Solo nella prima metà del 2017, in termini di fusioni e acquisizioni (M&A, acronimo di Mergers and acquisitions) sono stati investiti in data center 18 miliardi di dollari in tutto il mondo. Secondo uno studio CBRE, si tratta di una cifra psuperiore a quanto speso in data center tra il 2014 ed il 2016, e le stime si riferiscono solo ai primi sei mesi dell’anno in corso.
Più della metà del valore delle operazioni M&A è collocato nel mercato nordamericano, secondo dati JLL. Si tratta di circa 12 miliardi di dollari, che in gran parte sono rappresentati da un’unica notevole transazione relativa all’acquisto di DuPont Fabros da parte del data center provider Digital Reality per 7,6 miliardi di dollari.
Altra grande operazione finanziaria in Nord America, da quasi 3 miliardi di dollari, è stata la creazione di Cyxtera Technologies, frutto della cessione degli asset strategici di CenturyLynks a BC Partners e Media Capital.
Complessivamente, secondo quanto calcolato dal “2016 Data Center Real Estate Acquisitions Report”, in tutto il Nord America, durante lo scorso anno, a queste strutture è stata destinata una superficie complessiva di 6,2 milioni di metri quadri, per 1,7 miliardi di dollari in transazioni finanziarie e una capacità complessiva di 210 MW di potenza.
Solo alcuni esempi dell’estrema dinamicità del panorama globale dei data center, che anche in Europa quest’anno registra un gran numero di operazioni. A chiusura del terzo trimestre 2017 i quattro grandi mercati interni dell’Unione europea, Londra, Francoforte, Amsterdam e Parigi, hanno aggiuntoi 86MW di potenza.
In tutta Europa la capacità totale dei data center è arrivata a 1.073 MW. Per fornitura, disponibilità e capacità di assorbimento, Londra è la Capitale dei data center in Europa, seguita da Francoforte che quest’anno ha superato Amsterdam.
Nel terzo trimestre 2017, la domanda di MW è in aumento in tutte e quattro le città, con Londra che vede una vera e propria impennata della domanda del 46%, seguita da Parigi (+27%) e Francoforte (+18%).
Da quando la Brexit ha iniziato il suo percorso, anche nel settore dei data center in molti hanno tentato di speculare sul destino di Londra, ma al momento la Capitale britannica non sembra voler mollare il suo predominio nella data economy europea.
Eppure, nonostante gli aiuti economici statali, di cui ha goduto e gode l’economia britannica nel suo complesso (proprio per attutire i contraccolpi del referendum sull’uscita dall’Unione europea), quindi anche nel settore IT, secondo diversi studi, le domande di migrazione da suolo britannico a suolo europeo sono in costante aumento.
Una domanda di migrazione che è ancora “a medio termine”, nel senso che i principali operatori hanno ancora la possibilità di sfruttare la flessibilità del mercato dovuta alla Brexit e magari anche ulteriori incentivi/facilitazione e aiuti diretti.
Secondo il Rapporto “Transforming for Success in a Changing World” di Interoute, il 58% dei responsabili IT nel Regno Unito ha affermato che il cambiamento del panorama politico è oggi la loro principale preoccupazione.
Complessivamente, il 18% delle aziende ha dichiarato che la parola d’ordine nei confronti del cambiamento dovuto alla Brexit è cautela, con la sospensione temporanea di ogni investimento in digital transformation, mentre ad aver annullato almeno un progetto di trasformazione digitale è stato il 23%.