Entro il 2050 il 10% del fabbisogno energetico dell’Unione europea sarà soddisfatto dal mare, una fonte di energia rinnovabili e pulita in grado di produrre 100GW e fornire energia elettrica a circa 76 milioni di famiglie europee, nel contempo evitando emissioni climalteranti pari a 276 milioni di tonnellate di diossido di carbonio (CO2) all’anno.
È quanto previsto da SET Plan, il programma Ue per il settore energetico, che ha fissato al 2025 lo sviluppo di tecnologie commerciali per lo sfruttamento delle correnti e al 2030 quelle per le onde del mare, con una previsione di abbattimento dei costi del kWh (20 ct€/kWh nel 2025, 15 ct€/kWh nel 2030 e 10 ct€/kWh nel 2035).
Un piano ambizioso, quanto mai necessario, per arricchire il mix energetico dell’Unione, a cui è stato affiancato il progetto “OceanSet”, con la collaborazione di 8 partner europei, tra cui la nostra Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), che presenteranno la nuova iniziativa alla “Ocean energy Europe conference & exhibition” di Dublino, dal 30 settembre al 1° ottobre.
“In Europa ci sono Paesi come la Scozia e l’Irlanda, quest’ultima è coordinatore di OceanSET, all’avanguardia nello sfruttamento dell’energia dal mare. Con questa nuova iniziativa faremo il punto sulle tecnologie e sui meccanismi di finanziamento attivi in ogni Stato, per promuovere una conoscenza condivisa su questa nuova fonte di energia pulita, su cui l’Europa potrebbe guadagnare la leadership a livello mondiale, con un giro d’affari potenziale di oltre 50 miliardi di euro l’anno e la creazione di 400 mila nuovi posti di lavoro”, ha affermato in una nota stampa Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio ENEA di Modellistica Climatica e Impatti. Nel Mediterraneo è l’Italia il Paese più all’avanguardia sul fronte tecnologico.
“Nel Mediterraneo le aree con il più alto potenziale di energia dalle onde sono le coste occidentali della Sardegna e della Corsica, ma anche il Canale di Sicilia e le aree costiere di Algeria e Tunisia, dove il flusso medio di energia oscilla tra i 10 e i 13 kW/m”, ha spiegato ancora Sannino, aggiungendo alcuni dettagli sulle tecnologie utilizzate nel progetto.
Si tratta di due innovativi modelli, messi a punto dall’Enea, proprio per stimare la produzione di energia dal mare grazie alle previsioni ad alta risoluzione di onde e correnti nel Mediterraneo.
I due modelli sono: “Mito”, in grado di fornire previsioni su temperatura, salinità e velocità delle correnti marine con un dettaglio spaziale che va da 2 km fino a poche centinaia di metri come nel caso degli stretti di Gibilterra, dei Dardanelli e del Bosforo; e “Waves”, il sistema di previsione delle onde che garantisce una risoluzione fino a 800 metri in aree marine e costiere ad alto potenziale energetico. Entrambi i modelli utilizzano il super computer di ENEA “Cresco6” da 1,4 milioni di miliardi di operazioni matematiche al secondo.
“Oltre alle onde nel nostro modello ora abbiamo introdotto una novità: abbiamo incluso le maree locali e quelle trasmesse dall’Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra. Questo ci permetterà di conoscere più in dettaglio lo stato del mare e della sua circolazione per migliorare le nostre previsioni sulla produzione di energia e per misurare l’impatto su alcuni settori economici come quello del turismo, dei trasporti e del commercio marittimo”, ha precisato il Responsabile Enea.
In Italia l’energia dalle maree può essere ‘estratta’ principalmente nello Stretto di Messina.
Insieme allo Stretto di Gibilterra quest’area condivide il primato di sito più promettente del Mediterraneo: grazie allo sfruttamento delle sue correnti che raggiungono velocità superiore a 2 metri al secondo, la produzione di energia potrebbe arrivare a 125 GW/h l’anno, una quantità sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico di città grandi come la stessa Messina.
È di qualche giorno fa la notizia, riportata dal Sole 24 Ore, che in Scozia si sta investendo rapidamente in tecnologie per ottenere energia pulita dal mare, a tal punto, che presto, molto presto, l’energia prodotta dalla forza delle maree sarà più economica e vantaggiosa di quella nucleare.
Si tratta del progetto MayGen, uno dei più avanzati nel mondo, che sembra stia dando risultati straordinari già ora.
Il suo funzionamento è semplice, sfruttare la potenza dei movimenti marini per produrre energia elettrica: “Con quattro turbine da 1,5 megawatt ciascuna, l’impianto ha immesso in rete, nei primi sei mesi di quest’anno, 7 gigawattora di energia rinnovabile, sufficienti ad alimentare i consumi di 2200 famiglie. Con ciò, le turbine di MeyGen hanno prodotto in tutto, dall’aprile dell’anno scorso, oltre 17 gigawattora, la prestazione più consistente mai registrata da un impianto di questo tipo, con un’efficienza altissima, del 90%”, si legge nell’articolo firmato da Elena Comelli.
La società Atlantis, proprietaria della tecnologia, ha dichiarato la volontà di aumentare la potenza installata da 6 a 73 megawatt, investendo circa 460 milioni di euro, con l’obiettivo di raggiungere la potenza di 400 megawatt: “Quando l’impianto sarà completo, la potenza di MeyGen supererà del 50% quella di Dounreay, la più grande centrale nucleare delle Highlands scozzesi”, ha dichiarato il Ceo Tim Cornelius.