Dopo un anno di didattica a distanza o dad si comincia a delineare il quadro generale della situazione e purtroppo, come molti avevano previsto, non è positivo.
Dad sempre più difficile per gli studenti italiani
Secondo uno studio condotto da Ipsos per Parole O-Stili e Istituto Toniolo, oltre il 40% degli studenti ha percepito un peggioramento nelle proprie attività di studio e il 65% fatica a seguire le lezioni.
Il 96% di questi, durante le lezioni online, ha dichiarato di aver chattato con i compagni, mentre l’89% è stato sui social media.
Come se non bastasse, in piena attività online, l’88% ha ammesso dia ver consumato cibo e il 39% ha addirittura cucinato.
Tra le mancanze più evidenti, inoltre, è stata citata la distanza “relazionale” tra i compagni di classe e tra studenti e professori: 1 su 4 ha sofferto un peggioramento del rapporto e del dialogo con l’insegnante.
Il ruolo delle famiglie
Le famiglie ovviamente hanno un ruolo in questa situazione, ma piuttosto marginale, considerando che uno o tutti e due i genitori lavorano e in casa non ci sono altri famigliari che possano controllare che i ragazzi studino e seguano le lezioni, invece di distrarsi con qualsiasi device elettronico o mandandosi messaggi.
Solo il 17% dei genitori ha imposto limiti di tempo nell’utilizzo dello smartphone, ad esempio, il 14% nell’accesso ai social e il 13% nell’accesso ad alcuni giochi online.
Resta la voglia di tornare in classe
Il 77% degli studenti, comunque, si rende conto benissimo della situazione e delle minacce che persistono alla loro formazione personale, e vuole tornare in presenza, continuando comunque a utilizzare gli strumenti digitali, ma in modo più efficace per l’apprendimento.
Molti hanno infatti sperimentato il digitale in modo spontaneo e creativo, non solo per confrontarsi tra loro durante le lezioni, ma anche per svolgere attività autonome fuori dall’orario di lezione (per ricerche e gruppi di studio a distanza).
Lo studio è stato condotto su oltre 3.500 studenti della scuola secondaria di secondo grado e su circa 2.000 insegnanti della scuola primaria e secondaria.