Tante volte, abbiamo denunciato – anche su queste colonne – le pratiche basse che caratterizzano i processi di selezione per ruoli importanti nell’economia del sistema mediale e culturale nazionale: sebbene si tratti di istituzioni distanti tra loro, i casi dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) e della fondazione Musica per Roma (MpR) confermano come – a livello nazionale ed a livello locale (sebbene Roma vada ben oltre il livello metropolitano) – imperversi ancora, nella “Seconda Repubblica”, il processo di cooptazione per discrezione.
Discrezionalità esercitata dal “principe” di turno: Ministro, Sottosegretario, Assessore, Sindaco…
Trasparenza zero, discrezionalità totale, con buona pace di criteri come capacità, esperienza, indipendenza.
Il caso Mazzola
In taluni casi, c’è anche una parvenza di “trasparenza”: per esempio, per quanto riguarda la più grande “macchina culturale” della Capitale, qual è Musica per Roma (gestisce l’Auditorium e organizza centinaia di concerti ed eventi ogni anno), la Sindaca Virginia Raggi aveva sì promosso un invito a manifestare interesse, ovvero ad inviare candidature, ma alla fin fine ha deciso di nominare come Presidente Claudia Mazzola, giovane giornalista, già redattrice del Tg1 poi cooptata alla direzione dell’Ufficio Stampa Rai, ed ora catapultata in una istituzione rispetto alla quale molti osservano non ha alcuna particolare competenza ed esperienza (vedi “Key4biz” del 19 giugno 2020: “Da Cinecittà, a Musica per Roma e all’Agcom. Il solito balletto della discrezionalità delle nomine?”). Si osservi che la Mazzola non aveva nemmeno inviato la propria candidatura in risposta all’avviso pubblico della Sindaca: surreale!
Il tutto avviene sotto silenzio, ovvero con qualche rara eccezione giornalistica, con qualche collega che ha il coraggio di segnalare che, spesso, “il principe è nudo”, e talvolta con qualche parlamentare che punta il dito.
Anzaldi (Italia Viva) punta il dito su Mazzola, capo ufficio stampa Rai e neo Presidente di Musica per Roma
Nel caso della Mazzola, il sempre caustico Michele Anzaldi, esponente di Italia Viva, ebbe a scrivere, quando fu nominata Capo Ufficio Stampa Rai: “da redattore ordinario 3 scatti in 3 mesi: caposervizio, vice caporedattore, caporedattore ora a capo dell’ufficio stampa. Con stipendio da direttore? Triplo salto senza precedenti, neanche ai tempi della Rai di Berlusconi”. All’epoca, Anzaldi definì la nomina della Mazzola, ritenuta “in quota M5S”, un “insulto ai dipendenti e dirigenti in attesa di promozione per meriti professionali e non per lottizzazione politica”. E ieri, acquisita la notizia della nomina, ha tuonato: “se fosse confermata la nomina della capo ufficio stampa della Rai, Claudia Mazzola, a nuovo presidente della Fondazione ‘Musica per Roma’, che gestisce l’Auditorium della Capitale, è lecito attendersi già nelle prossime ore le immediate dimissioni dal ruolo che la giornalista ricopre in Rai. Dimissioni che sarebbero inevitabili e doverose, visto che un ruolo così impegnativo e di responsabilità quale è la guida dell’ufficio stampa della Rai è evidentemente incompatibile con qualsiasi altro impegno, a maggior ragione se delicato come la presidenza di un Cda. Qualora le dimissioni non dovessero arrivare, presenterò un esposto alla Corte dei Conti”. Il Segretario della Vigilanza Rai ironizza sulla “doppia morale in salsa 5stelle”.
La tesi di Anzaldi viene subito condivisa dal suo collega Federico Mollicone, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Cultura (e Responsabile Cultura del partito guidato da Giorgia Meloni), che denuncia la incompatibilità tra i due incarichi assegnati alla Mazzola. Anzaldi, prontamente replica a stretto giro di agenzia: “se davvero Fratelli d’Italia, come ha dichiarato l’onorevole Mollicone, ritiene la nomina di Mazzola a Presidente di MpR incompatibile con l’incarico di capo ufficio stampa Rai, chieda al consigliere Giampaolo Rossi, indicato in Cda proprio da Fdi, di porre formalmente la questione in consiglio. Che ne pensano i consiglieri di questo doppio incarico?”. Silenzio stampa da Viale Mazzini.
Lo stesso Anzaldi, però, non ha tuonato, allorquando si è avuto notizia della nomina, da parte del Ministro Dario Franceschini di Maria Pia Ammirati, Direttrice delle Teche Rai, a Presidente dell’Istituto Luce Cinecittà: i maligni sostengono che ciò non sia avvenuto perché la candidatura di Ammirati era ben vista anche dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, oltre che dal titolare del Mibact e dal primo consigliere del leader del Pd Nicola Zingaretti, Goffredo Bettini (peraltro cooptato anche lui – non si sa con quale logica – nel Cda di Cinecittà, e con deleghe assai pesanti).
