Non solo Pil azzerato e recessione economica che fotografa una “Italia ferma”, il Centro Studi Di Confindustria lancia anche l’allarme sulla sicurezza informatica del nostro Paese.
Secondo quanto afferma il Centro Studi di Confindustria nel suo rapporto di primavera presentato questa mattina “la minaccia cibernetica a livello globale è destinata a crescere, di pari passo con la progressiva digitalizzazione della società e l’evoluzione degli strumenti di attacco. E l’Italia è “particolarmente vulnerabile”.
Lo studio ha quantificato che il costo degli attacchi cibernetici potrebbero mettere a rischio inoltre i benefici economici della digitalizzazione: nel 2030 potrebbero infatti arrivare a pesare per l’1,2% del Pil mondiale.
Secondo quanto afferma il Centro Studi di Confindustria,” l’Italia, dato che si trova al 25/o posto su 28 in Europa per livello di competenze digitali, è per questo “particolarmente vulnerabile agli attacchi”.
Nel corso del 2018 gli attacchi cibernetici si sono quintuplicati, colpendo a largo spettri diversi settori economici, con in testa quello dall’energia (11% del totale), seguito dai trasporti e da telecomunicazioni e finanza.
Inoltre secondo i recenti sondaggi il 39% degli italiani ha subito un reato o conosciuto una vittima del cybercrime (in linea con la media globale).
Le preoccupazioni maggiori che provengono dai cittadini sono il furto d’identità (81%) e dall’hacking dei social media (80%).
Tra i crimini più temuti seguono poi le transazioni fraudolente bancarie o su carta di credito (71%), false chiamate, mail e sms (70%), il furto dell’account e gli acquisti online fraudolenti (68%).