favorire sia il B2C sia il B2B. Altro punto chiave è dare un’indicazione su come le imprese possono guardare al futuro. Per noi è l’open innovation, che è abilitata da investimenti come quelli di Aruba qui a Roma. Per dare concretezza alla transizione, l’Europa dovrebbe aumentare gli investimenti in competenze, ricerca e innovazione”.
Fabbrizio Garrone, Enterprise Solution Director di Aruba, ha preso la parola spiegando che “le caratteristiche di sicurezza dei nostri data center sono già conformi a tutti i requisiti delle nuove regole date da ACN. A riprova di quanto le nostre infrastrutture possono ospitare dati di massimo livello. Molti dei servizi offerti da Aruba sono all’interno del perimetro nazionale di sicurezza cibernetica. Per il cloud la maggior parte dei nostri servizi sono già qualificati a livello 1 e 2 e stiamo già attivando l’iter per ottenere la certificazione di livello 3, necessaria per ospitare dati strategici. Le infrastrutture a Roma sono già a disposizione del Paese. Altro valore chiave, sono le qualifiche dei nostri servizi cloud che fungono da abilitatore di qualsiasi servizio dei nostri partner, che possono così sfruttare queste piattaforme per sviluppare software per la PA.
Dal nostro punto di vista ci devono essere caratteristiche di flessibilità anche della singola PA, grazie alla nostra offerta consentiamo ai nostri clienti di realizzare un vero e proprio sistema efficiente di cloud ibrido, integrando soluzioni multicloud con soluzioni che i clienti della PA hanno on premises. Riusciamo a mantenere i nostri clienti on premises liberandoli dell’onere della gestione del proprio data center, ospitandolo all’interno della nostra infrastruttura. Offriamo alle PA un’esperienza completa di cloud ibrido senza doversi tenersi in casa infrastrutture costose e complesse. Sovranità digitale significa che l’utente finale ha pieno controllo dei propri dati e Aruba, azienda italiana, è soggetta alla normativa europea e non extra continentale. Siamo anche produttori di cloud, sviluppiamo soluzioni open source o standard”.
“La digitalizzazione dei servizi, l’AI generativa o di altro genere, è la via per lo sviluppo del Paese, che presenta insidie e sfide che se non risolte in maniera ottimale ne precludono la possibilità di contribuire allo sviluppo del nostro Paese. NetApp aiuta a risolvere alcune di queste sfide. Il risultato dell’AI e della digitalizzazione e il successo di queste attività dipende dalla qualità dei dati, che crescono rapidamente generati da diverse sorgenti e quindi c’è un’elevata complessiva difficilmente misurabile che ne rende difficile il pieno sfruttamento. Noi semplifichiamo l’accessibilità e la fruibilità del dato. Altra sfida è la sicurezza. Il dato rappresenta l’ultima linea di difesa dagli attacchi cyber crime, quindi usufruire di una tecnologia che rafforza quest’ultima linea di difesa è centrale per rendere affidabile il percorso di digitalizzazione di un’organizzazione”, ha dichiarato Giovanna Sangiorgi, Senior VP & General Manager Emea & Latam di NetApp.
Pasquale Rongone, Sales Manager di Red Hat, ha invece detto: “Vogliamo incrementare soluzioni cloud ibride per favorire lo sviluppo di innovazione. Una collaborazione che si estende anche alla PA. Un modo diverso di condividere e gestire i dati in ambienti ibridi per creare servizi di rapida evoluzione e deployment. L’AI è un’onda tecnologica che cambierà la modalità di interagire tra enti della PA, industria e utenti finali. Per governare questo cambiamento bisogna accompagnare la complessità dell’innovazione, introdurre nuovi skills e far emergere nuovi attori che aiutino la PA a sviluppare nuove competenze. Il cloud ibrido favorisce questo percorso. Aruba mette a disposizione soluzioni adatte ad affrontare queste sfide, ottimizzando da un lato e accrescendo le risorse dall’altro”.
“Competenze vuol dire portare sul mercato 35 anni di esperienza nella digitalizzazione dei processi di numerosi clienti. Il nostro bagaglio culturale tecnologico è messo a disposizione di chiunque voglia crescere a livello digitale. Competenze a livello normativo, a livello di processo per individuare la miglior modalità per rendere efficaci i modelli, a livello tecnologico certamente, per recepire gli elementi critici individuati dall’agenda Agid ad esempio”, ha detto Massimiliano Botta, General Manager SIAV.
Alessia Basadonne, Business Line Manager Telemedicine & Shares Dossiers di Medas, infine, ha detto: “la nostra posizione è molto vicina agli utenti finali grazie proprio ad Aruba e ai suoi data center. La trasformazione digitale passa per la disponibilità di dati che devono essere di qualità, trattati con rigore e responsabilità. I cittadini sono poco al passo con questa visione strategica e sono poco propensi a condividere i propri dati sanitari, soprattutto a fini di ricerca, per scarsa conoscenza di come il dato sarà trattato. Noi possiamo far comprendere al cittadino medio il valore del dato aiutando le aziende sanitarie a strutturare modelli di consenso informato in maniera semplice, anche per utenti scarsamente consapevoli del tema”.
Giorgio Girelli, General Manager Aruba Enterprise, ha quindi concluso la giornata di confronto, ringraziando tutti per il lavoro svolto e ricordando che forse, in quest’epoca di virtualizzazione spinta, i data center, paradossalmente, sono ancora un luogo fortemente fisico, dove si può toccar con mano la trasformazione digitale in corso.
Leggi anche
Aruba, inaugurato il Data Center di Roma. L’AD Cecconi: “Un hypercloud per imprese, PA e territorio”