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Da giovedì inizia il Festival di Venezia, la polvere sotto il red carpet

La kermesse veneziana sta per iniziare, con la pre-inaugurazione di giovedì 29 agosto e l’inizio ufficiale venerdì 30: in questi ultimi giorni, segnali contrastanti… 

Giovedì 22 agosto, il monitoraggio mediale curato da IsICult segnala due sortite “parallele”: una intervista del direttore del mensile “Ciak” Flavio Natalia alla Sottosegretaria delegata Lucia Borgonzoni (la quale continua a proporre la sua lettura ostinatamente ottimista delle dinamiche del settore cine-audiovisivo) ed una intervista firmata da Andrea Biondi per il quotidiano confindustriale “Il Sole 24 Ore”, all’Amministratore delegato di Rai CinemaPaolo Dal Brocco. Ecco i due titoli degli articoli: “Lucia Borgonzoni. Il nostro cinema? Si è risvegliato, ora deve internazionalizzarsi” (su “Ciak”); “Paolo Del Brocco (Rai Cinema): il cinema italiano ha retto. Ora va fermata la crescita dei costi di produzione” (su “Il Sole 24 Ore”)…

Una lettura “incrociata” delle due interviste evidenzia esattamente quegli errori di lettura del sistema che andiamo segnalando (anzi – sia consentito – denunciando) da anni: una visione parziale e acritica, che sembra ignorare quanto l’uso (e l’abuso) dello strumento del “Tax Credit” abbia drogato l’economia complessiva dell’industria cinematografica e audiovisiva italiana.

Se è vero che l’annata 2024 mostrerà a fine dicembre un lieve incremento complessivo del “box office” (“theatrical”) rispetto al 2023, l’estate di quest’anno conferma una quota di mercato dei film italiani poco superiore al 5 %(cinque per cento) del totale: riteniamo che questo dato (penoso, deprimente, sconfortante) sintetizzi più di ogni altro il reale stato di salute della nostra industria dell’immaginario visivo. Un disastro.

Robert Bernocchi (“The Big Picture”): la campagna promozionale Cinema Revolution “non ha modificato sensibilmente la situazione del cinema italiano”

Che la campagna “Cinema Revolution” (ancora oggi incredibilmente decantata dalla Sottosegretaria) si sia concretamente rivelata e si confermi un assoluto palliativo è ormai evidente, e rimandiamo ad un intervento tecnico di uno dei migliori consulenti specializzati attivi in Italia, qual è Robert Bernocchi. Nella sua accurata newsletter “The Big Picture” (edizione di venerdì 23 agosto) analizza in modo preciso il debole e modesto effetto della campagna: (…) “Quello che invece non mi convince, è quando magari si decidono di continuare delle iniziative solo per dimostrare che hanno funzionato e che si aveva ragione. Basterebbe invece vedere rapidamente che una cosa non è andata come sperato, ragionare sui motivi che non hanno portato al successo e provare subito qualcosa di diverso. In effetti, il problema vero non è che una cosa non funziona, ma la lentezza nel modificarla. Per esempio, è evidente che la leva del prezzo può andar bene quando si ha un film importante molto scontato e a quel punto il pubblico reagisce per non perdere l’occasione. Ma se si pensa che un titolo italiano sconosciuto provochi lo stesso effetto, rischiamo di illuderci, come confermano i numeri evidenziati sopra. Serenamente, accettiamo che questa iniziativa non ha modificato sensibilmente la situazione del cinema italiano, come peraltro avvenuto con diverse altre. E ragioniamo su qualche altra ipotesi. Magari applicandola rapidamente…”. Ricordiamo en passant che non è mai stata resa di pubblico dominio la pianificazione dei mezzi utilizzati per la campagna “Cinema Revolution”, nonostante sia stata richiesta in più occasioni alla Sottosegretaria…

Da segnalare anche un’altra voce indipendente e controcorrente, qual è quella di Stefano Pierpaoli, già alla guida di associazioni di cineasti indipendenti e titolare del Filmstudio (storico cineclub romano), che ha giocato in questi giorni, sulla pagina web di “Consequenze”, con un raccontino liberamente ispirato alle “tre metamorfosi dello spirito” di Nietzsche (il cammello, il leone e il fanciullo…), per descrivere in modo ironico (e talvolta sarcastico) la ulteriore “grande attesa” di tutto il settore per la nomina delle due nuove “Commissioni degli Esperti” (vedi il suo post intitolato “La Commissione dei Selettivi” di giovedì scorso 22 agosto).

