Il mitico Blackberry oggetto cult della generazione boomers anni ’90 ha un posto d’onore nell’immaginario di chi una trentina di anni fa vedeva compulsare il tastierino del cellulare più cool per il mondo del lavoro dell’epoca. Un antesignano di Whatsapp, quando metà degli abbonamenti mobili negli Usa erano appannaggio della casa canadese, con il servizio di messaggeria BBM che spopolava.
Vecchi tempi andati, poi arrivò lo smartphone e tutto finì nel nulla. Una parabola analoga a quella vissuta dai cellulari di Nokia ed Ericsson.
La storia dell’ascesa e del declino del marchio è oggetto di un film che uscirà il 12 maggio negli Usa, per ripercorrere la storia della casa canadese che a onore del vero fu la prima a lanciare sul mercato uno smartphone.
Ma Blackberry non è finita con il tramonto dei suoi cellulari. Anzi. Si è riconvertita a partire dal 2016 a produttore di tecnologie di cybersecurity e IoT, con particolare attenzione per il mercato delle auto connesse. Lavora con le principali case automobilistiche e punta sullo sviluppo del mercato della cybersecurity legato all’automotive destinato a crescere nei prossimi anni.
Forte dei suoi 35mila brevetti, Blackberry ha capitalizzato il suo brand e la fiducia che ispirava in un bacino davvero ampio. Nel 2019 ha rilevato l’azienda americana Cylance e le sue tecnologie di intelligenza artificiale nel segmento security, rivolgendosi al mercato delle Pmi.
L’latro grande target di Blackberry sono i governi, 20 dei 27 maggiori governi globali sono clienti anche tramite i software della società AtHoc, che offre servizi di allarme d’urgenza e comunicazioni in condizioni di crisi e di catastrofe naturale.
Il sistema è stato ad esempio utilizzato durante a Capitol Hill il 6 gennaio 2021.
Anche l’acquisizione della tedesca Secusmart nel 2014 ha dotato l’azienda di tecnologie di cifratura ultra sofisticata rivolta a settori come banche, sanità e finanza.
