Affidare al CNIT il ruolo di promotore del “Centro TLC Italia”, un Centro nazionale sulle telecomunicazioni e sullo sviluppo del settore in Italia, rendendolo un nuovo hub tecnologico del Paese, in grado di fare sistema e mettere a fattor comune lo sfaccettato mondo dell’innovazione. È questa la proposta avanzata al Governo da Nicola Blefari Melazzi, direttore del CNIT (https://www.cnit.it), il Consorzio formato da 37 università pubbliche italiane, che arriva al termine della terza edizione del 5G Italy, la Conferenza internazionale che si è tenuto online e onsite l’1-2-3 dicembre 2020.
“Il CNIT promuove il Centro TLC Italia come l’aggregatore nazionale per il rilancio della Ricerca, innovazione e formazione sulle infrastrutture e servizi di telecomunicazioni. Il CNIT è un consorzio di Università, no profit e di provata esperienza nell’uso di fondi europei per la realizzazione di progetti innovativi, realizzati su tutto il territorio nazionale, ed è già pronto a partire e a lavorare al Centro TLC Italia”, ha detto il Professor Blefari Melazzi.
La proposta del CNIT ha ricevuto il convinto endorsement per creare un ponte fra università e imprese da parte di Maurizio Dècina, Professore emerito del Politecnico di Milano, già commissario Agcom e presidente di Infratel e decano delle Tlc italiane; Marco Gay, presidente di Anitec Assinform; Cesare Avenia, Presidente di Confindustria Digitale; Pietro Guindani, Presidente di Asstel.
“Le Tlc sono un asse portante per il Paese, la pandemia lo ha dimostrato ancor di più. Investire in Tlc e competenze è una priorità del Paese ed è per questo che la proposta del CNIT va appoggiata e rappresenta il futuro”, ha detto il Professor Maurizio Décina.
Cesare Avenia (Confindustria Digitale): “Il dibattito politico sulle modalità attuative del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ricerchi le soluzioni innovative di governance efficace, in grado di portare a compimento i progetti nei tempi giusti. Disponibili a collaborare con il CNIT”
“Come Confindustria Digitale siamo stati tra i primi a richiamare l’attenzione di Governo e Parlamento sulla necessità di operare in netta discontinuità con il passato, dotando la macchina pubblica di capacità di esecuzione e di qualità di governance all’altezza della sfida che ci aspetta. Una governance straordinaria per garantire il successo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) può diventare il primo seme da cui far germogliare un Paese più moderno e la nuova Pa, competente, digitalizzata, efficiente. E per raggiungere l’obiettivo non bastano più gli strumenti ordinari, per questo motivo, a nome di Confindustria Digitale, siamo qui a manifestare la nostra disponibilità a collaborare con il CNIT, perché le Università non possono continuare ad operare in maniera efficace se non con la grande collaborazione con le imprese”, ha affermato Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale intervenendo oggi al convegno 5G Italy 2020 promosso dal CNIT.
Pietro Guindani (ASSTEL): “La proposta del CNIT può avere un ruolo importante per unire le forze tra le università italiane, per migliorare la dotazione di capitale tecnologico ed umano e trainare le attività di ricerca e sviluppo delle tecnologie delle telecomunicazioni, in particolare 5G”
“Il Next Generation Eu è lo strumento che può dare risposte concrete alle esigenze di investimento in formazione digitale, innovazione e infrastrutture, affinché lo sviluppo tecnologico sia il motore di rilancio della crescita dell’Italia. Per realizzare la transizione digitale del Paese occorre rispondere a quattro sfide: la collaborazione pubblico-privato per lo sviluppo di nuovi servizi “intelligenti”, resi possibili dalle reti a banda ultra-larga, 5G e fibra; il sostegno finanziario alla domanda per stimolare l’adozione dei servizi in maniera accelerata così da recuperare il ritardo accumulato rispetto ai Paesi nostri “competitors”; la sostenibilità degli investimenti nelle infrastrutture e infine lo sviluppo delle competenze digitali per i lavoratori in forza e per quelli del domani”, ha dichiarato Pietro Guindani, Presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni, intervenuto alla giornata conclusiva della terza edizione di 5G Italy.
“In questa prospettiva la proposta del CNIT – che riunisce 37 università, a cui si aggiungono 8 unità di ricerca – ha concluso il Presidente Guindani, “può avere un ruolo importante per unire le forze tra le università italiane, per migliorare la dotazione di capitale tecnologico ed umano e trainare le attività di ricerca e sviluppo delle tecnologie delle telecomunicazioni, in particolare “5G”.
Marco Gay (Anitec-Assinform): 5G, agire sullo sviluppo delle competenze e il potenziamento della r&s in ambito high-tech
“Il 5G è una rivoluzione che può e deve stravolgere in positivo il nostro modo di vivere e di lavorare, consentendoci di incidere profondamente sullo sviluppo del Paese. Per sostenere la rivoluzione 5G occorrerà anche agire su due leve fondamentali: lo sviluppo delle competenze e il potenziamento della R&S in ambito high-tech”, ha affermato Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform intervenendo oggi al convegno 5G Italy 2020 promosso dal CNIT. “A livello di sistema – ha concluso Gay – la creazione di un ecosistema 5G deve tradursi nello sviluppo di poli tecnologici di altissimo livello, dando spazio ad esempio alla crescita del mondo delle PMI e delle startup che, insieme al mondo degli operatori di telecomunicazione, ai grandi attori della filiera tecnologica e ai soggetti pubblici, potranno ampliare l’offerta complessiva di servizi a valore aggiunto per imprese, PA e cittadini”.