Si ricordi che, senza l’insediamento di queste commissioni, l’avvio delle procedure per la concessione dei contributi “selettivi” non può concretizzarsi e l’intero “sistema” permane nella paralisi… 

L’articolo di Pierpaoli si apre con una citazione alta: “Il controllo non può mai essere un mezzo per ottenere un fine pratico. Il controllo non è altro che un mezzo per ottenere un controllo maggiore” (da “Pasto nudo” di William S. Burroughs)…

Di queste commissioni di “saggi” – come abbiamo avuto occasione di scrivere più volte anche su queste colonne – nulla è ancora incredibilmente dato sapere, perché, ad oggi (lunedì 26 agosto 2024), il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano non ha nemmeno fatto pubblicare un avviso per la presentazione di candidature (procedura messa in atto invece dal suo predecessore Dario Franceschini).

I nuovi “saggi” (gli esperti delle Commissioni Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura) usciranno in questi giorni dal “cappello magico” del Ministero della Cultura?

I “nuovi saggi” delle commissioni usciranno improvvisamente dal cappello (magico?!) del Ministro, uno dei prossimi giorni, ignorando (bypassando) criteri elementari di trasparenza e di selezione (che pure sono stati giustamente richiesti settimane fa, ad alta voce, da alcune delle associazioni degli autori)?! 

La maggior parte degli operatori temono ciò, ma Sangiuliano non si è pronunciato sul (delicato) tema.

Ancora non si ha notizia delle prospettate iniziative di protesta al Lido, da parte dei tanti operatori del settore insoddisfatti per le nuove regole introdotte con il decreto interministeriale del 10 luglio (“tax credit produzione”) pubblicato soltanto il 14 agosto 2024 (e da quella data scatta il “conto alla rovescia” di 60 giorni per la pubblicazione dei decreti direttoriali di attuazione: vedi “Key4biz” del 19 agosto 2024, “ “Pubblicato il nuovo Tax Credit Produzione”: scatta il conto alla rovescia di 60 giorni per i decreti applicativi”).

Probabilmente non se ne farà nulla, perché troppo frammentate sono le voci del dissenso, e prevale sempre il soggettivismo italico più esasperato.

Si segnala anche un articolo che è stato ignorato dai media italiani, ovvero un’analisi della situazione del nostro Paese “vista” dagli Stati Uniti d’America: sulle colonne della testata specializzata “Deadline”, Max Goldbart ha registrato la tendenza dei produttori americani a preferire la Spagna all’Italia, dall’estate del 2023, perché fornisce migliori garanzie per le iniziative di coproduzione e di agevolazione fiscale.  Nell’articolo, intitolato “Reformed Italian Film & Tv Tax Credit Will Set $20M Cap For International Projects” (pubblicato il 12 giugno 2024), si legge che, con le nuove regole, la seconda stagione della (assai bella) serie televisiva “The White Lotus”, diretta da Mike White e prodotta da Hbo (in Italia trasmessa da Sky Atlantic), ambientata a Taormina, non sarebbe stata verosimilmente girata in Italia…

La Sottosegretaria Lucia Borgonzoni continua però a rassicurare tutti e a bollare chi critica la sua politica come un sovversivo partigiano della “sinistra”, senza però poter dimostrare quali siano i fondamenti tecnici oggettivi del suo ottimismo (ottimismo che manifestava ad oltranza – si noti bene – anche quando era Sottosegretaria delegata dei Ministri Alberto Bonisoli del M5s e Dario Franceschini del Pd, allorquando il partito di Matteo Salvini si accompagnava a ben altri alleati rispetto agli attuali).

“Tutti i numeri del cinema italiano”… ma proprio “tutti”?!

Viene annunciato per venerdì 29 a Venezia, moderato da Pier Paolo Mocci (direttore della rivista “Fortune Entertainment Italia”), un incontro per la presentazione del dossier annuale della Direzione Cinema e Audiovisivo del Mic (la Dgca diretta da Nicola Borrelli) intitolato “Tutti i numeri del cinema italiano” (edizione 2023). Tante volte abbiamo dimostrato come il termine “tutti” sia inadatto e fuorviante per questa pubblicazione, perché purtroppo nessuno dispone veramente di “tutti” i dati del cinema e dell’audiovisivo italiano (vedi anche “Key4biz” del 10 ottobre 2023, “Il cinema italiano va davvero benissimo?”, sottotitolo “La Sottosegretaria Borgonzoni ribadisce: Il cinema italiano va benissimo. Presentato un report intitolato “Tutti i numeri del cinema italiano”, che non proprio “tutto” rivela”).

Basti pensare che nelle precedenti edizioni di questo rapporto annuale della Dgca non veniva nemmeno offerto l’elenco di tutte le opere cine-audiovisive prodotte nell’anno con il sostegno del Ministero: in questa nuova edizione, almeno questo elenco verrà finalmente messo a disposizione?!

Peraltro, come da avviso ministeriale, entro il 31 luglio scorso l’associazione temporanea di scopo tra Università Cattolica e Ptsclas spa (che ha vinto il bando per la sesta volta consecutiva) dovrebbe aver consegnato alla Dgca la nuova “valutazione di impatto” della Legge Cinema e Audiovisivo per l’anno 2023 ed il primo semestre 2024: quando verrà messa a disposizione della comunità professionale, considerando che quella relativa all’anno 2022 è stata pubblicata sul sito web del Senato il 6 giugno 2024 e sul sito web della Dgca incomprensibilmente soltanto dopo oltre un mese?! 

