Sicurezza

Dal terremoto ai sabotaggi, tutti i rischi per la sicurezza dei cavi sottomarini

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Un paper appena pubblicato dal Centro Italiano di Strategia e Intelligence mette in evidenza il ruolo strategico dei cavi sottomarini, infrastrutture critiche esposte a diversi pericoli umani ed ambientali sempre più al centro dello scenario geopolitico.

Il 90% del traffico dati globale passa sotto i mari, nei cavi posati sui fondali marini ed oceanici, che sempre più rappresentano infrastrutture critiche di massima importanza strategica. Cavi sottoposti ad una serie di minacce crescenti dal punto di vista terroristico e come potenziali obiettivi in caso di conflitti futuri, sempre più ibridi. Ma oltre alla minaccia terroristica e umana, i pericoli per i cavi sottomarini sono anche di carattere naturale. E’ quanto emerge da un interessante paper dal titolo “La rete globale corre sotto l’acqua”, pubblicato dal Centro Italiano di Strategia e Intelligence a firma di Biagino Costanzo, CISINT Research Analyst e Presidente di Knosso (Knowledge for Safe and Secure Organisation).

Elementi di pericolo: il cambiamento climatico

Uno degli aspetti di maggiore rischio è “l’innalzamento dei mari che, unito al riscaldamento globale, porterà, inevitabilmente, al deterioramento della cablatura sottomarina”, si legge nel paper.

L’innalzamento dei mari e la sommersione dei cavi in fibra

Stando alle proiezioni sull’innalzamento degli oceani stilate dalla NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) e di uno studio del 2018 dell’Università americana dell’Oregon, migliaia di chilometri di fibra ottica.

La preoccupazione maggiore è proprio la tempistica di gestione del rischio: infatti nella ricerca del team del Prof Barford, si afferma che “i primi problemi alle infrastrutture possono sorgere già tra 10 o 15 anni” e, purtroppo, appunto ci siamo quasi.

Differenza di portata fra cavi sottomarini e satelliti

“Le comunicazioni globali avvengono principalmente attraverso reti di cavi sottomarini in fibra ottica, che gestiscono tra il 95% e il 99% dei flussi mondiali. A differenza, i satelliti si occupano solo dall’1% al 5% delle trasmissioni globali, offrendo una qualità inferiore e costi più alti per l’installazione e la manutenzione”, si legge nel paper. Gran parte dell’infrastruttura sottomarina per le telecomunicazioni è posizionata sui fondali oceanici. Vicino alla costa, dove i fondali sono compresi tra 1000 e 1500 metri di profondità, i cavi vengono protetti da guaine e posati sul fondo marino utilizzando imbarcazioni specializzate; nelle acque più profonde, oltre i 1500 metri, i cavi vengono posati direttamente sui fondali. Le rotte dei cavi vengono scelte mediante sondaggi marini per garantire la sicurezza morfologica e sismica, con una maggiore densità di infrastrutture nelle aree ritenute più sicure.

Atti di sabotaggio

Data la vastità delle reti di cavi sottomarini, si legge, e il crescente rischio di minacce ibride, individuare eventuali atti di sabotaggio può risultare problematico, soprattutto nelle regioni più remote e profonde dei mari internazionali.

Il processo di transizione digitale, accelerato dalla fase pandemica, oltre all’avvento dei nuovi e più potenti standard di comunicazione, come il 5G e le tecnologie da esso abilitate, hanno posto la questione dei cavi al centro dello sviluppo economico e sociale delle società moderne, diventando oggetto della competizione geopolitica tra le grandi potenze.

  • Diverse, però, sono le criticità in ordine alla sicurezza, trattandosi di infrastrutture esposte a una serie di fattori che possono minacciarne l’integrità fisica e il funzionamento:
  • atti di sabotaggio e attacchi informatici per mano di attori statali o non statali,
  • danneggiamenti legati ad attività umane, come la pesca,
  • oppure a eventi naturali, come terremoti e fauna sottomarina.

Punti di strozzatura e aree di atterraggio sulla terraferma sono i punti più a rischio. Ma in generale i cavi sottomarini sono infrastrutture fragili, da difendere e manutenere con cura.

La strategia della NATO

Ne è ben consapevole la NATO, che già in occasione del sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 ha catalizzato l’attenzione della politica e dell’opinione pubblica europea sull’ambiente underwater. Già durante il vertice NATO di Vilnius dell’11 e 12 luglio 2023, è stato affrontato il tema per il quale l’Alleanza ha ufficialmente riconosciuto la centralità delle infrastrutture strategiche sottomarine, impegnandosi altresì a lavorare per la loro protezione.

Il vertice ha prodotto anche la decisione di istituire il Centro marittimo per la sicurezza delle infrastrutture critiche sottomarine all’interno del Comando Navale dell’Alleanza Atlantica (MARCOM) e di creare una rete che riunisca la NATO, gli alleati, il settore privato e altri attori rilevanti per migliorare la condivisione delle informazioni e lo scambio delle migliori pratiche. Ed è appunto in quest’ottica che la NATO ha stretto la cooperazione con l’Unione Europea, lanciando nel gennaio 2023 la task force per la protezione e la resilienza delle infrastrutture critiche. Nelle conclusioni, il documento individua alcuni punti sui quali fondare la cooperazione NATO-EU.

Monitoraggio sottomarino

Sebbene siano documentati vari episodi di danneggiamenti, la maggior parte è attribuita a eventi naturali o accidentali, prosegue il paper. Per monitorare le rotte e le condizioni dei cavi sottomarini, esistono diversi siti web, come Submarine Cable Map e TeleGeography, che forniscono informazioni dettagliate sulla loro posizione e proprietà. I cavi sottomarini sono indicati sulle carte nautiche con linee di colore magenta, ma in alcune circostanze l’accesso a queste aree può essere limitato per evitare danni accidentali.

È opportuno ricordare che proprietario di queste autostrade sottomarine è chi le posa, mentre la gestione è nelle mani di chi le attiva fornendo i flussi di informazioni, cioè in primis le compagnie telefoniche ed elettriche. La loro rilevanza deriva dal fatto che esse memorizzano e conservano tutto ciò che transita lungo i cavi, ed è dunque possibile mandare in tilt il sistema informatico di interi Paesi, bloccando così la fornitura di energia, compromettere la distribuzione idrica, il sistema dei trasporti pubblici, interrompere le trasmissioni di un satellite, le transazioni elettroniche, le comunicazioni via Internet, i sistemi di trasmissione delle informazioni sensibili di ministeri e istituzioni.

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