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Dallo smart working al near working. Intervista a Carlo Ratti: “L’ufficio vicino casa in quartieri autosufficienti”

Carlo_Ratti

L’ufficio vicino casa. Il near working al posto dello smart working per consentire sia ai lavoratori di riprendere le relazioni fisiche con colleghi, amici e creare nuovi contatti professionali sia per riattivare l’economia dei negozi e delle attività del quartiere. È questo il progetto che il Comune di Milano sta portando avanti con l’obiettivo di consentire a una percentuale di dipendenti pubblici di lavorare vicino alla propria abitazione nelle varie sedi decentrate del Comune o nei 70 spazi di co-working o negli uffici di grandi aziende in questo momento sottoutilizzati.    

Sul near working e sulle future città sostenibili e innovative abbiamo chiesto un giudizio a Carlo Ratti, che insegna al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, dove dirige il Senseable City Lab, ed è a uno dei protagonisti del dibattito internazionale sull’influenza delle nuove tecnologie in campo urbano.

Key4bizCome commenta l’iniziativa del Comune di Milano di dar vita al piano da “remoto” in sedi decentrate e coworking per qualche migliaio di dipendenti della Pubblica amministrazione?

Carlo Ratti. Credo che sia un esperimento interessante, che si unisce ad una generale transizione verso nuovi modelli lavorativi, accelerata dalla pandemia.

Key4bizAll’estero esistono piani simili?

Carlo Ratti. Come dicevamo, non credo si tratti di dinamiche nuove ma di accelerazioni di trend precedenti. Vengono in mente ad esempio i piani di Parigi e Barcellona per quartieri autosufficienti.

Key4biz. Come il Covid 19 sta ridisegnando gli spazi e i luoghi non solo lavorativi nelle città?

Carlo Ratti.
 Lo spazio fisico continua a detenere un ruolo fondamentale in quanto luogo dedicato al confronto e a quella parte di relazioni che il digitale non può colmare. Direi quindi che il Covid sta dando maggior importanza allo spazio pubblico.

Key4bizIn che modo è possibile abbinare naturale e artificiale (green, AI e Big data) nelle future città innovative e sostenibili?

Carlo Ratti. Nell’epoca digitale, naturale e artificiale hanno iniziato un grande processo di convergenza. Noi stessi abbiamo assimilato telefoni cellulari, computer, tablet e dispositivi da polso quasi come appendici del nostro corpo.

In modo analogo, le città e gli edifici si apprestano a compiere una trasformazione simile, ma di segno opposto, in cui l’artificiale si muove verso il naturale. Da un lato l’evoluzione del digitale, tra sensori e attuatori e intelligenza artificiale, consente agli edifici di diventare responsivi, adattandosi in tempo reale alle condizioni circostanti. Dall’altro, sono sempre più numerosi gli esperimenti di progettazione che incorporano la natura nei nostri edifici e nelle nostre città. Si tratta, quindi, di una convergenza bidirezionale.


Key4bizQuale messaggio finale vuole lanciare?

Carlo Ratti. Chiudo ispirandomi ad una frase di Joseph Schumpeter, il grande economista austriaco, il quale diceva che il progresso umano deriva “dal fare cose nuove, oppure dal fare cose già fatte in modo nuovo”. Ecco, a volte non è necessario reinventare la ruota – basta chiedersi come fare meglio quello che già stiamo facendo.

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