Sull’argomento, si rimanda a “Key4biz” del 7 giugno 2024, “Legge Cinema e Audiovisivo: pubblicata la “valutazione di impatto” ma è quella per l’anno 2022. L’analisi”. Curiosamente sul sito della Direzione Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura questa relazione è stata annunciata dalla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni soltanto il 15 luglio 2024.

Alla ricerca di una improbabile “comunità unitaria” del cinema italiano…

Giovedì scorso 22 agosto, una neonata associazione di registi, Air3, con base prevalentemente milanese (e con forte presenza di registi pubblicitari) ha annunciato che presenterà a Venezia, venerdì prossimo 30 agosto, gli atti del convegno che ha organizzato, a Milano, qualche mese fa (per la precisione il 28 maggio, “Gli Stati Generali del Cinema Indipendente”), dedicato alla produzione indipendente in Italia. Si legge nel comunicato stampa di annuncio dell’iniziativa veneziana (promossa d’intesa con Doc/it e 100autori): “il cinema italiano si compatta a causa del blocco dei contributi automatici, la stretta sul tax credit e l’assenza di una distribuzione equa delle risorse: si tende a collaborare di più tra varie associazioni con la creazione di una Comunità Unitaria rappresentativa di tutta la Filiera del Cinema e dell’Audiovisivo”.

Interessante osservare come – anche in questo caso – c’è un rinnovato auspicio di “unità”… ma temiamo che la “comunità unitaria” (!) si rivelerà un pio intendimento…

Venezia 2024: una rinnovata “ubriacatura” spettacolare?!

Per come conosciamo il settore (e le sue dinamiche), crediamo – anzi temiamo – che la decina di giorni del Festival di Venezia contribuiranno ad una rinnovata “ubriacatura” spettacolare, tra red carpet e paillettes, tra attori americani ai quali la kermesse regala una vetrina promozionale importante e cineasti italiani costretti comunque alla “serie B”, con una gran quantità di “inutili” incontri…

Con il Governo in passerella, ancora una volta, nella miglior tradizione della “politica spettacolo”. Si annuncia il passaggio del Ministro Gennaro Sangiuliano, ma si ha soprattutto notizia che la Sottosegretaria Lucia Borgonzonipresidierà la kermesse veneziana per tutta la sua durata (da giovedì 29 a sabato 7 settembre), e naturalmente accoglierà a braccia aperte anche il leader del suo partito (nonché Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture e Vice Premier) Matteo Salvini. C’è chi segnala un possibile passaggio in Laguna anche della Premier Giorgia Meloni.

Ahinoi… la promozione del cinema “made in Italy” ci ricorda la battuta del mitico Gino Bartali: “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!”. Ed anche un passaggio dell’ultima canzone di Fabri Fibra “In Italia 2024” ovvero “Ci sono cose che nessuno ti dirà… sei nato e morto qua… Nato nel paese delle mezze verità…”.

Purtroppo il “nuovo corso” che molti attendevano dal governo guidato da Giorgia Meloni non si è concretizzato (o comunque non ancora).

La “bolla” del credito di imposta sta per scoppiare, gli analisti prevedono crisi acuta delle società di produzione indipendente, riduzione radicale dell’occupazione ed una quota di mercato dei film italiani sempre più modesta… 

Eppure c’è chi continua a vedere (a voler vedere) il bicchiere ostinatamente “mezzo pieno”. Ancora ieri, domenica 25 agosto, sulle colonne del quotidiano confindustriale “Il Sole 24 Ore” il Presidente dell’Anica Francesco Rutellirivendicava la bontà del “Tax Credit” e finanche la sua paternità: “pur con le differenze e le modifiche previste l’impegno del Governo è in continuità con un ciclo partito nel lontano 2008, quando – ero ministro della Cultura – varammo per la prima volta il credito d’imposta. Negli anni, con il ministro Franceschini e diversi governi, la misura si è stabilizzata ed è diventata una costante nel nostro ordinamento, con i finanziamenti al fondo cinema e audiovisivo che durante il periodo Covid sono arrivati a un miliardo. Con un’attenzione bipartisan verso il settore”. 

Ancora una volta: si persevera in un ostinato ottimismo.

In perdurante assenza di una radiografia accurata (seria e indipendente) dei meccanismi di funzionamento dell’economico e del semiotico del cinema e dell’audiovisivo italiano.

Film a gogo, caviale e champagne, red carpet e feste, convegni e convegnucci, a Venezia non saranno certamente come i balli sul Titanic, ma l’impressione è che ben pochi si rendano conto del progressivo… affondamento strutturale del cinema italiano.

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. Articolo chiuso in redazione alle ore 10 di lunedì 26 agosto 2024. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz” (ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale). 

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