L’obiettivo del Centro TLC Italia? Costituire un vero ecosistema
“Abbiamo bisogno di condividere obiettivi Paese forti e di basare i nostri piani industriali su una visione comune sulla base della quale costruire politiche di medio e di lungo e individuare obiettivi e strumenti. Il 5G è una rivoluzione che può e deve stravolgere in positivo il nostro modo di vivere e di lavorare, consentendoci di incidere profondamente sullo sviluppo del Paese. Per sostenere la rivoluzione 5G occorrerà anche agire su due leve fondamentali: lo sviluppo delle competenze e il potenziamento della R&S in ambito high-tech”, ha affermato Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform.
L’obiettivo è usare una parte dei fondi del Recovery Fund/NexGenerationEU per realizzare questo nuovo abilitatore, che di fatto può contare su una struttura già esistente e ben consolidata, come quella del CNIT, il Consorzio formato da 37 università pubbliche italiane, fiore all’occhiello della ricerca sulle TLC.
Cooperazione tra le università e innovazione e trasferimento tecnologico dei risultati delle ricerche che arrivano dal mondo dell’università sono al centro dell’attività del CNIT. Il CNIT è proprietà delle università che ne fanno parte, che non soltanto collaborano fra loro ma che fanno lo stesso anche con altri istituti di ricerca e con il mondo delle imprese, a livello nazionale e internazionale.
Ma perché creare il Centro TLC Italia?
Le ragioni sono diverse e molto legate all’attuale contesto storico, anche alla luce della pandemia.
- L’emergenza sanitaria ha dimostrato in tutta la sua evidenza l’importanza strategica e l’impatto sociale che rivestono le reti e i servizi di telecomunicazioni, inseriti non a caso nel perimetro di sicurezza cibernetica e considerate infrastrutture critiche di pubblica utilità.
- Sono le reti di telecomunicazione a consentire di sviluppare l’istruzione e la formazione digitale, la medicina, la sicurezza e protezione civile delle nostre città, lo sviluppo dell’industria.
- Sono le reti di telecomunicazione di ultima generazione che permettono di ottimizzare i trasporti, la logistica e a garantire i servizi in streaming per l’evoluzione dei media tradizionali.
Contesto variegato, serve un Hub dell’innovazione
In un contesto così variegato, che tocca tutte le industry, si sente nel nostro Paese l’esigenza di un centro di aggregazione, riferimento e supporto. Il bisogno di un coordinamento tra i numerosi ed eterogenei attori del settore: ricerca, formazione, innovazione, operatori, produttori, servizi applicativi, pubblica amministrazione, istituzioni ed enti pubblici. Serve un soggetto in grado di raccogliere e organizzare le esigenze di tutti i player.
Un soggetto super partes, in grado di creare una visione globale delle necessità, dei problemi e delle soluzioni dei singoli soggetti.
Ed è appunto in questo contesto che il CNIT si propone come intermediario, in grado di offrire ausilio e supporto per il Governo e per il Paese, fungendo da aggregatore per l’ecosistema delle TLC italiane, con particolare riferimento a reti a larga banda, nuova Internet, IoT, edge cloud e 5G/6G.
I 14 obiettivi del Centro TLC Italia
In sintesi, sono 14 gli obiettivi a cui il CNIT si prefigge di contribuire per il tramite del Centro TLC Italia, insieme agli altri attori del settore:
- Rivalutazione del ruolo delle telecomunicazioni nel Paese
- Coordinamento tra attori del settore
- Stimolo di investimenti per la realizzazione della rete e delle applicazioni e dei servizi
- Tecniche per la pianificazione e facilitazione dell’installazione delle infrastrutture
- Tecniche per la protezione delle infrastrutture di rete fisse e mobili e quindi dei servizi che su di esse si basano e dei relativi dati
- Incentivazione ed usabilità di applicazioni e servizi
- Intensificazione degli sforzi volti alla eliminazione del digital divide
- Uso delle TLC per contribuire in modo importante al rilancio delle regioni del Sud
- Stimoli per lo studio di materie STEM e, in particolare, ICT, limitando la crescente emigrazione di personale qualificato non compensata da flussi in entrata
- Attrazione di finanziamenti dall’estero, fondi EU ma anche investimenti privati e cooperazione con altri Paesi
- Istruzione e Formazione (e.g., dottorati nazionali, lauree abilitanti, temi trasversali, divulgazione e rafforzamento delle competenze digitali)
- Incentivazione di ricerca (e.g. 6G), sviluppo, innovazione/trasferimento tecnologico (anche con nuovi labs)
- Attuazione di progetti specifici che possano beneficiare di una struttura di coordinamento
- Supporto per la preparazione di proposte di progetti (e.g. EU) e loro gestione in corso d’opera (CNIT ha 57 progetti finanziati H2020, e ha speso di fatto più del 100% dei fondi assegnati)
Perché il CNIT?
Il CNIT ha una capacità comprovata di immaginare progetti, di eseguirli e di gestirli, unita a quella di aver dimostrato perizia nell’amministrare i finanziamenti. Ad esempio, CNIT ha sempre usato al 100% i fondi Europei ottenuti (57 progetti H2020 ad oggi e in generale 12 progetti attivi).
C’è poi un altro dato di fatto che depone a favore del CNIT, vale a dire il fatto che la struttura è già esistente, il modello è rodato e non va creato ex novo.
E ancora, la rete di atenei pubblici del CNIT si estende sull’intero territorio nazionale ed è per sua natura un luogo terzo e neutrale. Il coinvolgimento del mondo universitario consentirà di sfruttarne al meglio il bagaglio di conoscenze specializzate, con un atteggiamento naturalmente più che aperto al coinvolgimento di altre realtà.