Non sappiamo se sia vero – ed in fondo non ci interessa – ma è un dato di fatto che si tratta, anche in quel caso, al di là dei criteri di discrezionalità di nomina, di incarichi oggettivamente incompatibili: se si lavora bene per una istituzione culturale qualificata – che sia Cinecittà o Musica per Roma –, non si può lavorare bene anche per Rai. Al di là di problematiche come il cumulo dei compensi e del sempre latente rischio di conflitti di interesse.
Silenzio tombale sulle elezioni di Agcom e Privacy il 14 luglio: lottizzazione occulta, “aumme”
Passando dal “piccolo” al “grande” (anche se il “piccolo” non è in fondo poi così piccolo!), il metodo non cambia.
Si osserva come anche i media non prestino attenzione alcuna rispetto alle imminenti elezioni, da parte di Camera e Senato, dei membri dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, che sono calendarizzate per il pomeriggio di martedì 14 luglio alle ore 16 (anche se circola voce che potrebbero slittare di un giorno, mentre pare salti dal 14 al 20 la definizione dei nuovi vertici delle Commissioni Parlamentari).
Incredibile, ma vero: a parte Vincenzo Vita su “il Manifesto” di qualche giorno fa (come abbiamo già segnalato) e sulla stessa testata, Arturo di Corinto, a parte gli interventi su “Key4biz” da parte di chi redige queste noterelle (da ultimo ieri 9 luglio, “Agcom e Garante Privacy, silenzio assordante sulle elezioni”), silenzio totale.
Anzi… tombale, fatta salvo oggi un accurato articolo del collega Marco Mele su “il Quotidiano del Sud” (nella sua rubrica “Infiltrato speciale”), intitolato “Nomine Agcom, la grande trattativa. Una partita che riguarda anche la Rai”. Le tesi di Mele – incontri segreti tra leader dei partiti, nessuna procedura trasparente, nessun curriculum pubblico (per Agcom n.d.r.) – sono le nostre stesse (e viceversa), ma ci piace qui fare nostra l’espressione con cui condisce simpaticamente l’articolo: in sintesi, la logica che prevale è veramente quella dell’“aumme”, ovvero della gestione sotterranea delle pratiche delicate.
Potremmo definire queste pratiche “lottizzazione occulta”, una paradossale degenerazione delle pratiche che imperversavano nella Prima Repubblica. Almeno, in quella “Repubblica”, però, esistevano dei criteri metodologici, certamente opinabili, ma in qualche modo paradossalmente trasparenti (vedi alla voce del mitico “Manuale Cencelli”). Ora, nemmeno quelli. Prevale la logica del “capitale relazionale” (occulto): chi ne ha di più, vince. Nel silenzio dei passivi spettatori.
Ermellino (Gruppo Misto) scrive una lettera aperta al Presidente della Camera su Agcom: chiede una “procedura di pubblica evidenza”
Emerge, dalla incredibile sonnolenza dei nostri circa mille parlamentari, questa mattina, una voce dissidente: la deputata Alessandra Ermellino (uscita dal Movimento 5 Stelle pochi giorni fa in polemica con gli attuali vertici), confluita nel Gruppo Misto, ha preso carta e penna ed ha indirizzato una lettera al Presidente della Camera Roberto Fico, invocando procedure trasparenti per le nomine dei consiglieri di Agcom e Privacy. Come recitano le agenzie stampa (Nova in particolare): “ho indirizzato una lettera aperta al Presidente della Camera Roberto Fico domandando anzitutto se la annunciata data di martedì 14 luglio per le elezioni dei membri dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e del Garante per la protezione dei dati personali è da ritenersi confermata, considerato che entrambe le authority sono scadute da un anno, e ricordando che le date annunciate in precedenza per le elezioni sono state rimandate più volte nel corso dei mesi (ben prima dell’emergenza pandemica). Ho quindi chiesto al Presidente Fico se non sia opportuno avviare una procedura di pubblica evidenza, come avvenuto nel 2012 su iniziativa di Gianfranco Fini e Renato Schifani, i quali all’epoca ricoprivano rispettivamente il ruolo di Presidente della Camera e del Senato”.
Alessandra Ermellino rimarca quanto le attività di Agcom e Garante Privacy siano importanti e delicate nell’economia complessiva del sistema mediale italiano, e quale rilevanza abbiano anche per la democrazia stessa del nostro Paese, e sottolinea che “gli interessi in gioco sono molti, pubblici ma anche privati, inclusa Mediaset e la lobby delle industrie del gioco d’azzardo”.
La parlamentare tarantina ha il coraggio di dire a voce alta, anzi di scrivere, quel che molti (tutti?!) sanno. Ma sussurrano.
Ed evidentemente non è casuale che si registrino in questi ultimi tempi curiose convergenze tra Silvio Berlusconi, che si dichiara disponibile – naturalmente “per il bene del Paese” – a sostenere l’Esecutivo ed il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Una delle tante “partite” sotterranee – nelle segrete stanze del Palazzo – che si giocano riguarda proprio l’Agcom: e si tratta di una partita più importante di quel che può sembrare in apparenza. Sarà interessante osservare quanti dei nuovi membri di Agcom e Garante Privacy saranno “di area” – per così dire – vicina a Forza Italia. Etcetera, di lobby in lobby…
Auguriamoci che la richiesta dell’onorevole Ermellino non resti “vox clamans in deserto”.
Per approfondire: