Per la prima volta dal dopo referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea (o più semplicemente “Britain Exit”, da cui Brexit), il mercato britannico dei data center ha subito una flessione e, secondo il recente BroadGroup CMQ Report, si è trattato del risultato di un vero e proprio “spostamento” di interesse degli investitori da Londra al continente.
Nonostante il prossimo 3 giugno ci sarà l’ennesimo voto (il quarto) del Parlamento britannico sulla Legge attuativa per l’uscita dall’Union europea, quindi un ennesimo tentativo di chiudere definitivamente questo lungo capitolo Brexit già ai primi di luglio, il mercato sembra non apprezzare i venti di guerra che soffiano attorno a Downing Street e si preferiscono le sponde europee francesi, olandesi, ma soprattutto tedesche.
La piazza di Francoforte, secondo lo studio, ha registrato un aumento straordinario della domanda di data center, a +6% circa nel primo trimestre 2019 (su base trimestrale).
Un trimestre che è stato definito complessivamente “forte”, con una crescente attenzione degli investitori globali verso l’Europa, “che potrebbe rimanere il mercato più rilevante per altri 3-5 anni”, ha commentato Philip Low di BroadGroup.
I dati ci dicono inoltre che Londra ha perso il 21,5%, mentre Amsterdam ha segnato un calo del 39% quasi, mentre Paridi ha ceduto il 34%. L’unica a crescere, anche se di poco, è proprio Francoforte.
I motivi?
Lo studio ne riporta alcuni, tre in particolare:
in Germania la domanda di data center è aumentata incredibilmente perché le imprese e le industrie locali hanno iniziato a reclamare la “sovranità dei dati” e il pieno controllo degli stessi;
il mercato tedesco è in questo momento particolarmente attraente per gli investitori americani e cinesi e Francoforte è considerato globalmente come un hub strategico nel cuore dell’Europa;
perché a Francoforte si stanno concentrando le aziende più quotate nei rispettivi mercati in cerca di data center.
Quando parliamo di data colocation market, ci si riferisce al mercato dei servizi dei data center forniti alle aziende dei settori energia, telecomunicazioni, IT, media, bancario, assicurativo, fino alle amministrazioni pubbliche, per lo storage, il networking e anche l’alimentazione ed il raffreddamento dei data center stessi. Un settore che nel 2016 valeva circa 26 miliardi di dollari e l’anno scorso ha chiuso a circa 35 miliardi di dollari, con prospettive di raggiungere i 51 miliardi di dollari entro il 2022 e, secondo stime Zion Market Research, i 106 miliardi di dollari nel 2026.